Il Papa fa la festa alla legge 194
Il Manifesto del 13 maggio 2008, pag. 7
di Alessandra Fava
L’anniversario è ghiotto. Il 22 maggio ricorrono i trent’anni della legge 194 e in anticipo di pochi giorni sulla ricorrenza, papa Benedetto XVI incontrando oltre 800 rappresentanti del Movimento per la vita ieri in Vaticano non ha perso l’occasione per cassare la legge 194, invocando anche interventi di welfare statale come già fatto l’altro ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il presidente infatti, rispondendo a una precaria che avrebbe voluto evitare l’aborto, aveva chiesto «l’impegno delle istituzioni e della società a favore di una missione essenziale qual è quella sancita dalla Costituzione di mantenere, istruire ed educare i figli».
Ieri il Papa davanti ai militanti del movimento perla vita che presidia ospedali e consultori violando spesso la privacy delle donne, è andato giù duro: «L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto un’ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze». E ha ulteriormente stigmatizzato che «da quando in Italia è stato legalizzato l’aborto ne è derivato un minor rispetto per la persona umana, valore che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede professata». Un messaggio lampante al nuovo governo di centro-destra appena insediato, che infatti viene anche invitato da Benedetto XVI «a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna». Quindi famiglia al singolare.
Le idee espresse non sono nuove. Né per il papa vivente né per quelli passati. Già la Sagra congregazione per la dottrina della fede del 18 novembre 1974 (nella Dichiarazioni sull’aborto procurato) diceva che «la vita del bambino prevale su qualsiasi opinione, e non si può invocare la libertà di pensiero per togliergliela» e invocava «sussidi alle famiglie ed alle madri nubili, aiuti destinati ai bambini, statuto per i figli naturali e conveniente regolazione dell’adozione» per creare «un’alternativa concreta ed onorevole all’aborto».
Ma correvano altri tempi. E’ dunque evidente che se col governo Prodi il Vaticano ha iniziato un attacco sistematico alla 194 scatenando la reazione delle donne, tanto che «Usciamo dal silenzio» è diventato un movimento femminile nazionale, la sferzata arriva più determinata ora col governo Berlusconi. E tocca all’ex ministro della Salute Livia Turco ribadire che «la legge 194 è una legge saggia, lungimirante ed efficace e contiene un equilibrio fra la tutela della salute della donna e la tutela del concepito», mentre meno diplomaticamente il leader dei radicali Pannella bolla le dichiarazioni papale come «una bestemmia contro la verità e contro la religiosità quale viene vissuta nel nostro Paese e nel mondo civile».
Intanto in vista dell’arrivo del papa in Liguria nel prossimo fine settimana, a Genova si prepara una manifestazione per sabato ribattezzata «Pride laico» e indetta tra gli altri da Arci, centri sociali, Usciamo dal silenzio, l’universo gay, lesbiche e trans, e cattolici, che in un appello lanciato un paio di settimane fa su dirittinrete.org scrivono che «come. era facile aspettarsi dopo l’esito del referendum sulla legge 40, l’autodeterminazione della donna e la legge 194 sono oggi violentemente sotto attacco».
Da buoni genovesi, qualcuno ha anche fatto i conti della due giorni papale, denunciando che le spese arrivano a un milione e mezzo di euro. Infatti al Comune di Genova confermano che «l’importo messo dal Comune supera gli 800 mila euro», la curia genovese ne mette altrettanti, e a Savona, prima tappa della visita, le cifre non sono molto inferiori. Così un gruppo di cittadini genovesi ha lanciato un appello, ospitato sul sito di Sinistra europea, per invitare il papa a cancellare la visita e chiedere che quei soldi vengano investiti per servizi ai cittadini.
Per finire in rete non è passato inosservato che nella genovese piazza della Vittoria sono stati tagliati a zero diversi alberi sotto le caravelle, in vista della messa all’aperto di domenica.
Il Manifesto del 13 maggio 2008, pag. 7
di Alessandra Fava
L’anniversario è ghiotto. Il 22 maggio ricorrono i trent’anni della legge 194 e in anticipo di pochi giorni sulla ricorrenza, papa Benedetto XVI incontrando oltre 800 rappresentanti del Movimento per la vita ieri in Vaticano non ha perso l’occasione per cassare la legge 194, invocando anche interventi di welfare statale come già fatto l’altro ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il presidente infatti, rispondendo a una precaria che avrebbe voluto evitare l’aborto, aveva chiesto «l’impegno delle istituzioni e della società a favore di una missione essenziale qual è quella sancita dalla Costituzione di mantenere, istruire ed educare i figli».
Ieri il Papa davanti ai militanti del movimento perla vita che presidia ospedali e consultori violando spesso la privacy delle donne, è andato giù duro: «L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto un’ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze». E ha ulteriormente stigmatizzato che «da quando in Italia è stato legalizzato l’aborto ne è derivato un minor rispetto per la persona umana, valore che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede professata». Un messaggio lampante al nuovo governo di centro-destra appena insediato, che infatti viene anche invitato da Benedetto XVI «a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna». Quindi famiglia al singolare.
Le idee espresse non sono nuove. Né per il papa vivente né per quelli passati. Già la Sagra congregazione per la dottrina della fede del 18 novembre 1974 (nella Dichiarazioni sull’aborto procurato) diceva che «la vita del bambino prevale su qualsiasi opinione, e non si può invocare la libertà di pensiero per togliergliela» e invocava «sussidi alle famiglie ed alle madri nubili, aiuti destinati ai bambini, statuto per i figli naturali e conveniente regolazione dell’adozione» per creare «un’alternativa concreta ed onorevole all’aborto».
Ma correvano altri tempi. E’ dunque evidente che se col governo Prodi il Vaticano ha iniziato un attacco sistematico alla 194 scatenando la reazione delle donne, tanto che «Usciamo dal silenzio» è diventato un movimento femminile nazionale, la sferzata arriva più determinata ora col governo Berlusconi. E tocca all’ex ministro della Salute Livia Turco ribadire che «la legge 194 è una legge saggia, lungimirante ed efficace e contiene un equilibrio fra la tutela della salute della donna e la tutela del concepito», mentre meno diplomaticamente il leader dei radicali Pannella bolla le dichiarazioni papale come «una bestemmia contro la verità e contro la religiosità quale viene vissuta nel nostro Paese e nel mondo civile».
Intanto in vista dell’arrivo del papa in Liguria nel prossimo fine settimana, a Genova si prepara una manifestazione per sabato ribattezzata «Pride laico» e indetta tra gli altri da Arci, centri sociali, Usciamo dal silenzio, l’universo gay, lesbiche e trans, e cattolici, che in un appello lanciato un paio di settimane fa su dirittinrete.org scrivono che «come. era facile aspettarsi dopo l’esito del referendum sulla legge 40, l’autodeterminazione della donna e la legge 194 sono oggi violentemente sotto attacco».
Da buoni genovesi, qualcuno ha anche fatto i conti della due giorni papale, denunciando che le spese arrivano a un milione e mezzo di euro. Infatti al Comune di Genova confermano che «l’importo messo dal Comune supera gli 800 mila euro», la curia genovese ne mette altrettanti, e a Savona, prima tappa della visita, le cifre non sono molto inferiori. Così un gruppo di cittadini genovesi ha lanciato un appello, ospitato sul sito di Sinistra europea, per invitare il papa a cancellare la visita e chiedere che quei soldi vengano investiti per servizi ai cittadini.
Per finire in rete non è passato inosservato che nella genovese piazza della Vittoria sono stati tagliati a zero diversi alberi sotto le caravelle, in vista della messa all’aperto di domenica.