"Si correggono le contraddizioni antiscientifiche"
La Stampa del 1 maggio 2008, pag. 8
di Maria Corbi
Ignazio Marino, lei era il presidente della Commissione Sanità nella passata legislatura, è soddisfatto delle nuove linee guida alla legge 40 sulla procreazione assistita?
«Soddisfatto, perché ho sempre pensato che l’unico aspetto positivo della legge 40 sia quello di poter emanare ogni tre anni le linee guida. Che in questo caso correggono alcune delle contraddizioni anti- scientifiche contenute nella legge stessa. Mi pare difficile da contrastare il desiderio di una coppia portatrice di una malattia genetica di mettere al mondo un figlio sano».
C’è l’estensione della possibilità di accedere alle tecniche di fecondazione anche alle coppie in cui l’uomo è sieropositivo o ha l’epatite.
«Finalmente si è superata l’intollerabile discriminazione nei confronti delle persone sieropositive, che erano escluse da qualsiasi progetto di famiglia. Una battaglia che porto avanti da anni. Nel 2001 ho trapiantato un sieropositivo, sollevando enormi polemiche. Una limitazione, oggi superata, che era contraria alla cultura della vita da tanti propagandata senza poi far seguire fatti concreti. Non c’è nessun motivo né medico né etico per impedire a queste persone, che ormai hanno una qualità e un’aspettativa di vita normali, di avere figli quando questo è possibile».
Rimane un no alla fecondazione eterologa. D’accordo?
«Quando il dibattito è iniziato, ero psicologicamente a favore, ritenendola una forma di adozione. Poi negli Usa specialisti della materia mi hanno fatto leggere studi pubblicati che dimostrano come nei Paesi come la Svezia questa possibilità si scontri con il diritto di ognuno di conoscere la propria storia genetica. E nel 30% dei casi si creano gravi conflitti nella famiglia, soprattutto nelle ragazze adolescenti».
La Stampa del 1 maggio 2008, pag. 8
di Maria Corbi
Ignazio Marino, lei era il presidente della Commissione Sanità nella passata legislatura, è soddisfatto delle nuove linee guida alla legge 40 sulla procreazione assistita?
«Soddisfatto, perché ho sempre pensato che l’unico aspetto positivo della legge 40 sia quello di poter emanare ogni tre anni le linee guida. Che in questo caso correggono alcune delle contraddizioni anti- scientifiche contenute nella legge stessa. Mi pare difficile da contrastare il desiderio di una coppia portatrice di una malattia genetica di mettere al mondo un figlio sano».
C’è l’estensione della possibilità di accedere alle tecniche di fecondazione anche alle coppie in cui l’uomo è sieropositivo o ha l’epatite.
«Finalmente si è superata l’intollerabile discriminazione nei confronti delle persone sieropositive, che erano escluse da qualsiasi progetto di famiglia. Una battaglia che porto avanti da anni. Nel 2001 ho trapiantato un sieropositivo, sollevando enormi polemiche. Una limitazione, oggi superata, che era contraria alla cultura della vita da tanti propagandata senza poi far seguire fatti concreti. Non c’è nessun motivo né medico né etico per impedire a queste persone, che ormai hanno una qualità e un’aspettativa di vita normali, di avere figli quando questo è possibile».
Rimane un no alla fecondazione eterologa. D’accordo?
«Quando il dibattito è iniziato, ero psicologicamente a favore, ritenendola una forma di adozione. Poi negli Usa specialisti della materia mi hanno fatto leggere studi pubblicati che dimostrano come nei Paesi come la Svezia questa possibilità si scontri con il diritto di ognuno di conoscere la propria storia genetica. E nel 30% dei casi si creano gravi conflitti nella famiglia, soprattutto nelle ragazze adolescenti».