l’Unità 5.5.10
La papessa e la scrittrice Le donne fanno la storia
Dopo Ipazia. Ancora due pellicole per ritrovare un universo femminile dimenticato
di Gabriella Gallozzi
Stefania Sandrelli debutta nella regia con «Christine, Cristina» nei cinema da venerdì. «La papessa» del tedesco Sonke Wortmann arriverà in sala il prossimo 28 maggio per Medusa. E, intanto, c’è ancora Ipazia...
Eroine dimenticate, nascoste nelle pieghe della storia. O volutamente messe da parte perché «scomode» per i loro tempi e non solo. Il caso di Ipazia, filosofa greca trucidata dai cristiani integralisti nel V secolo, è tornato a riempire le cronache proprio grazie al cinema (Agorà di Amenabar) che, mai come di questi tempi, sembra puntare sulla storia. Tendenza o casualità? Fatto sta che a giorni arriveranno nelle nostre sale ancora due film storici ispirati a due figure di donne che hanno lottato ciascuna a suo modo contro il potere maschile, inserendosi a pieno titolo in quel vasto territorio dell’iconografia protofemminista.
Sono Cristina da Pizzano, poetessa italiana vissuta in Francia a cavallo tra il Medioevo e l’Umanesimo e la Papessa Giovanna, figura questa legata più alla leggenda che alla storia, ma che affronta di petto una questione spinosa della teologia come quella del sacerdozio interdetto alle donne. L’epoca all’incirca è la stessa. Siamo dalle parti del Medioevo. Anni durissimi, soprattutto per l’universo femminile a cui tutto era vietato. Figurarsi la poesia, la scrittura, tanto più se rivolta a denunciare le miserie del popolo così come la concepiva, appunto, Cristina da Pizzano protagonista di Christine, Cristina, piccolo film tutto italiano che segna il debutto nella regia di Stefania Sandrelli.
POESIA RIBELLE
Un’opera, magari non perfetta, ma coraggiosa nel raccontare questa figura esemplare della storia della letteratura, la prima donna a vivere grazie alla sua penna. Nei panni della poetessa è Amanda Sandrelli che seguiamo dal momento più duro della sua vita quando, dalla corte di Carlo V si ritrova sola con due figli, costretta a vivere nella pericolosa Parigi sconvolta dalle lotte tra Armagnacchi e Borgognoni. A questo punto sopravvivere è il suo unico obiettivo. Aiutata da una lavandaia riesce a trovare un riparo per sè e per i figli. E qui conosce Charleton un cantastorie da osteria per il quale comincia a scrivere versi. È una poesia semplice la sua, che parla della vita degli umili, delle donne. E che per questo la porterà in conflitto con la cultura dominante, col potere maschile contro il quale dovrà lottare fino alla fine.
Decisamente più spettacolare e dai toni kolossal è invece La papessa del tedesco Sonke Wortmann, frutto di una coproduzione internazionale che aspira a ricalcare il successo de Il codice da Vinci, puntando su una storia «eretica» come quella della papessa Giovanna.
DOPO IL BESTSELLER
Anche in questo caso c’è dietro un bestseller: La papessa, romanzone storico dell’americana Donna Woolfolk uscito nel 1999 e diventato un vero e proprio caso in Germania. E la storia, del resto, sembra fatta apposta per il cinema. Siamo all’indomani della morte di Carlo Magno e, in un piccolo villaggio alla periferia dell’impero, una ragazzina vivace e dotata lotta contro i pregiudizi del violento padre sacerdote che non vuole in alcun modo farla studiare. Per la Chiesa, si sa, è un’eresia istruire le donne. Ma l’ostinazione di Giovanna avrà la meglio. Travestita da maschio riuscirà a studiare nel monastero di Magonza, fino a prendere i voti col nome di Johannes Anglicus. E da qui fino a Roma dove, fingendo sempre di essere un uomo, arriverà ad essere eletta papa. Un pontificato durato due anni e terminato nel sangue. Sempre secondo la leggenda, Giovanna rimase incinta e una volta messo al mondo il bambino e svelato «l’inganno» fu vittima della folla inferocita. Nel film il finale è un po’« alleggerito», ma tutto il resto è giocato con grande spettacolarità. Anche la travolgente storia d’amore con Gerold, il nobile cavaliere che la accoglie nel suo castello da bambina e che poi la amerà per sempre, anche nei panni da papessa, fino a sacrificare per lei la sua vita. Grandi passioni, grande mistero e cast internazionale: a dare il volto a Giovanna è la tedesca Johanna Wokalek, già interprete della Banda Baader Meinhof, l’amato è il bel tenebroso David Wenham e il papa John Goodman. A dare il volto alla papessa Giovanna è stata già Liv Ullmann nell’omonimo film inglese di Michael Anderson del ‘71, passato però senza troppo scalpore. Quello a cui si punta adesso è una bella polemica col Vaticano in stile Codice da Vinci.
La papessa e la scrittrice Le donne fanno la storia
Dopo Ipazia. Ancora due pellicole per ritrovare un universo femminile dimenticato
di Gabriella Gallozzi
Stefania Sandrelli debutta nella regia con «Christine, Cristina» nei cinema da venerdì. «La papessa» del tedesco Sonke Wortmann arriverà in sala il prossimo 28 maggio per Medusa. E, intanto, c’è ancora Ipazia...
Eroine dimenticate, nascoste nelle pieghe della storia. O volutamente messe da parte perché «scomode» per i loro tempi e non solo. Il caso di Ipazia, filosofa greca trucidata dai cristiani integralisti nel V secolo, è tornato a riempire le cronache proprio grazie al cinema (Agorà di Amenabar) che, mai come di questi tempi, sembra puntare sulla storia. Tendenza o casualità? Fatto sta che a giorni arriveranno nelle nostre sale ancora due film storici ispirati a due figure di donne che hanno lottato ciascuna a suo modo contro il potere maschile, inserendosi a pieno titolo in quel vasto territorio dell’iconografia protofemminista.
Sono Cristina da Pizzano, poetessa italiana vissuta in Francia a cavallo tra il Medioevo e l’Umanesimo e la Papessa Giovanna, figura questa legata più alla leggenda che alla storia, ma che affronta di petto una questione spinosa della teologia come quella del sacerdozio interdetto alle donne. L’epoca all’incirca è la stessa. Siamo dalle parti del Medioevo. Anni durissimi, soprattutto per l’universo femminile a cui tutto era vietato. Figurarsi la poesia, la scrittura, tanto più se rivolta a denunciare le miserie del popolo così come la concepiva, appunto, Cristina da Pizzano protagonista di Christine, Cristina, piccolo film tutto italiano che segna il debutto nella regia di Stefania Sandrelli.
POESIA RIBELLE
Un’opera, magari non perfetta, ma coraggiosa nel raccontare questa figura esemplare della storia della letteratura, la prima donna a vivere grazie alla sua penna. Nei panni della poetessa è Amanda Sandrelli che seguiamo dal momento più duro della sua vita quando, dalla corte di Carlo V si ritrova sola con due figli, costretta a vivere nella pericolosa Parigi sconvolta dalle lotte tra Armagnacchi e Borgognoni. A questo punto sopravvivere è il suo unico obiettivo. Aiutata da una lavandaia riesce a trovare un riparo per sè e per i figli. E qui conosce Charleton un cantastorie da osteria per il quale comincia a scrivere versi. È una poesia semplice la sua, che parla della vita degli umili, delle donne. E che per questo la porterà in conflitto con la cultura dominante, col potere maschile contro il quale dovrà lottare fino alla fine.
Decisamente più spettacolare e dai toni kolossal è invece La papessa del tedesco Sonke Wortmann, frutto di una coproduzione internazionale che aspira a ricalcare il successo de Il codice da Vinci, puntando su una storia «eretica» come quella della papessa Giovanna.
DOPO IL BESTSELLER
Anche in questo caso c’è dietro un bestseller: La papessa, romanzone storico dell’americana Donna Woolfolk uscito nel 1999 e diventato un vero e proprio caso in Germania. E la storia, del resto, sembra fatta apposta per il cinema. Siamo all’indomani della morte di Carlo Magno e, in un piccolo villaggio alla periferia dell’impero, una ragazzina vivace e dotata lotta contro i pregiudizi del violento padre sacerdote che non vuole in alcun modo farla studiare. Per la Chiesa, si sa, è un’eresia istruire le donne. Ma l’ostinazione di Giovanna avrà la meglio. Travestita da maschio riuscirà a studiare nel monastero di Magonza, fino a prendere i voti col nome di Johannes Anglicus. E da qui fino a Roma dove, fingendo sempre di essere un uomo, arriverà ad essere eletta papa. Un pontificato durato due anni e terminato nel sangue. Sempre secondo la leggenda, Giovanna rimase incinta e una volta messo al mondo il bambino e svelato «l’inganno» fu vittima della folla inferocita. Nel film il finale è un po’« alleggerito», ma tutto il resto è giocato con grande spettacolarità. Anche la travolgente storia d’amore con Gerold, il nobile cavaliere che la accoglie nel suo castello da bambina e che poi la amerà per sempre, anche nei panni da papessa, fino a sacrificare per lei la sua vita. Grandi passioni, grande mistero e cast internazionale: a dare il volto a Giovanna è la tedesca Johanna Wokalek, già interprete della Banda Baader Meinhof, l’amato è il bel tenebroso David Wenham e il papa John Goodman. A dare il volto alla papessa Giovanna è stata già Liv Ullmann nell’omonimo film inglese di Michael Anderson del ‘71, passato però senza troppo scalpore. Quello a cui si punta adesso è una bella polemica col Vaticano in stile Codice da Vinci.