L'ora di religione nel credito scolastico. Smentito il Tar
Corriere della Sera del 11 maggio 2010
L’insegnamento della religione concorre al credito scolastico dell’alunno. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso del ministero dell’Istruzione e cambiando la sentenza del Tar del Lazio della scorsa estate. Il tribunale amministrativo ha riconosciuto la legittimità delle ordinanze ministeriali (quella Gelmini ma anche quelle precedenti di Fioroni) che considerano il voto ottenuto in religione un voto che fa media perché, ha detto il Consiglio di Stato, nel caso in cui un alunno decida di avvalersi dell’insegnamento della religione, la materia diventa obbligatoria e deve quindi concorrere all’attribuzione del credito scolastico. Soddisfatto il ministro Mariastella Gelmini. Erano insorti in molti alla decisione del Tar del Lazio di annullare il credito derivato dall’insegnamento della religione.
La Conferenza episcopale, aveva bollato la sentenza come «pretestuosa» e aveva giudicato «utile e giusta» la decisione dei ministero di ricorrere al Consiglio di Stato. Tutti contrari al Tar nel Pdl e anche in una parte del Pd. Il ministro Gelmini aveva dichiarato che la sentenza del Tar limitava «la libertà dell’insegnamento della religione. I principi cattolici sono patrimonio di tutti e vanno difesi da certe forme di laicità intollerante». A difendere la sentenza del Tar nel centrosinistra, erano stati invece alcuni esponenti Pd come Vincenzo Vita, il leader radicale Marco Pannella e Antonio Di Pietro.
Corriere della Sera del 11 maggio 2010
L’insegnamento della religione concorre al credito scolastico dell’alunno. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso del ministero dell’Istruzione e cambiando la sentenza del Tar del Lazio della scorsa estate. Il tribunale amministrativo ha riconosciuto la legittimità delle ordinanze ministeriali (quella Gelmini ma anche quelle precedenti di Fioroni) che considerano il voto ottenuto in religione un voto che fa media perché, ha detto il Consiglio di Stato, nel caso in cui un alunno decida di avvalersi dell’insegnamento della religione, la materia diventa obbligatoria e deve quindi concorrere all’attribuzione del credito scolastico. Soddisfatto il ministro Mariastella Gelmini. Erano insorti in molti alla decisione del Tar del Lazio di annullare il credito derivato dall’insegnamento della religione.
La Conferenza episcopale, aveva bollato la sentenza come «pretestuosa» e aveva giudicato «utile e giusta» la decisione dei ministero di ricorrere al Consiglio di Stato. Tutti contrari al Tar nel Pdl e anche in una parte del Pd. Il ministro Gelmini aveva dichiarato che la sentenza del Tar limitava «la libertà dell’insegnamento della religione. I principi cattolici sono patrimonio di tutti e vanno difesi da certe forme di laicità intollerante». A difendere la sentenza del Tar nel centrosinistra, erano stati invece alcuni esponenti Pd come Vincenzo Vita, il leader radicale Marco Pannella e Antonio Di Pietro.