sabato 24 maggio 2008

Viaggio a ritroso nel tempo per cercare le origini dei tanti pensieri sul mondo

l’Unità 24.5.08
Viaggio a ritroso nel tempo per cercare le origini dei tanti pensieri sul mondo femminile, dal 1771 a oggi
Flamigni: gioco semiserio sul passato delle donne
di Cristiana Pulcinelli

Lo spunto del narrare è una polemica lontana quasi 250 anni
Sì, mi sono un po’ arrabbiata. Lo voleva l’autore del libro, del resto. Come potevo non arrabbiarmi di fronte alla tesi che, in quanto donna, ragiono con l’utero e non con la testa? Di fronte all’accanimento con cui per secoli saggi e santi, tutti di sesso maschile, hanno cercato di spiegare perché non appartengo alla specie umana?
Ho anche sorriso, così come aveva previsto l’autore. Non fa sorridere l’idea che basti il tocco della mia mano perché zucche e cocomeri dell’orto appassiscano e poi muoiano? O che vestiti eleganti e gioielli possano essere stati considerati tanto pericolosi da richiedere l’emanazione di un decreto per evitare che venissero esibiti dalle signore in pubblico?
Carlo Flamigni, come si legge sulla quarta di copertina del suo nuovo libro, è ginecologo e «si occupa principalmente di Fisiopatologia della riproduzione e di Endocrinologia ginecologica». E tuttavia, il suo libro parla di questi temi solo marginalmente, li sfiora nelle appendici dove, peraltro, sono relegati i ragionamenti sul presente e sul futuro. Per il resto, Casanova e l’invidia del grembo, il cui sottotitolo recita «ragionamenti fatui sulla discussa capacità cognitiva delle donne e sull’esistenza di una ragione nel loro utero», è un viaggio nel passato delle donne attraverso quello che di loro hanno scritto gli uomini. Flamigni lo fa come un gioco. Un gioco semiserio, per meglio dire.
Lo spunto del narrare viene dato da una polemica lontana quasi 250 anni. È il 1771 e Giacomo Casanova, appena giunto a Bologna, viene a conoscenza di due pamphlet scritti da due docenti di medicina dell’università di Bologna. Il primo di questi libretti vuole dimostrare che si deve perdonare alle donne i loro errori perché dipendono dall’utero che, come un animale pensante, interviene nei ragionamenti di chi lo possiede e costringe le donne ad agire loro malgrado. Il secondo, invece, critica questa teoria sostenendo che l’utero è, sì, un animale, ma non interferisce con l’attività cerebrale della donna perché non esistono canali di comunicazione tra quest’organo e il cervello. Casanova si fa beffe di entrambi i professori con un terzo libello dal titolo: Lana caprina. Epistola di un licantropo indirizzata a S.A. la signora principessa J.L. n. P.C. Ultima edizione. In nessun luogo. L’anno 100070072.
Carlo Flamigni comincia il suo libro raccontando le circostanze di questa polemica, ma subito dopo parte per una lunga digressione, un viaggio a ritroso nel tempo per cercare le origini dei tanti pensieri sulle donne, sul misterioso legame che unisce utero e cervello, sull’ancora più misterioso atto del procreare, sull’inferiorità, infine, del sesso femminile.
All’origine troviamo (come sempre) Aristotele secondo cui le femmine altro non sono che maschi mal riusciti. Il suo pensiero arriva fino a San Tommaso che si spinge a cercare una parvenza di causa a questo difetto: forse i venti umidi del Sud impediscono all’uomo di generare un altro essere perfetto, ovvero l’uomo. Comunque, se la donna ha un «difetto di ragione» che, dice sempre Tommaso, è evidente anche nei bambini e nei malati di mente, non si può dire che non abbia un’anima. Qualcuno però, nel corso dei secoli, mette in dubbio anche questo: nel 1595 viene pubblicato un libro in cui l’autore cerca di convincerci del fatto che le donne non sono esseri umani. L’autore utilizza i suoi ragionamenti come un paradosso, è vero, ma dietro (dice Flamigni) vi si legge quello che davvero pensavano gli uomini del tempo.
La storia prosegue con il doloroso capitolo della caccia alle streghe. Quello altrettanto orrendo dei flussi mestruali considerati per secoli impurità contagiosa tanto da ipotizzare che i lebbrosi siano stati concepiti durante una mestruazione. La triste vicenda della menopausa annoverata dagli psichiatri fino al 1980 tra le cause di psicosi. E via discorrendo... L’autore racconta tutto con leggerezza e ironia. Negli approfondimenti, a fine libro, troviamo quello che al momento la scienza ci può dire sulle differenze uomo-donna e sulla procreazione. E qualche sbirciatina al futuro.
Devo dire, però, che se il passato raccontato da Flamigni m’indigna, il presente non è da meno. Potrò seccarmi con Boccaccio quando scrive, parlando di me (in quanto donna) «Niuno latro animale è meno netto di lei», ma che dovrei dire di un papa che vorrebbe rispedirmi dritta dritta nelle mani delle mammane?