Corriere della Sera 21.3.09
Il vescovo della bimba in Brasile. «Quei medici uguali a Hitler»
di Rocco Cotroneo
RIO DE JANEIRO — Nemmeno la presa di distanza del Vaticano fa vacillare le convinzioni dell'arcivescovo brasiliano sul caso della bambina di 9 anni vittima di stupro a Recife. E' dura la replica della diocesi retta da José Cardoso Sobrinho a un articolo dell'Osservatore Romano,
che pone dubbi sulla scomunica dei medici che hanno effettuato l'aborto sulla piccola, incinta di due gemelli dopo essere stata violentata dal patrigno. «Abbiamo dato risalto pubblico alla scomunica perché ciò farà bene a molti cattolici, permettendo loro di evitare questo peccato grave - sostiene una lettera pubblicata sul sito della diocesi di Recife - . Il silenzio della Chiesa sarebbe molto dannoso, soprattutto considerando i cinque milioni di aborti che ogni anno avvengono in giro per il mondo». Lo stesso Cardoso, qualche giorno fa, ha dichiarato in una intervista che l'aborto è un delitto al pari dell'Olocausto: «Hitler voleva eliminare il popolo ebraico e si dice che arrivò a sterminare sei milioni di persone. Perché dobbiamo restare il silenzio quando le vittima dell' aborto sono ancora di più? Si tratta di un olocausto silenzioso».
A differenza del prelato brasiliano, che non arretra di un centimetro, il Vaticano nei giorni scorsi aveva calibrato le parole per smussare le divergenze con la diocesi di Recife. All'inizio, non appena la notizia dell'aborto sulla bambina fece il giro del mondo, da Roma era arrivata una sostanziale approvazione alla scomunica dei medici, per voce di Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia («La Chiesa non può mai tradire il suo annuncio»). Poi però monsignor Rino Fisichella, dalle colonne dell'Osservatore, aveva rettificato la posizione. «Sono altri coloro che meritano la scomunica e il nostro perdono.
Era più urgente salvaguardare una vita innocente — ha scritto il presidente dell'Accademia Pontificia per la vita —. Non era necessaria tanta fretta nel dare pubblicità e dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica (la scomunica, ndr),
mentre sarebbe stato più importante un gesto di misericordia ».
Il Vaticano è ben conscio della valanga di critiche che si sono abbattute sulla Chiesa dopo il caso. Tanto che monsignor Fisichella si dice preoccupato, perché «ne risente la credibilità del nostro insegnamento, che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia». Per l'arcivescovo di Recife, invece, il silenzio e la discrezione sarebbero stati scambiati per collusione o complicità. Anche la conferenza episcopale brasiliana, nei giorni scorsi, aveva preso le distanze dalle posizione di Cardoso. E un paio di vescovi si sono ufficialmente dichiarati a favore dell'uso del preservativo.
Il vescovo della bimba in Brasile. «Quei medici uguali a Hitler»
di Rocco Cotroneo
RIO DE JANEIRO — Nemmeno la presa di distanza del Vaticano fa vacillare le convinzioni dell'arcivescovo brasiliano sul caso della bambina di 9 anni vittima di stupro a Recife. E' dura la replica della diocesi retta da José Cardoso Sobrinho a un articolo dell'Osservatore Romano,
che pone dubbi sulla scomunica dei medici che hanno effettuato l'aborto sulla piccola, incinta di due gemelli dopo essere stata violentata dal patrigno. «Abbiamo dato risalto pubblico alla scomunica perché ciò farà bene a molti cattolici, permettendo loro di evitare questo peccato grave - sostiene una lettera pubblicata sul sito della diocesi di Recife - . Il silenzio della Chiesa sarebbe molto dannoso, soprattutto considerando i cinque milioni di aborti che ogni anno avvengono in giro per il mondo». Lo stesso Cardoso, qualche giorno fa, ha dichiarato in una intervista che l'aborto è un delitto al pari dell'Olocausto: «Hitler voleva eliminare il popolo ebraico e si dice che arrivò a sterminare sei milioni di persone. Perché dobbiamo restare il silenzio quando le vittima dell' aborto sono ancora di più? Si tratta di un olocausto silenzioso».
A differenza del prelato brasiliano, che non arretra di un centimetro, il Vaticano nei giorni scorsi aveva calibrato le parole per smussare le divergenze con la diocesi di Recife. All'inizio, non appena la notizia dell'aborto sulla bambina fece il giro del mondo, da Roma era arrivata una sostanziale approvazione alla scomunica dei medici, per voce di Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia («La Chiesa non può mai tradire il suo annuncio»). Poi però monsignor Rino Fisichella, dalle colonne dell'Osservatore, aveva rettificato la posizione. «Sono altri coloro che meritano la scomunica e il nostro perdono.
Era più urgente salvaguardare una vita innocente — ha scritto il presidente dell'Accademia Pontificia per la vita —. Non era necessaria tanta fretta nel dare pubblicità e dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica (la scomunica, ndr),
mentre sarebbe stato più importante un gesto di misericordia ».
Il Vaticano è ben conscio della valanga di critiche che si sono abbattute sulla Chiesa dopo il caso. Tanto che monsignor Fisichella si dice preoccupato, perché «ne risente la credibilità del nostro insegnamento, che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia». Per l'arcivescovo di Recife, invece, il silenzio e la discrezione sarebbero stati scambiati per collusione o complicità. Anche la conferenza episcopale brasiliana, nei giorni scorsi, aveva preso le distanze dalle posizione di Cardoso. E un paio di vescovi si sono ufficialmente dichiarati a favore dell'uso del preservativo.