Corriere della Sera 24.6.08
Il giudice Otello Lupacchini indagò sul gruppo della Magliana e sulla fine del banchiere. «Ma sul cardinale come mandante solo fantasie»
«Lo Ior e il sequestro per i debiti di Calvi: verità credibile»
di Andrea Garibaldi
ROMA — Dice il giudice Otello Lupacchini: «È ragionevole pensare che la banda della Magliana abbia effettuato il sequestro di Emanuela Orlandi o che abbia sfruttato la situazione che derivava da quel sequestro». Subito, aggiunge: «Attenzione, però. Perché le dichiarazioni di questa nuova "supertestimone" sconfinano nel soprannaturale, soprattutto quando colloca nello stesso luogo il cadavere della Orlandi (rapita nel 1983), il cadavere del piccolo Nicitra (rapito nel 1993) e De Pedis (ucciso nel 1990). Attenti a non cadere nell'incubo gotico, nella trama alla Dan Brown, nella "Notte dei morti viventi"».
Lupacchini fu giudice istruttore al processo alla banda della Magliana, anni '93-'94, e giudice per le indagini preliminari al processo per stabilire se Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, fosse morto suicida o ucciso, sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra.
Torniamo al ragionamento teorico.
«Partiamo da qui: esistevano rapporti tra il banchiere Calvi e la banda della Magliana, o meglio una sua parte, ben rappresentata da "Renatino" De Pedis. L'episodio più clamoroso è l'attentato (aprile 1982) al vicepresidente del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone: l'attentatore era Danilo Abbruciati, esponente della banda della Magliana, che sparò a Rosone e fu ucciso da una guardia giurata. Ma è noto anche che Calvi si rivolse agli usurai di Campo de' Fiori, pure vicini alla banda».
Andiamo avanti.
«La banda della Magliana, in particolare il gruppo di Testaccio-Trastevere, che faceva capo a De Pedis e ad Abbruciati, si può considerare una costola di Cosa Nostra».
Di conseguenza?
«Il quadro sarebbe questo: Cosa Nostra investe denaro nelle spericolate operazioni finanziarie di Roberto Calvi. Calvi muore a Londra (giugno 1982) e i soldi diventano non più esigibili. Un'organizzazione che controlla il territorio come la banda della Magliana, a questo punto, può effettuare il sequestro della figlia di un dipendente vaticano o può decidere di "gestire" il sequestro».
Con quale movente?
«Il Vaticano, tramite lo Ior diretto da monsignor Marcinkus, aveva investito copiosi capitali nell'Ambrosiano. Il sequestro poteva essere un modo, da parte della banda della Magliana per conto della mafia, per ricattare, per rivalersi su una sorta di "socio" del debitore Calvi».
E De Pedis, ammazzato per la strada a revolverate, finisce sepolto in una cripta della basilica di Sant'Apollinare, in quanto «benefattore dei poveri»...
«Credo che quel sepolcro sia un simbolo. Un memento di un giuramento solenne, di un patto tra alcuni uomini della Chiesa e personaggi della malavita».
Antonio Mancini, pentito della banda della Magliana, ha sostenuto che quella tomba di marmo, oro e zaffiri sarebbe il riconoscimento dell'intervento di De Pedis per interrompere il ricatto al Vaticano.
«È verosimile. La tomba come sigillo che una grave vicenda è finita, con soddisfazione delle parti».
La nuova testimone, però, sostiene anche che il mandante del sequestro potrebbe essere Marcinkus.
«Qui si abbandona la logica e si passa alla fantasia. Come quando fu ipotizzato che nella tomba di De Pedis possa celarsi anche il corpo della Orlandi ».
Il giudice Otello Lupacchini indagò sul gruppo della Magliana e sulla fine del banchiere. «Ma sul cardinale come mandante solo fantasie»
«Lo Ior e il sequestro per i debiti di Calvi: verità credibile»
di Andrea Garibaldi
ROMA — Dice il giudice Otello Lupacchini: «È ragionevole pensare che la banda della Magliana abbia effettuato il sequestro di Emanuela Orlandi o che abbia sfruttato la situazione che derivava da quel sequestro». Subito, aggiunge: «Attenzione, però. Perché le dichiarazioni di questa nuova "supertestimone" sconfinano nel soprannaturale, soprattutto quando colloca nello stesso luogo il cadavere della Orlandi (rapita nel 1983), il cadavere del piccolo Nicitra (rapito nel 1993) e De Pedis (ucciso nel 1990). Attenti a non cadere nell'incubo gotico, nella trama alla Dan Brown, nella "Notte dei morti viventi"».
Lupacchini fu giudice istruttore al processo alla banda della Magliana, anni '93-'94, e giudice per le indagini preliminari al processo per stabilire se Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, fosse morto suicida o ucciso, sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra.
Torniamo al ragionamento teorico.
«Partiamo da qui: esistevano rapporti tra il banchiere Calvi e la banda della Magliana, o meglio una sua parte, ben rappresentata da "Renatino" De Pedis. L'episodio più clamoroso è l'attentato (aprile 1982) al vicepresidente del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone: l'attentatore era Danilo Abbruciati, esponente della banda della Magliana, che sparò a Rosone e fu ucciso da una guardia giurata. Ma è noto anche che Calvi si rivolse agli usurai di Campo de' Fiori, pure vicini alla banda».
Andiamo avanti.
«La banda della Magliana, in particolare il gruppo di Testaccio-Trastevere, che faceva capo a De Pedis e ad Abbruciati, si può considerare una costola di Cosa Nostra».
Di conseguenza?
«Il quadro sarebbe questo: Cosa Nostra investe denaro nelle spericolate operazioni finanziarie di Roberto Calvi. Calvi muore a Londra (giugno 1982) e i soldi diventano non più esigibili. Un'organizzazione che controlla il territorio come la banda della Magliana, a questo punto, può effettuare il sequestro della figlia di un dipendente vaticano o può decidere di "gestire" il sequestro».
Con quale movente?
«Il Vaticano, tramite lo Ior diretto da monsignor Marcinkus, aveva investito copiosi capitali nell'Ambrosiano. Il sequestro poteva essere un modo, da parte della banda della Magliana per conto della mafia, per ricattare, per rivalersi su una sorta di "socio" del debitore Calvi».
E De Pedis, ammazzato per la strada a revolverate, finisce sepolto in una cripta della basilica di Sant'Apollinare, in quanto «benefattore dei poveri»...
«Credo che quel sepolcro sia un simbolo. Un memento di un giuramento solenne, di un patto tra alcuni uomini della Chiesa e personaggi della malavita».
Antonio Mancini, pentito della banda della Magliana, ha sostenuto che quella tomba di marmo, oro e zaffiri sarebbe il riconoscimento dell'intervento di De Pedis per interrompere il ricatto al Vaticano.
«È verosimile. La tomba come sigillo che una grave vicenda è finita, con soddisfazione delle parti».
La nuova testimone, però, sostiene anche che il mandante del sequestro potrebbe essere Marcinkus.
«Qui si abbandona la logica e si passa alla fantasia. Come quando fu ipotizzato che nella tomba di De Pedis possa celarsi anche il corpo della Orlandi ».