venerdì 13 giugno 2008

Preti sospettati pedofilia: Consiglio stampa difende cronaca

Preti sospettati pedofilia: Consiglio stampa difende cronaca
13.06.08 12:22

l Consiglio svizzero della stampa difende la cronaca riguardo a preti pedofili o sospetatti di esserlo. Il diritto all'oblio non vale in assoluto: i media possono informare su precedenti penali se vi è un interesse pubblico, indica una presa di posizione odierna dell'autorità di controllo del giornalismo elvetico.

A margine della propria conferenza annuale a Berna, il Consiglio ha presentato le proprie riflessioni su casi, prescritti o no, di abusi in seno alla Chiesa cattolica largamente ripresi dai media elvetici. L'autorità etica ha sostenuto che l'interesse giornalistico per queste vicende era legittimo perché le persone messe in causa erano recidive o esercitavano ancora un'attività pastorale.

A maggior ragione per la Chiesa cattolica, che si attribuisce un particolare ruolo morale, sociale ed educativo, vi è un chiaro interesse pubblico di sapere come l'istituzione gestisce i casi di sospetta pedofilia, precisa il Consiglio. L'ampia copertura mediatica aveva spinto, lo scorso 3 febbraio, un prete neocastellano al suicidio. In seguito a questo dramma il Consiglio si è particolarmente occupato del diritto all'oblio.

Denunciato per atti di pedofilia commessi negli anni Ottanta, il religioso aveva beneficiato di un non luogo a procedere a causa della prescrizione. Era stato reintegrato ed esercitava come prete in una parrocchia.

Dopo il suo suicidio, la sua famiglia aveva denunciato la "caccia alle streghe da parte dei media", che il parroco stesso aveva invocato in una lettera d'addio prima di togliersi la vita. Per il Consiglio svizzero della stampa, il diritto all'oblio in questo caso sarebbe stato giustificato se l'uomo non fosse più stato alle dipendenze della Chiesa cattolica con un compito pastorale. L'autorità di controllo rileva inoltre che le varie informazioni pubblicate non permettevano di riconoscere il parroco in questione "al di fuori del suo ambito famigliare e professionale e (che) gli elementi d'identificazione erano pertinenti alla questione dibattuta".

Il Consiglio è invece più severo nei confronti di un blog romando che, stando alla presa di posizione, ha messo alla gogna il religioso. Dato però che l'autore del diario online non è giornalista, il Consiglio si giudica incompetente per pronunciarsi, ma raccomanda ai media di non fare il gioco di siti internet che promuovono una caccia alla strega. È invece legittimo che i giornalisti informino sul blog in questione in quanto "illustrazione delle evoluzioni sociali".


ATS

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