giovedì 27 maggio 2010

Abusi, linee guida del Vaticano. Le vittime Usa: «Non basta»

l’Unità 13.4.10
Abusi, linee guida del Vaticano. Le vittime Usa: «Non basta»
di Marina Mastroluca

Procedure Obbligo di denuncia alle autorità civili, il Papa può «spretare» i pedofili senza processo
L’ associazione americana «Non mancano strumenti ma coraggio». Bertone: presto novità

La S.Sede pubblica on line le linee guida sulle procedure per i casi di abusi sessuali. Obbligo di denuncia all’autorità civile, il Papa potrà ridurre allo stato laicale i colpevoli, senza processo. Le vittime Usa: «Non basta».

Due paginette in inglese per spiegare il da farsi davanti a un caso di pedofilia. Eccola la risposta della Santa Sede allo scandalo e per quanto la Sala stampa vaticana sembri quasi minimizzare l’evento «non è un nuovo documento ma una guida applicativa delle norme
del 2001» delle novità ci sono, eccome. Per la prima volta si trova scritto nero su bianco che «si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle autorità competenti»: i panni sporchi non basterà lavarli in famiglia. E nei casi più gravi, quando c’è stata la condanna di un tribunale o una colpa evidente, il Papa potrà decidere direttamente e in modo inappellabile sulla riduzione del reprobo allo stato laicale, senza passare attraverso la procedura ordinaria del processo. Un passo avanti «rispetto alle sole parole delle settimane scorse», per l’associazione anti-pedofilia «La Caramella buona», che chiede comunque di cancellare la prescrizione di 10 anni a partire dalla maggiore età delle vittime. Ma non abbastanza per la più importante associazione di vittime di preti pedofili negli Stati Uniti, la Snap: «Solo un minimo progresso, nel senso più limitato possibile». Ma il cardinal Bertone preannuncia «altre iniziative». Il documento pubblicato sul sito del Vaticano non è altro che la sintesi divulgativa di un regolamento interno che la Congregazione per la Dottrina della fede si era data già nel 2003, due anni dopo essere stata investita da Giovanni Paolo II dei casi di pedofilia, con il «Delicta graviora»: un testo, quest’ultimo, che non conteneva alcun riferimento all’obbligatorietà del ricorso alla giustizia civile né alla facoltà del Papa di spretare i colpevoli. Per il momento quindi le linee guida non hanno ancora il valore formale del diritto canonico, ma la Congregazione per la dottrina della fede ci starebbe lavorando.
Il testo stabilisce che le diocesi locali investighino su ogni caso segnalato di abusi sessuali, riferendo alla Congregazione se ci sono riscontri.
Durante questa fase preliminare, il vescovo «può imporre misure precauzionali per salvaguardare la comunità, incluse le vittime» e ha la facoltà di «limitare le attività di qualunque prete nella sua diocesi» per proteggere i bambini. Una volta arrivato davanti alla Congregazione della Dottrina della fede, il caso può essere deciso con un processo penale o amministrativo, condotto dal vescovo locale. Sono previste quindi «una serie di pene canoniche», la più grave delle quali è la riduzione allo stato laicale. Il processo può saltare nei casi più gravi condanna di un tribunale civile o colpe evidenti o se il prete coinvolto ha deciso di tornare allo stato laicale: in queste circostanze il Papa può decidere al di fuori della procedura ordinaria. C’è poi la possibilità di adottare misure restrittive nei confronti di preti pedofili che abbiano ammesso le loro colpe e siano disposti a condurre una vita di preghiera e penitenza.
«LE PROCEDURE NON BASTANO»
Qualcosa ma non abbastanza, secondo la Snap americana che considera insufficiente la pubblicazione di un testo riservato e finora «rispettato in modo estemporaneo». «Le proposte della Chiesa, che siano on line o meno, sono largamente irrilevanti ha detto la presidente dell’associazione, Barbara Blaine -. I vescovi virtualmente non rispondono a
nessuno e possono facilmente ignorarle. Il punto era e resta sempre lo stesso: non è per mancanza di procedure che i preti pedofili rimangono ancora in carica e i vescovi nascondono questi crimini. Quello che manca invece è il coraggio. Gli strumenti per intervenire ci sono tutti».
Ed in effetti stride con gli annunci vaticani la lettera alle parrocchie inviata dai vescovi del Connecticut, perché sostengano un’iniziativa contro la proposta di legge per la riapetura dei casi di pedofilia caduti in prescrizione. Il testo prevede la possibilità di ricorrere alla giustizia anche dopo 30 anni dalla maggiore età delle vittime. «Se venisse approvata questa legge metterebbe a rischio la missione della Chiesa cattolica... Sarebbero in pericolo tutte le istituzioni cattoliche»