CAMPANIA - Curia e cemento, lo scontro su San Vincenzo
ANTONIO MANZO
13/05/2008 IL MATTINO
Ed oggi vertice in segreteria di Stato. Riunione riservata in Vaticano tra il cardinale Bertone, segretario di Stato, il nunzio apostolico l’arcivescovo Bertello (è l’ambasciatore del papa per l’Italia), il prefetto dei vescovi, cardinale Re, il segretario generale della Cei, monsignor Betori e il presidente dell’istituto centrale del clero, monsignor Trivero. Al centro del tavolo un carteggio che è nelle mani del cardinale Re, ma anche una relazione che monsignor Triverno, dell’istituto sostentamento clero (la cassa nazionale dell’8 per mille e l’ente che sovrintende agli affari diocesani) sarà chiamato a svolgere proprio sui casi più eclatanti registrati a Salerno: dalle lottizzazioni edilizie agli scontri interni all’istituto, dall’utilizzo dei fondi dell’8 per mille ai processi a carico di preti coinvolti in traffici di danaro e prestiti. Nella guerra degli interessi, c’è anche la lottizzazione Edil Trieste di San Vincenzo di Mercato San Severino,novemila metri quadrati di terreno nella frazione sanseverinese. Denunce, solo minacciate. Contenziosi, solo branditi. Poi interviene Roma, nell’ennesima guerra che si consuma su un suolo della curia. Il richiamo ufficiale per Pierro è a firma monsignor Trivero. La delibera del Consigio diocesano degli affari economici del 30 aprile 2007 è illegittima, dice Roma. Perchè? Il consiglio diocesano per gli affari economici deve dare l’ultimo placet al contratto preliminare di vendita di un terreno di 8.247 metri quadrati alla società Edil Trieste al prezzo di 937 mila euro. Il consiglio blocca «poichè è in atto un conflitto tra il dottor Carmine Acconcia e Edil Trieste», la pratica il vescovo la rispedisce all’istituto perchè risolva «la conflittualità». Carmine Acconcia non è un cittadino qualsiasi. È membro del consiglio diocesano per gli affari economici, cioè l’organismo che deve dare il via libera alla vendita di San Vincenzo di Mercato San Severino. Monsignor TRivero scrive a Pierro: «Le motivazioni di rinvio del proprio consenso destano non poca perplessità anche in relazione alla lettura che ne potrebeb esser data». Cioè utilizzare il consiglio per risolvere un conflitto tra un componente del consiglio stesso e la società Edil Trieste. Nel febbraio del 2005 Carmine Acconcia, insieme all’architetto Vincenzo Ruggiero, tutti e due componenti del consiglio affari economici della diocesi, chiedono al presidente dell’istituto, don Notari, di vendere alla Edil Trieste lo stesso terreno in contestazione per un importo di 437mila euro, metà del prezzo poi definito. L’avvocato Luigi Amendola, consulente legale dell’istituto: «Acconcia è in conflitto di interessi», ma minaccia denunce in procura. Acconcia si dimetterà dal consiglio che seduta stante lo invita ad un tavolo di trattativa con il costruttore De Caro (Edil Trieste), il direttore cnetrale dell’istituto sostentamento clero Testa, don Notari e Fabio Amendola direttore dell’istituto salernitano. De Caro rinuncia all’affare della frazione San Vincenzo di San Severino che ora è solo uno dei capitoli dell’indagine della procura della Repubblica nelle mani del pm Alfano.
ANTONIO MANZO
13/05/2008 IL MATTINO
Ed oggi vertice in segreteria di Stato. Riunione riservata in Vaticano tra il cardinale Bertone, segretario di Stato, il nunzio apostolico l’arcivescovo Bertello (è l’ambasciatore del papa per l’Italia), il prefetto dei vescovi, cardinale Re, il segretario generale della Cei, monsignor Betori e il presidente dell’istituto centrale del clero, monsignor Trivero. Al centro del tavolo un carteggio che è nelle mani del cardinale Re, ma anche una relazione che monsignor Triverno, dell’istituto sostentamento clero (la cassa nazionale dell’8 per mille e l’ente che sovrintende agli affari diocesani) sarà chiamato a svolgere proprio sui casi più eclatanti registrati a Salerno: dalle lottizzazioni edilizie agli scontri interni all’istituto, dall’utilizzo dei fondi dell’8 per mille ai processi a carico di preti coinvolti in traffici di danaro e prestiti. Nella guerra degli interessi, c’è anche la lottizzazione Edil Trieste di San Vincenzo di Mercato San Severino,novemila metri quadrati di terreno nella frazione sanseverinese. Denunce, solo minacciate. Contenziosi, solo branditi. Poi interviene Roma, nell’ennesima guerra che si consuma su un suolo della curia. Il richiamo ufficiale per Pierro è a firma monsignor Trivero. La delibera del Consigio diocesano degli affari economici del 30 aprile 2007 è illegittima, dice Roma. Perchè? Il consiglio diocesano per gli affari economici deve dare l’ultimo placet al contratto preliminare di vendita di un terreno di 8.247 metri quadrati alla società Edil Trieste al prezzo di 937 mila euro. Il consiglio blocca «poichè è in atto un conflitto tra il dottor Carmine Acconcia e Edil Trieste», la pratica il vescovo la rispedisce all’istituto perchè risolva «la conflittualità». Carmine Acconcia non è un cittadino qualsiasi. È membro del consiglio diocesano per gli affari economici, cioè l’organismo che deve dare il via libera alla vendita di San Vincenzo di Mercato San Severino. Monsignor TRivero scrive a Pierro: «Le motivazioni di rinvio del proprio consenso destano non poca perplessità anche in relazione alla lettura che ne potrebeb esser data». Cioè utilizzare il consiglio per risolvere un conflitto tra un componente del consiglio stesso e la società Edil Trieste. Nel febbraio del 2005 Carmine Acconcia, insieme all’architetto Vincenzo Ruggiero, tutti e due componenti del consiglio affari economici della diocesi, chiedono al presidente dell’istituto, don Notari, di vendere alla Edil Trieste lo stesso terreno in contestazione per un importo di 437mila euro, metà del prezzo poi definito. L’avvocato Luigi Amendola, consulente legale dell’istituto: «Acconcia è in conflitto di interessi», ma minaccia denunce in procura. Acconcia si dimetterà dal consiglio che seduta stante lo invita ad un tavolo di trattativa con il costruttore De Caro (Edil Trieste), il direttore cnetrale dell’istituto sostentamento clero Testa, don Notari e Fabio Amendola direttore dell’istituto salernitano. De Caro rinuncia all’affare della frazione San Vincenzo di San Severino che ora è solo uno dei capitoli dell’indagine della procura della Repubblica nelle mani del pm Alfano.