domenica 16 maggio 2010

La manica larga dei professori di religione

La Repubblica 16.5.10
La manica larga dei professori di religione
risponde Corrado Augias

Gentile Augias, il ministro dell'Istruzione Gelmini ha esultato alla sentenza del Consiglio di Stato che riconosceva la legittimità delle ordinanze nelle quali si equiparava la religione alle altre materie. In altre parole, ai fini dell'attribuzione del credito scolastico, basato sulla media dei voti riportata dall'alunno, occorre tener conto anche del giudizio espresso dal docente di religione. Il Consiglio di Stato infatti ha stabilito che, nel caso l'alunno scelga di avvalersi di questo insegnamento, la materia diventa per lo studente obbligatoria e concorre quindi all'attribuzione del credito scolastico. Tutto giusto. Però sarebbe anche giusto che il professore di religione, come è sempre accaduto ed ancora accade, non fosse troppo di manica larga nei suoi giudizi. Dico questo, perché anch'io come tutti i miei colleghi di religione, ho fatto così finché ho insegnato. Le insufficienze in religione sono rare come le mosche bianche. Sarebbe giusto che la materia fosse insegnata seriamente e studiata seriamente, alla stregua delle altre materie. Lo dico perché ho anch'io le mie colpe.
Renato Pierri renatopierri@tiscali.it

La sentenza del Consiglio di Stato suscita alcuni rilevanti quesiti. Uno dei primi è il seguente: se frequentare l'ora di religione produce crediti, lo stesso dovrebbe darsi per chi frequenta l'ora 'alternativa'. In caso contrario si crea una palese disparità come lo stesso Consiglio ha rilevato: «la mancata attivazione dell'insegnamento alternativo può pertanto incidere sulla libertà religiosa dello studente o delle famiglie, e di questo aspetto il Ministero appellante dovrà necessariamente farsi carico». Che farà il ministero? Si troveranno i fondi per attivare queste ore 'alternative'? Domande che un paese civilizzato europeo non può ignorare. Mi scrive per esempio il preside Cardinetti del liceo Copernico di Pavia: «A parte l'incidenza minima sui crediti (non sono otto, ma uno per fascia di media), in ogni caso si creerebbe disparità di trattamento, visto che il ministero non assegna alcun fondo per i docenti di attività alternative eventualmente richieste dalle famiglie». Si impegnerà il ministro Gelmini? O si riterrà invece paga della sua 'vittoria' di principio? Altra questione di uguale rilievo è quella sollevata dal prof. Pierri: se gli insegnanti di religione si dimostrano così di manica larga, magari per invogliare gli allievi alla frequenza, si verrà ugualmente a creare una disparità con gli altri allievi. Un corretto sistema scolastico non dovrebbe consentirlo. Tanto più che la spaventosa ignoranza in materia religiosa di molti italiani consiglierebbe semmai una manica non larga bensì stretta, strettissima.