Il Secolo XIX, 7 maggio 2008
Severe disposizioni del Vaticano: niente crostacei per il Papa
Bruno Viani
Uniti nella fede, separati a tavola. La discontinuità tra i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è grande, malgrado la vicinanza umana dei due pontefici e la coerenza di una proposta evangelica che non può cambiare. E però: da una parte i bagni di folla e le adunate oceaniche del Papa globtrotter sempre in viaggio, accolto dai canti e dal suono delle chitarre. Dall’altra la predilezione per il confronto viso a viso, i viaggi centellinati, le musiche d’organo dell’amato Bach come colonna sonora del nuovo corso.
Il primo pontefice, sportivo e naturalmente gioviale, vantava persino un passato giovanile da attore. Il secondo, riservato fino alla timidezza, appare ancora imbarazzato nell’affrontare le adunate dei fedeli che, proprio per questa riluttanza, lo amano. Potevano due uomini, due sacerdoti, due papi così intimamente diversi, avere gli stessi gusti a tavola? La risposta è no, e ciò che Wojtyla più apprezzava sarà invece bandito dal menu di Papa Ratzinger nel corso della sua due giorni ligure. Così gli organizzatori della visita si trovano ad affrontare anche il piccolo, grande problema dell’accoglienza alimentare del pontefice.
Il 17 maggio la questione non si porrà: a Savona la visita si svolgerà nel pomeriggio e, all’arrivo a Genova in serata, Benedetto XVI cenerà in un clima di grande semplicità alla Guardia, gustando un po’ di brodo e una fettina preparati dal personale volontario del santuario. Scenario completamente diverso il giorno dopo, domenica, quando il pranzo sarà un affare di Stato con centocinquanta commensali, tra cardinali, personale vaticano, seguito laico e rappresentanze istituzionali.
E per il banchetto al seminario, domenica a mezzogiorno, sarà mobilitato lo staff di “Zeffirino”, che ha già curato la ristorazione delle due visite di Giovanni Paolo II a Genova e, forte di quelle esperienze, trasferirà di peso le sue attrezzature e la sua dispensa negli austeri saloni del seminario del Righi.
Le indicazioni sui gusti dei papi, per evitare clamorose incomprensioni e incidenti diplomatici, arrivano direttamente dal Vaticano. E nella cucina del locale gestito dai figli di Zeffirino Belloni (fondatore di un piccolo impero della ristorazione che spazia da Genova a Hong Kong e Las Vegas, passando per Portofino) è arrivato un informale biglietto scritto a mano con pochi, severi diktat culinari: assolutamente “no” a funghi e crostacei, “sì” al pesto ma senz’aglio. Bene qualsiasi tipo di carne ma attenzione al pesce: deve essere sfilettato con cura («Non ci deve essere assolutamente nemmeno una spina», precisa il messaggio vaticano).
«Papa Giovanni Paolo, invece, aveva un debole proprio per i crostacei che non aveva certo mangiato molto spesso, nel corso della vita - racconta Luciano Belloni, figlio del fondatore, caposala e portavoce del locale - tanto che gli avevamo dedicato un piatto: i fagottini con ripieno di scampi, gamberi e aragosta, conditi con lo zafferano e decorati con altri scampi».
E se Papa Wojtyla aveva apprezzato la millesfoglie con la crema chantilly, sui dessert Papa Ratzinger è rigidamente teutonico: il suo debole è il cioccolato in ogni forma. Ma come innaffiare la torta, rivisitazione di tante prelibatezze austroungariche? Giovanni Paolo, si tramanda, aveva molto apprezzato la vernaccia dei Colli di Luni e nel pacco natalizio che Zeffirino gli inviava ogni anno non mancava mai nemmeno una bottiglia di limoncino ligure. Al contrario, come si sa, Benedetto XVI non beve vino e pasteggia solo con acqua e limonata. «Siamo pronti con le spremute», confidano gli chef Giampaolo e Odino Belloni.
Severe disposizioni del Vaticano: niente crostacei per il Papa
Bruno Viani
Uniti nella fede, separati a tavola. La discontinuità tra i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è grande, malgrado la vicinanza umana dei due pontefici e la coerenza di una proposta evangelica che non può cambiare. E però: da una parte i bagni di folla e le adunate oceaniche del Papa globtrotter sempre in viaggio, accolto dai canti e dal suono delle chitarre. Dall’altra la predilezione per il confronto viso a viso, i viaggi centellinati, le musiche d’organo dell’amato Bach come colonna sonora del nuovo corso.
Il primo pontefice, sportivo e naturalmente gioviale, vantava persino un passato giovanile da attore. Il secondo, riservato fino alla timidezza, appare ancora imbarazzato nell’affrontare le adunate dei fedeli che, proprio per questa riluttanza, lo amano. Potevano due uomini, due sacerdoti, due papi così intimamente diversi, avere gli stessi gusti a tavola? La risposta è no, e ciò che Wojtyla più apprezzava sarà invece bandito dal menu di Papa Ratzinger nel corso della sua due giorni ligure. Così gli organizzatori della visita si trovano ad affrontare anche il piccolo, grande problema dell’accoglienza alimentare del pontefice.
Il 17 maggio la questione non si porrà: a Savona la visita si svolgerà nel pomeriggio e, all’arrivo a Genova in serata, Benedetto XVI cenerà in un clima di grande semplicità alla Guardia, gustando un po’ di brodo e una fettina preparati dal personale volontario del santuario. Scenario completamente diverso il giorno dopo, domenica, quando il pranzo sarà un affare di Stato con centocinquanta commensali, tra cardinali, personale vaticano, seguito laico e rappresentanze istituzionali.
E per il banchetto al seminario, domenica a mezzogiorno, sarà mobilitato lo staff di “Zeffirino”, che ha già curato la ristorazione delle due visite di Giovanni Paolo II a Genova e, forte di quelle esperienze, trasferirà di peso le sue attrezzature e la sua dispensa negli austeri saloni del seminario del Righi.
Le indicazioni sui gusti dei papi, per evitare clamorose incomprensioni e incidenti diplomatici, arrivano direttamente dal Vaticano. E nella cucina del locale gestito dai figli di Zeffirino Belloni (fondatore di un piccolo impero della ristorazione che spazia da Genova a Hong Kong e Las Vegas, passando per Portofino) è arrivato un informale biglietto scritto a mano con pochi, severi diktat culinari: assolutamente “no” a funghi e crostacei, “sì” al pesto ma senz’aglio. Bene qualsiasi tipo di carne ma attenzione al pesce: deve essere sfilettato con cura («Non ci deve essere assolutamente nemmeno una spina», precisa il messaggio vaticano).
«Papa Giovanni Paolo, invece, aveva un debole proprio per i crostacei che non aveva certo mangiato molto spesso, nel corso della vita - racconta Luciano Belloni, figlio del fondatore, caposala e portavoce del locale - tanto che gli avevamo dedicato un piatto: i fagottini con ripieno di scampi, gamberi e aragosta, conditi con lo zafferano e decorati con altri scampi».
E se Papa Wojtyla aveva apprezzato la millesfoglie con la crema chantilly, sui dessert Papa Ratzinger è rigidamente teutonico: il suo debole è il cioccolato in ogni forma. Ma come innaffiare la torta, rivisitazione di tante prelibatezze austroungariche? Giovanni Paolo, si tramanda, aveva molto apprezzato la vernaccia dei Colli di Luni e nel pacco natalizio che Zeffirino gli inviava ogni anno non mancava mai nemmeno una bottiglia di limoncino ligure. Al contrario, come si sa, Benedetto XVI non beve vino e pasteggia solo con acqua e limonata. «Siamo pronti con le spremute», confidano gli chef Giampaolo e Odino Belloni.