mercoledì 25 giugno 2008

Il mistero di Emanuela nelle mani dell'Opus Dei

il Riformista 25.6.08
Sepolture. Don Pedro riaprirà la tomba del boss a sant'Apollinare?
Il mistero di Emanuela nelle mani dell'Opus Dei
di Paolo Rodari

Aprire la tomba di Enrico De Pedis per fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi? Don Pedro Huidobro, oggi rettore della basilica di Sant'Apollinare in Roma nella quale è sepolto Renatino, ovvero Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, si è dichiarato disponibile, purché la decisione sia presa dalle autorità competenti.
Il corpo di Renatino, infatti, è sepolto in una cripta la quale, secondo il regime concordatario, è inaccessibile per le autorità italiane. E l'Opus Dei (alla quale la parrocchia è stata affidata nel 1992) vigila che nessuno stravolga le regole. Al fianco della Chiesa, a pochi metri dal portone, c'è pure l'università pontificia Santa Croce, anch'essa dell'Opus Dei, i cui uscieri controllano la basilica.
Ma, diciamolo subito, con la sepoltura di Renatino sotto Sant'Apollinare, l'Opus Dei non c'entra nulla. Perché la richiesta è partita nel 1990 quando la basilica non era ancora dell'Opus. C'entra, invece, l'allora rettore di Sant'Apollinare, monsignor Piero Vergari: il 6 marzo 1990, Vergari ne attestò con una lettera lo status di grande benefattore. Ecco cosa dice il documento conservato negli archivi della basilica: «Si attesta che il signor Enrico De Pedis è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica e ha aiutato concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana».
Basandosi su queste motivazioni, quattro giorni dopo, l'allora vicario generale della diocesi di Roma e presidente della Cei, il cardinale Ugo Poletti, ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura di De Pedis. Il 24 aprile dello stesso anno la salma venne tumulata (fu prelevata da un cimitero comunale nella quale era stata provvisoriamente deposta) e le chiavi del cancello consegnate alla vedova.
Vergari conobbe De Pedis quando era cappellano del Regina Coeli: «Tra le centinaia di persone incontrate dei più diversi stati sociali - si legge in una nota scritta il 3 ottobre del 2005 da Vergari -, parlavamo di cose religiose o di attualità; De Pedis veniva come tutti gli altri e, fuori dal carcere, ci siamo visti più volte: normalmente nella chiesa di cui ero rettore, sapendo i miei orari e altre volte fuori, per caso. Qualche tempo dopo la sua morte i familiari mi chiesero, per ritrovare un po' di serenità, poiché la stampa aveva parlato del caso e da vivo aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie abbandonate da oltre cento anni nei sotterranei di Sant'Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto. Anche in questa circostanza doveva essere valido, come sempre, il solenne principio dei Romani "Parce sepolto": perdona se c'è da perdonare a chi è morto e sepolto».