lunedì 9 marzo 2009

La denuncia del papà di Eluana

Corriere della Sera 9.3.09
La denuncia del papà di Eluana
Padre Lombardi: la Santa Sede interviene con altre modalità
Il Vaticano su Barragán: parole personali
di Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO — C'è una cosa che accomuna le uscite recenti, seppure diversissime, di cardinali come Renato Raffaele Martino e Javier Lozano Barragán o dell'arcivescovo Agostino Marchetto. Personalità autorevoli della Curia romana, amatissimi dai giornalisti perché disponibili a parlare senza veli e insieme capaci di diffondere ansia ai piani alti della Santa Sede: le loro parole, fatalmente, diventano all'istante la posizione del «Vaticano». Il che costringe poi a spiegare che si tratta di posizioni «personali» magari «non in linea con la Segreteria di Stato». È successo anche con le parole sillabate a più riprese da Lozano Barragán su Eluana: «È un assassinio», «fermate quella mano assassina», «è inconcepibile uccidere così una persona», «che Dio li perdoni per quello che hanno fatto», e insomma tutto ciò che ha fatto dire a Beppino Englaro di voler denunciare il «ministro della Salute» vaticano. Il cardinale aveva già replicato dopo che la Procura di Udine ha indagato il papà di Eluana: «In una conversazione con lui ha reagito in modo molto arrabbiato, dicendo che lo catalogavo come assassino, ma io dico solo che il Quinto comandamento dice di non uccidere e chi uccide una persona innocente commette un crimine. Se ha ammazzato lui la figlia è un omicida, se non l'ha ammazzata lui allora non lo è. Penso che non sia un ragionamento polemico, ma logico». Eppure non è così semplice, il che spiega il silenzio che nella Santa Sede ha accompagnato l'uscita di Beppino Englaro mentre il cardinale messicano era in viaggio per Monterrey. Un po' c'è il fatto che non esiste ancora una denuncia. E un po' che il caso Eluana è affidato alla Cei: fa testo ciò che dice il cardinale Angelo Bagnasco, non Lozano Barragán. Quando l'arcivescovo Marchetto attaccò il governo sul decreto anti-ronde, al portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, toccò chiarire che «la Santa Sede, quando intende esprimersi autorevolmente usa mezzi propri e modi consoni: comunicati, note, dichiarazioni. Ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore». E ancora: «Anche di recente si sono verificate attribuzioni non opportune». La cosa, si spiega in Vaticano, valeva pure per Lozano Barragán.
Il problema non è il giudizio sulla sospensione di alimentazione e idratazione: non si può, mai, la posizione della Chiesa è chiara e netta. Il problema è lo stile, che in questi casi diventa sostanza. Così le parole del cardinale messicano sono giudicate «personali », e quindi «non esprimono la linea della Santa Sede». Del resto la posizione del Vaticano, chiara sul principio, è sempre stata attenta a non usare espressioni offensive verso la famiglia. Nel pieno della polemica politica, si è arrivati ad accusare l'Osservatore
romano di «tiepidezza». Ma il direttore Giovanni Maria Vian ha spiegato: «Abbiamo ritenuto che la via migliore fosse un cammino di attenzione vivissima e allo stesso tempo discreta. Le parole che più sono entrate nel cuore di tutti sono quelle del Papa, la sua delicatezza. Insieme a quelle del vescovo di Eluana, il cardinale Tettamanzi, di cui abbiamo pubblicato la bellissima lettera alle suore di Lecco: a loro che hanno cercato di rispettare fino all'ultimo la discrezione, il silenzio, il pudore». E poi basterebbero gli ultimi interventi di Benedetto XVI, nettissimo nell'affermare che «l'eutanasia» è una «falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell'uomo», che «la vita dell'uomo non è un bene disponibile », e insieme attento al dolore di tutti: «Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio».