il Riformista 21.5.10
Vescovi inquisiti. Il Vaticano va informato delle indagini
di Francesco Peloso
Ha fatto scalpore nei giorni scorsi l’approvazione di un articolo del disegno di legge sulle intercettazio ni nel quale si afferma che l’autorità giudiziaria dovrà informare il Segretario di Stato vaticano «quando risulta indagato o imputato un ve scovo». La novità è stata interpre tata come l’ennesima limitazione posta alla magistratura in materia di indagini, questa volta in riferimento al personale ecclesiastico. «Niente di tutto questo», afferma il professor Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico, che ha contribuito alla stesura della norma nella sua fase preparatoria. «È un equivoco che va chiarito subito: non c’è nessuna limitazione ai magistrati in materia di intercettazioni sui vescovi; non è di questo che si tratta». Il provvedimento, spiega Cardia, stabilisce un’altra cosa: e cioè che la Segreteria di Stato viene avvertita, «non nella prima fase riservata del le indagini, ma quando il vescovo in questione deve, per esempio, di fendersi in giudizio. Per altro non si fa riferimento a eventuali interruzioni dell’indagine». Tuttavia una novità c’è, ed è il fatto che viene chia mata in causa il Segretario di Stato. Per altro nello stesso ddl si afferma, in linea con il Concordato, che quando «risulta indagato o imputato» un sacerdote deve esserne data comunicazione al vescovo locale. Nel caso in cui sia sottoposto a in chiesta un vescovo, invece, nel testo all’esame del Senato, si stabilisce che il suo diretto superiore è il Segretario di Stato «cui il Pontefice spiega Cardia delega una serie di poteri per il governo della Chiesa universale». Da parte dell’opinione pubblica il sospetto avanzato è che l’avvertimento dato dai giudici alla Segreteria di Stato abbia in realtà come unica conseguenza l’intervento da parte vaticana per scongiurare o limitare un’inchiesta giudiziaria. Secondo Cardia, non è questo il rischio che si corre, anzi il provvedi mento potrebbe indurre il Papa a prendere provvedimenti cautelari verso quei vescovi imputati di reati gravi, fermo restando il principio del la “presunzione d’innocenza”.
Sotto il profilo generale, osserva ancora il giurista, «il vescovo dipende in un rapporto organico dalla Santa Se de, nel senso che il vescovo è nomi nato dal Papa e solo quest’ultimo ha poteri su di lui. Non va però dimenticato che ogni vescovo, insieme al Papa, è un successore degli apostoli, solo che il Papa è il successore di Pietro e questo gli dà delle prerogative in più». «Il Segretario di Stato aggiunge il professore va considerato invece come una sorta di primo ministro della Chiesa universale». In questo contesto, la norma approvata in commissione al Senato intende di re che la comunicazione arriva alla Segreteria di Stato «quando l’atto giudiziario si ufficializza, quando c’è un avviso di garanzia». Insomma, spiega Cardia, non c’è nessun tentativo di porre un freno alle indagini. Ma se il vescovo ha un superiore nel Segretario di Stato e quindi nel Papa, c’è il rischio che la nuova normativa italiana apra una falla Oltreoceano nella difesa che il Vaticano ha messo in campo contro i tentativi di coinvolgere il Vaticano e il Pontefice quali responsabili ultimi nella copertura degli abusi sessuali dei preti da parte dei vescovi. Gli avvocati delle associazioni delle vittime americane, infatti, hanno chiesto che il giudizio si estendesse alle alte gerarchie romane Papa compreso in virtù di un principio gerarchico di responsabilità. Gli avvocati del Vaticano hanno risposto che la Chiesa non è un’azienda o una multinazionale e dunque non la si può giudicare in quei termini. Il professor Cardia conferma, dal suo punto di vista, la validità di questa tesi. «Fra vescovo e Papa afferma non c’è un rapporto di dipendenza di tipo civile, negli Stati Uniti in vece l’accusa dice: il vescovo di pende dal Vaticano che è uno Stato assoluto governato da un monarca che è il Papa, quindi lui è responsabile. Ma nella Chiesa, fra vescovi e Pontefice esiste piuttosto il rapporto organico che dicevo pri ma, non c’è un tipo di responsabilità gerarchica aziendale. Altrimenti, se il Papa fosse responsabile per tutti i vescovi del mondo, altro che infallibilità!». Ancora diversa è la questione se a essere chiamate in causa sono le singole congrega zioni vaticane, per esempio quella per i Vescovi o per la Dottrina della fede, in ragione del ruolo che han no svolto in determinate vicende: «Su questo bisogna vedere i sin goli casi, non si può esprimere un criterio generale; io credo però che quando si parla di abusi bisogna sempre seguire la strada della giustizia civile, cioè penale».
Vescovi inquisiti. Il Vaticano va informato delle indagini
di Francesco Peloso
Ha fatto scalpore nei giorni scorsi l’approvazione di un articolo del disegno di legge sulle intercettazio ni nel quale si afferma che l’autorità giudiziaria dovrà informare il Segretario di Stato vaticano «quando risulta indagato o imputato un ve scovo». La novità è stata interpre tata come l’ennesima limitazione posta alla magistratura in materia di indagini, questa volta in riferimento al personale ecclesiastico. «Niente di tutto questo», afferma il professor Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico, che ha contribuito alla stesura della norma nella sua fase preparatoria. «È un equivoco che va chiarito subito: non c’è nessuna limitazione ai magistrati in materia di intercettazioni sui vescovi; non è di questo che si tratta». Il provvedimento, spiega Cardia, stabilisce un’altra cosa: e cioè che la Segreteria di Stato viene avvertita, «non nella prima fase riservata del le indagini, ma quando il vescovo in questione deve, per esempio, di fendersi in giudizio. Per altro non si fa riferimento a eventuali interruzioni dell’indagine». Tuttavia una novità c’è, ed è il fatto che viene chia mata in causa il Segretario di Stato. Per altro nello stesso ddl si afferma, in linea con il Concordato, che quando «risulta indagato o imputato» un sacerdote deve esserne data comunicazione al vescovo locale. Nel caso in cui sia sottoposto a in chiesta un vescovo, invece, nel testo all’esame del Senato, si stabilisce che il suo diretto superiore è il Segretario di Stato «cui il Pontefice spiega Cardia delega una serie di poteri per il governo della Chiesa universale». Da parte dell’opinione pubblica il sospetto avanzato è che l’avvertimento dato dai giudici alla Segreteria di Stato abbia in realtà come unica conseguenza l’intervento da parte vaticana per scongiurare o limitare un’inchiesta giudiziaria. Secondo Cardia, non è questo il rischio che si corre, anzi il provvedi mento potrebbe indurre il Papa a prendere provvedimenti cautelari verso quei vescovi imputati di reati gravi, fermo restando il principio del la “presunzione d’innocenza”.
Sotto il profilo generale, osserva ancora il giurista, «il vescovo dipende in un rapporto organico dalla Santa Se de, nel senso che il vescovo è nomi nato dal Papa e solo quest’ultimo ha poteri su di lui. Non va però dimenticato che ogni vescovo, insieme al Papa, è un successore degli apostoli, solo che il Papa è il successore di Pietro e questo gli dà delle prerogative in più». «Il Segretario di Stato aggiunge il professore va considerato invece come una sorta di primo ministro della Chiesa universale». In questo contesto, la norma approvata in commissione al Senato intende di re che la comunicazione arriva alla Segreteria di Stato «quando l’atto giudiziario si ufficializza, quando c’è un avviso di garanzia». Insomma, spiega Cardia, non c’è nessun tentativo di porre un freno alle indagini. Ma se il vescovo ha un superiore nel Segretario di Stato e quindi nel Papa, c’è il rischio che la nuova normativa italiana apra una falla Oltreoceano nella difesa che il Vaticano ha messo in campo contro i tentativi di coinvolgere il Vaticano e il Pontefice quali responsabili ultimi nella copertura degli abusi sessuali dei preti da parte dei vescovi. Gli avvocati delle associazioni delle vittime americane, infatti, hanno chiesto che il giudizio si estendesse alle alte gerarchie romane Papa compreso in virtù di un principio gerarchico di responsabilità. Gli avvocati del Vaticano hanno risposto che la Chiesa non è un’azienda o una multinazionale e dunque non la si può giudicare in quei termini. Il professor Cardia conferma, dal suo punto di vista, la validità di questa tesi. «Fra vescovo e Papa afferma non c’è un rapporto di dipendenza di tipo civile, negli Stati Uniti in vece l’accusa dice: il vescovo di pende dal Vaticano che è uno Stato assoluto governato da un monarca che è il Papa, quindi lui è responsabile. Ma nella Chiesa, fra vescovi e Pontefice esiste piuttosto il rapporto organico che dicevo pri ma, non c’è un tipo di responsabilità gerarchica aziendale. Altrimenti, se il Papa fosse responsabile per tutti i vescovi del mondo, altro che infallibilità!». Ancora diversa è la questione se a essere chiamate in causa sono le singole congrega zioni vaticane, per esempio quella per i Vescovi o per la Dottrina della fede, in ragione del ruolo che han no svolto in determinate vicende: «Su questo bisogna vedere i sin goli casi, non si può esprimere un criterio generale; io credo però che quando si parla di abusi bisogna sempre seguire la strada della giustizia civile, cioè penale».