Colpo in cattedrale: sparite 237 reliquie
Be.Pi.
Il Messagegro (Roma) 23/03/2009
Un furto che porta dolore e rabbia e la scomunica agli uomini che quattro giorni fa hanno rubato tutte quelle reliquie sacre. Il furto è stato scoperto il 18 marzo, perché solo in quel giorno il parroco è entrato nella cattedrale chiusa e si è accorto che l'armadio che conservava tutti quei tesori era stato aperto e svuotato, ma potrebbe essere anche avvenuto molti giorni prima. Sono state rubate esattamente 237 reliquie di santi, trafugate dalla cattedrale della diocesi di Porto e Santa Rufina, alla Storta. Tra queste reliquie, anche un frammento di legno della Santa Croce e le reliquie dei santi Ignazio di Loyola e Ippolito, oltre che i resti sacri di numerosi martiri e santi. quie era stata donata alla cattedrale dal cardinale Eugenio Tisserant. Difficile stabilire il valore della refurtiva, per questo i carabinieri della compagnia Cassia che stanno portando avanti le indagini, si sono affidati anche ai colleghi del Nucleo tutela patrimonio culturale, coinvolti per la presenza di opere così antiche e preziose. I resti erano contenuti in reliquari di legno e argento e in teche di vetro e argento. I carabinieri hanno rilevato ogni tipo di impronta. «Sono veramente amareggiato - sostiene il parroco don Adriano Furgoni - dopo tante tribolazioni, anche questa». Il furto è stato scoperto la mattina del 18 marzo. La cattedrale è chiusa dal luglio scorso perché pericolante, i preti tornano a prendere qualcosa ogni tanto. «Purtroppo - dice don Adriano - non siamo riusciti a sistemare le reliquie altrove, perché non c'era un luogo idoneo. Pur essendo chiusa la chiesa e l'accesso vietato al pubblico, io e qualche mio collaboratore di tanto in tanto rientriamo per necessità. La porta che dagli uffici ci porta nella sacrestia, nell'orario di segreteria rimane talvolta aperta per consentire l'accesso a chi opera in parrocchia. Occorre dire, che una volta in sacrestia, non è difficile accedere alla cattedrale anche con le porte chiuse a chiave: questo per far capire le possibili modalità del furto». Il parroco e i suoi collaboratori già due giorni prima di scoorire il furto avevano notato che un'anta di un armadio riservato ai paramenti liturgici del vescovo era stata forzata, ma da un'ispezione della chiesa era risultato tutto in ordine. Solamente mercoledì i religiosi si sono accorti che era stata forzata anche un'altra porta e, controllato il reliquiario, hanno constatato il furto. Informato del furto il vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina, monsignor Gino La quasi totalità delle reliquie Reali, non ha avuto il minimo dubbio: ha decretato il provvedimento canonico dell'interdetto personale nei confronti dei ladri, cioè li ha scomunicati. «Si tratta di una specie di scomunica minore - spiega don Adriano Furgoni, parroco della Storta - ossia è una censura attraverso la quale vengono vietate determinate azioni sacre».
Be.Pi.
Il Messagegro (Roma) 23/03/2009
Un furto che porta dolore e rabbia e la scomunica agli uomini che quattro giorni fa hanno rubato tutte quelle reliquie sacre. Il furto è stato scoperto il 18 marzo, perché solo in quel giorno il parroco è entrato nella cattedrale chiusa e si è accorto che l'armadio che conservava tutti quei tesori era stato aperto e svuotato, ma potrebbe essere anche avvenuto molti giorni prima. Sono state rubate esattamente 237 reliquie di santi, trafugate dalla cattedrale della diocesi di Porto e Santa Rufina, alla Storta. Tra queste reliquie, anche un frammento di legno della Santa Croce e le reliquie dei santi Ignazio di Loyola e Ippolito, oltre che i resti sacri di numerosi martiri e santi. quie era stata donata alla cattedrale dal cardinale Eugenio Tisserant. Difficile stabilire il valore della refurtiva, per questo i carabinieri della compagnia Cassia che stanno portando avanti le indagini, si sono affidati anche ai colleghi del Nucleo tutela patrimonio culturale, coinvolti per la presenza di opere così antiche e preziose. I resti erano contenuti in reliquari di legno e argento e in teche di vetro e argento. I carabinieri hanno rilevato ogni tipo di impronta. «Sono veramente amareggiato - sostiene il parroco don Adriano Furgoni - dopo tante tribolazioni, anche questa». Il furto è stato scoperto la mattina del 18 marzo. La cattedrale è chiusa dal luglio scorso perché pericolante, i preti tornano a prendere qualcosa ogni tanto. «Purtroppo - dice don Adriano - non siamo riusciti a sistemare le reliquie altrove, perché non c'era un luogo idoneo. Pur essendo chiusa la chiesa e l'accesso vietato al pubblico, io e qualche mio collaboratore di tanto in tanto rientriamo per necessità. La porta che dagli uffici ci porta nella sacrestia, nell'orario di segreteria rimane talvolta aperta per consentire l'accesso a chi opera in parrocchia. Occorre dire, che una volta in sacrestia, non è difficile accedere alla cattedrale anche con le porte chiuse a chiave: questo per far capire le possibili modalità del furto». Il parroco e i suoi collaboratori già due giorni prima di scoorire il furto avevano notato che un'anta di un armadio riservato ai paramenti liturgici del vescovo era stata forzata, ma da un'ispezione della chiesa era risultato tutto in ordine. Solamente mercoledì i religiosi si sono accorti che era stata forzata anche un'altra porta e, controllato il reliquiario, hanno constatato il furto. Informato del furto il vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina, monsignor Gino La quasi totalità delle reliquie Reali, non ha avuto il minimo dubbio: ha decretato il provvedimento canonico dell'interdetto personale nei confronti dei ladri, cioè li ha scomunicati. «Si tratta di una specie di scomunica minore - spiega don Adriano Furgoni, parroco della Storta - ossia è una censura attraverso la quale vengono vietate determinate azioni sacre».