Liberazione 10.3.09
Finalmente una buona notizia
di Maurizio Mori
Finalmente una buona notizia. Obama toglie i ceppi che Bush aveva posto alla scienza, permettendo agli scienziati americani che lavorano nel pubblico di riprendere le ricerche anche sulle cellule staminali embrionali. Era davvero sorprendente il vincolo posto da Bush, che ha sicuramente rallentato la ricerca. Adesso la locomotiva americana riprenderà e le speranze si riaccendono. Il guadagno non riguarda solo la ricerca sulle cellule staminali, ma il nuovo atteggiamento sui temi della vita.
Mentre prima la linea era quella di un ritorno al vitalismo ippocratico che si limita solo ad aiutare il processo naturale, senza modificarlo - quasi credendo che l'eventuale modifica sia una sorta di profanazione del disegno divino insito nel processo biologico - adesso anche in ambito biomedico si accetta la possibilità di intervento. Questo mi sembra l'aspetto più nuovo e importante della questione, che sarebbe un errore vedere in maniera isolata: non c'è solo la ripresa della ricerca sulle staminali embrionali, ma va considerato anche il discorso sull'aborto e più in generale sull'assistenza sanitaria. Se li mettiamo tutti assieme, dobbiamo prendere atto che Obama sta operando una vera e propria rivoluzione rispetto alla precedente amministrazione. Speriamo riesca a continuare, visto che l'impresa si presenta davvero non facile ed irta di ostacoli.
Non vale la pena ripetere perché le presunte obiezioni "morali" alla ricerca sulle staminali embrionali sono inconsistenti. Dire che la distruzione di un embrione è un "omicidio" è una sciocchezza, come quella che "l'embrione è uno di noi". Purtroppo, nel nostro paese sono continuamente ripetute e questa ripetizione costante ha generato una sorta di inquinamento del clima intellettuale da far sì che a volte appaiano proposizione sensate. Ma l'errore è palese ed equivale grosso modo al dire che un uovo è la stessa cosa del pollo, e che fare una frittata equivale a fare una strage nel pollaio! Ecco perché è assurda l'accusa ricorrente di "omicidio" o "genocidio" e via dicendo. Se poi ci si limita a dire che la distruzione è "immorale" si tratta di chiarire in che senso lo sia e quale precetto lo vieti. Perché altrimenti l'affermazione è troppo generica per essere presa in considerazione.
L'altra grande obiezione è che la ricerca sulle embrionali sarebbe inutile, sia perché non ha prodotto alcuna terapia sia perché ci sono modalità alternative che consentono di far regredire le cellule adulte alla pluripotenza e quindi evitare la distruzione degli embrioni. Ma entrambe le critiche non sono cogenti. Nessuno vuole creare illusioni promettendo la panacea con le staminali embrionali. Siamo ancora nella fase della ricerca teorica tesa a capire i meccanismi di base, e prima di giungere all'applicazione ci vorrà ancora molto tempo.
Ma la distanza temporale non è un buon motivo per bloccare la ricerca ora. Si è aperta una nuova linea di indagine che sembra promettente: lasciamo che sia esplorata e poi trarremo le conseguenze. Solo i pregiudizi insiti nell'idea che l'embrione è uno di noi inducono a credere che si debba impedire di esplorare il nuovo territorio. Per quanto riguarda i metodi alternativi, ben vengano: la ricerca va fatta a tutto campo, ma senza preclusioni di sorta, proprio perché non ci sono solide obiezioni morali a studiare le cellule staminali embrionali (per una analisi più ampia, si veda il fascicolo Notizie di Politeia XXIII, 2007, pp.95-231).
L'ultima obiezione, infine, è la più abietta e insensata: Obama, in sostanza, avrebbe ripagato le lobbies che lo hanno sostenuto. E' interessante osservare che quest'ipotesi fantastica in Italia viene avanzata da alcuni pseudo-ricercatori nostrani abituati a guadagnare popolarità e ricevere lauti finanziamenti dalle lobbies religiose sulla scorta di promesse di esperimenti miracolosi i cui risultati non sono poi mai presentati e lasciati cadere nel dimenticatoio. Né si capisce la ratio di questa obiezione, dal momento che la ricerca privata non è mai stata intaccata dai divieti, i quali hanno colpito la ricerca pubblica. Pertanto, l'abolizione del divieto è benvenuta proprio perché consente un maggiore controllo pubblico degli studi e la diffusione dei risultati.
Solo ciechi pregiudizi possono quindi ispirare quest'obiezione, tesa a gettare discredito evocando l'idea del denaro come sterco di Satana. Peccato che a dir questo sia chi di denaro ne ha in abbondanza e non chi il denaro fa fatica a trovarlo e dalle nuove ricerche si aspetta maggiori risorse. Il problema non è se le nuove ricerche producano nuova ricchezza, ma che questa sia ridistribuita equamente. Questo è l'obiettivo da perseguire.
Finalmente una buona notizia
di Maurizio Mori
Finalmente una buona notizia. Obama toglie i ceppi che Bush aveva posto alla scienza, permettendo agli scienziati americani che lavorano nel pubblico di riprendere le ricerche anche sulle cellule staminali embrionali. Era davvero sorprendente il vincolo posto da Bush, che ha sicuramente rallentato la ricerca. Adesso la locomotiva americana riprenderà e le speranze si riaccendono. Il guadagno non riguarda solo la ricerca sulle cellule staminali, ma il nuovo atteggiamento sui temi della vita.
Mentre prima la linea era quella di un ritorno al vitalismo ippocratico che si limita solo ad aiutare il processo naturale, senza modificarlo - quasi credendo che l'eventuale modifica sia una sorta di profanazione del disegno divino insito nel processo biologico - adesso anche in ambito biomedico si accetta la possibilità di intervento. Questo mi sembra l'aspetto più nuovo e importante della questione, che sarebbe un errore vedere in maniera isolata: non c'è solo la ripresa della ricerca sulle staminali embrionali, ma va considerato anche il discorso sull'aborto e più in generale sull'assistenza sanitaria. Se li mettiamo tutti assieme, dobbiamo prendere atto che Obama sta operando una vera e propria rivoluzione rispetto alla precedente amministrazione. Speriamo riesca a continuare, visto che l'impresa si presenta davvero non facile ed irta di ostacoli.
Non vale la pena ripetere perché le presunte obiezioni "morali" alla ricerca sulle staminali embrionali sono inconsistenti. Dire che la distruzione di un embrione è un "omicidio" è una sciocchezza, come quella che "l'embrione è uno di noi". Purtroppo, nel nostro paese sono continuamente ripetute e questa ripetizione costante ha generato una sorta di inquinamento del clima intellettuale da far sì che a volte appaiano proposizione sensate. Ma l'errore è palese ed equivale grosso modo al dire che un uovo è la stessa cosa del pollo, e che fare una frittata equivale a fare una strage nel pollaio! Ecco perché è assurda l'accusa ricorrente di "omicidio" o "genocidio" e via dicendo. Se poi ci si limita a dire che la distruzione è "immorale" si tratta di chiarire in che senso lo sia e quale precetto lo vieti. Perché altrimenti l'affermazione è troppo generica per essere presa in considerazione.
L'altra grande obiezione è che la ricerca sulle embrionali sarebbe inutile, sia perché non ha prodotto alcuna terapia sia perché ci sono modalità alternative che consentono di far regredire le cellule adulte alla pluripotenza e quindi evitare la distruzione degli embrioni. Ma entrambe le critiche non sono cogenti. Nessuno vuole creare illusioni promettendo la panacea con le staminali embrionali. Siamo ancora nella fase della ricerca teorica tesa a capire i meccanismi di base, e prima di giungere all'applicazione ci vorrà ancora molto tempo.
Ma la distanza temporale non è un buon motivo per bloccare la ricerca ora. Si è aperta una nuova linea di indagine che sembra promettente: lasciamo che sia esplorata e poi trarremo le conseguenze. Solo i pregiudizi insiti nell'idea che l'embrione è uno di noi inducono a credere che si debba impedire di esplorare il nuovo territorio. Per quanto riguarda i metodi alternativi, ben vengano: la ricerca va fatta a tutto campo, ma senza preclusioni di sorta, proprio perché non ci sono solide obiezioni morali a studiare le cellule staminali embrionali (per una analisi più ampia, si veda il fascicolo Notizie di Politeia XXIII, 2007, pp.95-231).
L'ultima obiezione, infine, è la più abietta e insensata: Obama, in sostanza, avrebbe ripagato le lobbies che lo hanno sostenuto. E' interessante osservare che quest'ipotesi fantastica in Italia viene avanzata da alcuni pseudo-ricercatori nostrani abituati a guadagnare popolarità e ricevere lauti finanziamenti dalle lobbies religiose sulla scorta di promesse di esperimenti miracolosi i cui risultati non sono poi mai presentati e lasciati cadere nel dimenticatoio. Né si capisce la ratio di questa obiezione, dal momento che la ricerca privata non è mai stata intaccata dai divieti, i quali hanno colpito la ricerca pubblica. Pertanto, l'abolizione del divieto è benvenuta proprio perché consente un maggiore controllo pubblico degli studi e la diffusione dei risultati.
Solo ciechi pregiudizi possono quindi ispirare quest'obiezione, tesa a gettare discredito evocando l'idea del denaro come sterco di Satana. Peccato che a dir questo sia chi di denaro ne ha in abbondanza e non chi il denaro fa fatica a trovarlo e dalle nuove ricerche si aspetta maggiori risorse. Il problema non è se le nuove ricerche producano nuova ricchezza, ma che questa sia ridistribuita equamente. Questo è l'obiettivo da perseguire.