La Repubblica 5.3.09
Abortire nel dolore tra medici obiettori
risponde Corrado Augias
Caro Augias, ho letto qualche giorno fa su Repubblica che la responsabile del servizio Interruzione Volontaria di Gravidanza (Ivg))del S. Camillo di Roma lamentava che gli anestesisti fossero tutti obiettori. Proprio in quella struttura tre anni fa ho effettuato una Ivg a causa di una grave malformazione del feto. Tralascio ogni considerazione sulla sofferenza di una simile scelta; una donna che arriva a 21 settimane il figlio lo voleva proprio. Tralascio infine anche la sofferenza che la scelta mi comporterà per tutta la vita perché l'aborto, a differenza di quanto spesso alcuni raccontano, non è mai un «ripiego» facile. Assolutamente ignobile è che io avevo bisogno di una epidurale per effettuare l'interruzione, ero molto agitata, avevo paura, avevo effettuato meno di un anno prima un cesareo per far nascere la mia prima figlia, ma gli anestesisti erano tutti obiettori. Passavano medici e ostetriche e mi dicevano che stavo facendo la cosa giusta ma, erano tutti obiettori. Non per motivi di coscienza (se mai in una struttura pubblica fosse lecita una simile possibilità) ma di carriera. Ero stata «appoggiata» con il lettino fuori le sale parto in attesa delle contrazioni forti. E' straziante sentire i figli degli altri che nascono mentre tu non vuoi (e dico «vuoi» assumendomi tutte le responsabilità) far nascere il tuo. Avevo dolori terribili, alla fine la dottoressa si è dovuta attaccare al telefono urlando come una pazza che mandassero l'anestesista del reparto dell'Ivg, l'unico in servizio non obiettore. Dopo lunghe ore di attesa mi fa finalmente l'epidurale. L'effetto dura poche ore (per interrompere una gravidanza avanzata ci vogliono a volte anche due giorni), quindi siamo da capo: non si trova un anestesista per ricaricare l'analgesico. Ricordo ancora una anestesista tanto affettuosa che mi è venuta vicina a darmi conforto, ma nemmeno lei poteva fare nulla, era obiettrice. Così le ostetriche: so che poi mi ha aiutato la dottoressa per far finire quel calvario cercando di sostituire le ostetriche latitanti. Finale della storia: un'ostetrica dal cuore buono subito dopo l'espulsione del feto mi si è avvicinata e mi ha chiesto se volevo fargli il funerale: una simile domanda è prevista dalla legge!
Lettera firmata
Questa lettera vale da sola più di un'inchiesta sulle condizioni in cui in Italia si è talvolta costretti per usufruire di un diritto garantito dalla legge. Condizioni orribili, incivili. Ma ancora più orribile è pensare alle motivazioni che spingono tanti medici a dichiararsi obiettori. Non si fa carriera, con gli aborti. Più comodo, in un paese che tende alla teocrazia, dichiararsi obiettori e finirla lì. Lasciando per ore su un lettino nel corridoio una donna che si torce dal dolore.
Abortire nel dolore tra medici obiettori
risponde Corrado Augias
Caro Augias, ho letto qualche giorno fa su Repubblica che la responsabile del servizio Interruzione Volontaria di Gravidanza (Ivg))del S. Camillo di Roma lamentava che gli anestesisti fossero tutti obiettori. Proprio in quella struttura tre anni fa ho effettuato una Ivg a causa di una grave malformazione del feto. Tralascio ogni considerazione sulla sofferenza di una simile scelta; una donna che arriva a 21 settimane il figlio lo voleva proprio. Tralascio infine anche la sofferenza che la scelta mi comporterà per tutta la vita perché l'aborto, a differenza di quanto spesso alcuni raccontano, non è mai un «ripiego» facile. Assolutamente ignobile è che io avevo bisogno di una epidurale per effettuare l'interruzione, ero molto agitata, avevo paura, avevo effettuato meno di un anno prima un cesareo per far nascere la mia prima figlia, ma gli anestesisti erano tutti obiettori. Passavano medici e ostetriche e mi dicevano che stavo facendo la cosa giusta ma, erano tutti obiettori. Non per motivi di coscienza (se mai in una struttura pubblica fosse lecita una simile possibilità) ma di carriera. Ero stata «appoggiata» con il lettino fuori le sale parto in attesa delle contrazioni forti. E' straziante sentire i figli degli altri che nascono mentre tu non vuoi (e dico «vuoi» assumendomi tutte le responsabilità) far nascere il tuo. Avevo dolori terribili, alla fine la dottoressa si è dovuta attaccare al telefono urlando come una pazza che mandassero l'anestesista del reparto dell'Ivg, l'unico in servizio non obiettore. Dopo lunghe ore di attesa mi fa finalmente l'epidurale. L'effetto dura poche ore (per interrompere una gravidanza avanzata ci vogliono a volte anche due giorni), quindi siamo da capo: non si trova un anestesista per ricaricare l'analgesico. Ricordo ancora una anestesista tanto affettuosa che mi è venuta vicina a darmi conforto, ma nemmeno lei poteva fare nulla, era obiettrice. Così le ostetriche: so che poi mi ha aiutato la dottoressa per far finire quel calvario cercando di sostituire le ostetriche latitanti. Finale della storia: un'ostetrica dal cuore buono subito dopo l'espulsione del feto mi si è avvicinata e mi ha chiesto se volevo fargli il funerale: una simile domanda è prevista dalla legge!
Lettera firmata
Questa lettera vale da sola più di un'inchiesta sulle condizioni in cui in Italia si è talvolta costretti per usufruire di un diritto garantito dalla legge. Condizioni orribili, incivili. Ma ancora più orribile è pensare alle motivazioni che spingono tanti medici a dichiararsi obiettori. Non si fa carriera, con gli aborti. Più comodo, in un paese che tende alla teocrazia, dichiararsi obiettori e finirla lì. Lasciando per ore su un lettino nel corridoio una donna che si torce dal dolore.