La Repubblica 7.3.09
Brasile, aborto-shock a 9 anni la Chiesa scomunica i medici
I vescovi non sanzionano il patrigno-stupratore. Proteste di Lula
di Omero Ciai
«Un atto dovuto. E inevitabile». Così, anche in Vaticano, si commenta la scomunica inflitta dall´arcivescovo di Recife, in Brasile, alla madre e ai medici che hanno praticato l´aborto ad una bambina di 9 anni violentata dal patrigno. Al provvedimento ecclesiastico ha reagito, condannandolo pubblicamente, il ministro della Salute José Gomes. «Sono scioccato - ha detto Gomes - per questa decisione radicale, estremista ed inopportuna che nell´affermare a torto di voler difendere una vita, mette un´altra vita in pericolo». E, poco dopo, anche il presidente Lula ha detto che «come cristiano e come cattolico, mi spiace che un vescovo della Chiesa abbia un atteggiamento conservatore come questo. Una bambina stuprata non può avere un figlio anche perché correrebbe rischio di vita. Penso che sotto questo aspetto la medicina sia più corretta della Chiesa».
Ma in Brasile la polemica non si placa perché l´arcivescovo José Cardoso ha risposto alle critiche affermando «che la legge di Dio è superiore a qualsiasi legge umana», e che l´aborto è «un peccato sempre». Poi, smussando i toni, ha aggiunto: «La scomunica in un caso come questo è automatica. Ma non significa che siano condannati all´inferno. Tutti possono pentirsi se ammettono di aver sbagliato. Io - ha concluso - riceverei volentieri questa madre se chiedesse perdono». Una posizione condivisa anche a Roma. «La pena andava sanzionata - dicono alla Pontificia Accademia per la vita - perché lo prevede espressamente il Codice di Diritto Canonico di fronte ad un caso palese di aborto procurato».
I medici hanno spiegato di essersi attenuti alla legge: in Brasile l´aborto è permesso nel caso di pericolo di vita, e per volontà della madre. Arrestato la settimana scorsa, il patrigno, che ha 23 anni (ma che contrariamente ai medici non è stato scomunicato), ha ammesso gli abusi confessando di aver violentato la piccola per la prima volta quando aveva sei anni insieme alla sorellina di 14. Secondo i medici, la bimba, che è alta 1,36 e pesa 33 chili, poteva anche morire se avesse portato avanti la gravidanza. Che fosse incinta è stato scoperto dopo un ricovero a causa di dolori addominali e nausea.
Brasile, aborto-shock a 9 anni la Chiesa scomunica i medici
I vescovi non sanzionano il patrigno-stupratore. Proteste di Lula
di Omero Ciai
«Un atto dovuto. E inevitabile». Così, anche in Vaticano, si commenta la scomunica inflitta dall´arcivescovo di Recife, in Brasile, alla madre e ai medici che hanno praticato l´aborto ad una bambina di 9 anni violentata dal patrigno. Al provvedimento ecclesiastico ha reagito, condannandolo pubblicamente, il ministro della Salute José Gomes. «Sono scioccato - ha detto Gomes - per questa decisione radicale, estremista ed inopportuna che nell´affermare a torto di voler difendere una vita, mette un´altra vita in pericolo». E, poco dopo, anche il presidente Lula ha detto che «come cristiano e come cattolico, mi spiace che un vescovo della Chiesa abbia un atteggiamento conservatore come questo. Una bambina stuprata non può avere un figlio anche perché correrebbe rischio di vita. Penso che sotto questo aspetto la medicina sia più corretta della Chiesa».
Ma in Brasile la polemica non si placa perché l´arcivescovo José Cardoso ha risposto alle critiche affermando «che la legge di Dio è superiore a qualsiasi legge umana», e che l´aborto è «un peccato sempre». Poi, smussando i toni, ha aggiunto: «La scomunica in un caso come questo è automatica. Ma non significa che siano condannati all´inferno. Tutti possono pentirsi se ammettono di aver sbagliato. Io - ha concluso - riceverei volentieri questa madre se chiedesse perdono». Una posizione condivisa anche a Roma. «La pena andava sanzionata - dicono alla Pontificia Accademia per la vita - perché lo prevede espressamente il Codice di Diritto Canonico di fronte ad un caso palese di aborto procurato».
I medici hanno spiegato di essersi attenuti alla legge: in Brasile l´aborto è permesso nel caso di pericolo di vita, e per volontà della madre. Arrestato la settimana scorsa, il patrigno, che ha 23 anni (ma che contrariamente ai medici non è stato scomunicato), ha ammesso gli abusi confessando di aver violentato la piccola per la prima volta quando aveva sei anni insieme alla sorellina di 14. Secondo i medici, la bimba, che è alta 1,36 e pesa 33 chili, poteva anche morire se avesse portato avanti la gravidanza. Che fosse incinta è stato scoperto dopo un ricovero a causa di dolori addominali e nausea.