martedì 20 maggio 2008

Arriva papa Ratzinger, in tremila al Pride laico

Il Manifesto, 18 mqggio 2008
Genova
Arriva papa Ratzinger, in tremila al Pride laico
Alessandra Fava
Genova

Ci sono quelli che «meno preti più alberi». Le donne che «madri per scelta ribelli per natura fuori la chiesa dalle mutande». O chi appeso al cappuccio della giacca ha attaccato «religione a scuola? No grazie». In tremila sono sfilati ieri da Sampierdarena a Caricamento per il Pride laico organizzato in occasione della due giorni di papa Benedetto XVI in Liguria per rivendicare i diritti a uno stato laico e alla libertà di pensiero. Il papa a Savona chiede ai cristiani di combattere «materialismo, relativismo e laicismo». Da Genova Luchino del centro sociale Zapata dice che «il papa ha il diritti di dire quello che vuole ai credenti, che è peccato abortire. Un altro conto è chiedere a uno stato di impedire l'aborto negli ospedali». La manifestazione, incentrata anche sulla 194 dopo l'ennesimo attacco vaticano, parte un po' alla chetichella con due striscioni in testa: «Genova-Verona un'unica piazza contro i fascisti di ieri e di oggi» e «Sia fatta la nostra volontà. Libertà, diritti, laicità-Pride laico». Il corteo man mano s'ingrossa e nella folla c'è di tutto. Chi per scelta non ha portato bandiere, come i Cobas che hanno aderito all'appello lanciato dai centri sociali (Zapata, Terre di nessuno con Ya basta, Buridda), dall'Arcigay che poi tentenna, dall'Arcilesbica presente massicciamente con le loro bandiere viola, dalla Lila e dagli studenti medi e universitari. I partiti vanno e vengono. C'è qualche bandiera di Prc, Comunisti italiani, Partito comunista dei lavoratori, Sinistra critica con Franco Turigliatto: «Sono dieci anni che nessuno critica il papa come fosse un attentato di lesa maestà - riflette il leader torinese, tornato al suo lavoro nella regione Piemonte - è un apparato maschile oscurantista che vuole decidere dei diritti delle donne». Si definisce «un sessantottino non pentito», prevede «un lungo periodo di ricostruzione che non parta da forme partitiche» e in tempi di pogrom («la sicurezza agitata a sinistra è stato un vero boomerang»), la manifestazione gli sembra una boccata d'aria: «In fondo i partiti della sinistra sono tornati a fare politica insieme in manifestazioni come questa o a Verona».
Tra i temi del corteo tornano anche i costi della due giorni papale in Liguria, che superano tra Genova e Savona il milione e 600 mila euro: «Ma sai quanti corsi per gli stranieri potremmo fare nelle scuole elementari con una cifra come quella? - si chiede Norma Bertullacelli, pacifista e insegnante elementare - abbiamo un progetto per istituire un corso d'italiano per gli stranieri di una ventina di giorni che non si riesce a far partire perché mancano i fondi. Poi scopriamo che il Comune ci mette oltre 800 mila euro per un giorno del papa in città». Norma ce l'ha anche col fatto che Bagnasco abbia il grado di generale per il suo passato da capellano militare: «Un cattolico dovrebbe indignarsi di tutte quelle stellette sulle tonache». In barba ad Arcigay che ha disertato la manifestazione, una decina di soci appaiono con ombrelli colorati (d'altra parte pioviggina) con su scritto «felicemente gay». Un po' più in là Lilia Mulas parla d'inventare pratiche nuove per stare in piazza. A Caricamento uno degli organizzatori, Matteo Jade dello Zapata, è soddisfatto: «Siamo il primo corteo non di sinistra. Siamo quello che facciamo, oggi per uno stato laico, domani contro i cpt, con questa sinistra che c'è solo se comoda ed è diventata un comitato d'affari come sembra dimostrare l'inchiesta genovese non vogliamo più aver niente a che fare. Siamo marxisti e felici che la sinistra non ci sia più». E per oggi col papa al Gaslini, a piazza Matteotti e a piazza della Vittoria la parola d'ordine è stare chiusi in casa.