Corriere della Sera 9.3.09
il rapporto I dati dell'Istituto superiore di sanità
Fecondazione assistita. Gravidanze in crescita e boom di tre gemelli
Roccella: alcuni parti a rischio, interverremo
di Margherita De Bac
Il sottosegretario: la normativa funziona, le critiche sul crollo dei parti del primo anno dovute alla mancanza di dati
ROMA — Italia sotto il segno dei gemelli. L'alta percentuale di parti con tre bambini, il 2,8% di quelli nati con tecniche in provetta, è uno dei dati sugli esiti della legge 40, che dal 2004 regola il settore della procreazione medicalmente assistita. L'Istituto superiore di sanità li ha appena consegnati al ministero del Welfare. I tecnici del sottosegretario Eugenia Roccella sono al lavoro per presentare al Parlamento entro giugno la terza relazione sullo stato dell'arte delle fecondazione assistita. E di sicuro l'eccesso di trigemini, determinato dall'obbligo di trasferire in utero tutti gli embrioni ottenuti con queste tecniche (per un massimo di tre) sarà uno dei fenomeni da correggere. «Vogliamo intervenire con decisione. I parti plurigemellari sono un rischio per la donna. Renderemo pubblico l'elenco dei centri dove queste percentuali toccano punte inaccettabili, oltre il 7%, contro la media europea dell'1,3%», dice Roccella. Convinta, come suggerirebbero i dati, che laddove le tecniche vengono applicate in modo scrupoloso, i triplici fiocchi si possono ridurre di molto. «In alcune strutture la percentuale è appena del 0,7%, è una questione di scrupolo e attenzione».
I numeri raccolti dall'istituto presieduto da Enrico Garaci e relativi al 2007 evidenziano una controtendenza. Rispetto al 2005, primo anno di rilevamento, più gravidanze, più nascite, più cicli di trattamento, più coppie curate contro la sterilità. Secondo il sottosegretario il quadro è positivo: «La legge 40 funziona. Le critiche derivano dal fatto che il crollo delle gravidanze avuto nel primo anno di rilevamenti non poteva essere confrontato con precedenti indagini scientificamente attendibili in quanto mancava un registro obbligatorio».
Nel 2007 le gravidanze con tecniche cosiddette di 2˚ e 3˚ livello (Fivet e Icsi, quelle che si applicano in provetta, in vitro) sono passate da 6.200 a 7.850. La percentuale di successo è salita da 18% a 19,6%. Le coppie da 43.000 sono diventate circa 55.400. In aumento anche i centri, da 169 a 181. Poco più di 6.486 i nati nel 2007, contro i 3.385 di due anni prima. Oltre novemila contro i circa 5 mila del 2005 se si calcolano anche le tecniche semplici, di inseminazione (con l'embrione che viene concepito direttamente in utero, senza aiuti).
Tra le novità positive, il crollo delle complicanze legate all'iperstimolazione ovarica, con numeri tra i più bassi d'Europa. È aumentata però l'età media delle pazienti. Trentasei anni, contro il 35,4. E il 25,3% hanno più di 40 anni, fase della vita molto avanzata per realizzare progetti riproduttivi.
Secondo la Roccella l'invecchiamento è un grave problema: «Dopo i 40 anni le probabilità di successo si riducono — osserva il sottosegretario alla Salute —. In generale, la donna italiana fa figli tardi perché il desiderio di maternità è ostacolato da difficoltà pratiche. Crisi economica, lavoro, servizi materno-infantili carenti. C'è un tempo per avere bambini e la procreazione assistita non è la soluzione se si decide di rinviare».
il rapporto I dati dell'Istituto superiore di sanità
Fecondazione assistita. Gravidanze in crescita e boom di tre gemelli
Roccella: alcuni parti a rischio, interverremo
di Margherita De Bac
Il sottosegretario: la normativa funziona, le critiche sul crollo dei parti del primo anno dovute alla mancanza di dati
ROMA — Italia sotto il segno dei gemelli. L'alta percentuale di parti con tre bambini, il 2,8% di quelli nati con tecniche in provetta, è uno dei dati sugli esiti della legge 40, che dal 2004 regola il settore della procreazione medicalmente assistita. L'Istituto superiore di sanità li ha appena consegnati al ministero del Welfare. I tecnici del sottosegretario Eugenia Roccella sono al lavoro per presentare al Parlamento entro giugno la terza relazione sullo stato dell'arte delle fecondazione assistita. E di sicuro l'eccesso di trigemini, determinato dall'obbligo di trasferire in utero tutti gli embrioni ottenuti con queste tecniche (per un massimo di tre) sarà uno dei fenomeni da correggere. «Vogliamo intervenire con decisione. I parti plurigemellari sono un rischio per la donna. Renderemo pubblico l'elenco dei centri dove queste percentuali toccano punte inaccettabili, oltre il 7%, contro la media europea dell'1,3%», dice Roccella. Convinta, come suggerirebbero i dati, che laddove le tecniche vengono applicate in modo scrupoloso, i triplici fiocchi si possono ridurre di molto. «In alcune strutture la percentuale è appena del 0,7%, è una questione di scrupolo e attenzione».
I numeri raccolti dall'istituto presieduto da Enrico Garaci e relativi al 2007 evidenziano una controtendenza. Rispetto al 2005, primo anno di rilevamento, più gravidanze, più nascite, più cicli di trattamento, più coppie curate contro la sterilità. Secondo il sottosegretario il quadro è positivo: «La legge 40 funziona. Le critiche derivano dal fatto che il crollo delle gravidanze avuto nel primo anno di rilevamenti non poteva essere confrontato con precedenti indagini scientificamente attendibili in quanto mancava un registro obbligatorio».
Nel 2007 le gravidanze con tecniche cosiddette di 2˚ e 3˚ livello (Fivet e Icsi, quelle che si applicano in provetta, in vitro) sono passate da 6.200 a 7.850. La percentuale di successo è salita da 18% a 19,6%. Le coppie da 43.000 sono diventate circa 55.400. In aumento anche i centri, da 169 a 181. Poco più di 6.486 i nati nel 2007, contro i 3.385 di due anni prima. Oltre novemila contro i circa 5 mila del 2005 se si calcolano anche le tecniche semplici, di inseminazione (con l'embrione che viene concepito direttamente in utero, senza aiuti).
Tra le novità positive, il crollo delle complicanze legate all'iperstimolazione ovarica, con numeri tra i più bassi d'Europa. È aumentata però l'età media delle pazienti. Trentasei anni, contro il 35,4. E il 25,3% hanno più di 40 anni, fase della vita molto avanzata per realizzare progetti riproduttivi.
Secondo la Roccella l'invecchiamento è un grave problema: «Dopo i 40 anni le probabilità di successo si riducono — osserva il sottosegretario alla Salute —. In generale, la donna italiana fa figli tardi perché il desiderio di maternità è ostacolato da difficoltà pratiche. Crisi economica, lavoro, servizi materno-infantili carenti. C'è un tempo per avere bambini e la procreazione assistita non è la soluzione se si decide di rinviare».