l’Unità Roma 13.5.08
Bambine molestate nel buio della sagrestia
di Valeria Viganò
E.M., 49 anni, è stato condannato per aver abusato sessualmente di due bambine di dieci anni nella parrocchia di santa Rosa di Viterbo a Tor di Quinto. Secondo il capo di imputazione formulato dal Pm Francesco Scavo, il sacerdote ha ripetutamente approfittato della autorità derivantegli dall’essere il padre spirituale delle bambine che frequentavano il corso di catechismo. (da Repubblica, 10 maggio)
La sagrestia è buia, c'è odore di candele e incenso. C'è freddo, c'è l'ombra che sa di vecchio in mezzo a vecchi mobili. Lì il sole quasi non arriva e non ci passa quasi nessuno. Era lì che lui le toccava. Io l'avevo visto dalla serratura, perché sentivo dei sussurri e lo scricchiolio del legno. Avevo visto cosa il prete faceva alle bambine. Erano bambine che frequentavano il catechismo, venivano accompagnate dai genitori e con i loro quadernetti seguivano le parole del prete. Lui spiegava e spiegava la trinità e i comandamenti, e il bene di Dio e di Cristo. Parlava elegante, come io non saprei fare, e guardava dritto negli occhi tutti i ragazzini che lo guardavano a loro volta, pendendo dalle sue labbra. Quando arriva l'età della comunione, del rito che viene dopo il battesimo, per noi in chiesa è un momento solenne. È la comunione con la fede, la chiesa di Santa Rosa a Tor di Quinto era sempre gremita di famiglie, e la parrocchia raccoglieva delle belle cifre con le offerte. Gli insegnamenti del prete davano al catechismo un'aura di santità, le bambine erano soggiogate, e quando lui le invitava in sagrestia pensavano che avrebbe insegnato loro qualcosa di speciale. Qualcosa di speciale per proseguire la via della bontà nel nome di Dio, non bisognerebbe smettere mai di studiare il catechismo. E poi bisogna confessarsi, che anche a dieci anni si commettono peccati, si dicono bugie, si nascondono brutti voti, si risponde male alla mamma. Una volta passando davanti al confessionale, stavo andando a accendere le candele, ho sentito gli stessi sussurri e lo scricchiolio del legno. Poi il prete prendeva per mano le bambine e andava in sagrestia. Io avevo sempre da fare, la cera da dare ai pavimenti, i calici da pulire. Era stato quando ho messo a posto i detersivi. L'armadietto è proprio in fondo al corridoio dove c'era la porta chiusa. Ma la porta normalmente era aperta. Per questo avevo spiato dalla serratura. E lì, davanti ai miei occhi increduli, il prete accarezzava le bambine, le baciava e nei loro piccoli occhi tutto diventava grande e incomprensibile, a lui non si poteva dire di no. Poi ho saputo che quella è stata l'ultima volta, che andava avanti da tanto, l'ho saputo dopo, quando hanno arrestato il prete e mi hanno fatto tante domande e io ho detto sì, sì.
Adesso l'hanno condannato a quattro anni con rito abbreviato, ma a me quattro anni, per questo orrore, sembrano niente. Lui sembrava un buon prete, gentile, premuroso. E in parrocchia, alla condanna, non hanno battuto ciglio, nessuno ha detto niente, e il silenzio mi è sembrato ancora più tremendo.
Bambine molestate nel buio della sagrestia
di Valeria Viganò
E.M., 49 anni, è stato condannato per aver abusato sessualmente di due bambine di dieci anni nella parrocchia di santa Rosa di Viterbo a Tor di Quinto. Secondo il capo di imputazione formulato dal Pm Francesco Scavo, il sacerdote ha ripetutamente approfittato della autorità derivantegli dall’essere il padre spirituale delle bambine che frequentavano il corso di catechismo. (da Repubblica, 10 maggio)
La sagrestia è buia, c'è odore di candele e incenso. C'è freddo, c'è l'ombra che sa di vecchio in mezzo a vecchi mobili. Lì il sole quasi non arriva e non ci passa quasi nessuno. Era lì che lui le toccava. Io l'avevo visto dalla serratura, perché sentivo dei sussurri e lo scricchiolio del legno. Avevo visto cosa il prete faceva alle bambine. Erano bambine che frequentavano il catechismo, venivano accompagnate dai genitori e con i loro quadernetti seguivano le parole del prete. Lui spiegava e spiegava la trinità e i comandamenti, e il bene di Dio e di Cristo. Parlava elegante, come io non saprei fare, e guardava dritto negli occhi tutti i ragazzini che lo guardavano a loro volta, pendendo dalle sue labbra. Quando arriva l'età della comunione, del rito che viene dopo il battesimo, per noi in chiesa è un momento solenne. È la comunione con la fede, la chiesa di Santa Rosa a Tor di Quinto era sempre gremita di famiglie, e la parrocchia raccoglieva delle belle cifre con le offerte. Gli insegnamenti del prete davano al catechismo un'aura di santità, le bambine erano soggiogate, e quando lui le invitava in sagrestia pensavano che avrebbe insegnato loro qualcosa di speciale. Qualcosa di speciale per proseguire la via della bontà nel nome di Dio, non bisognerebbe smettere mai di studiare il catechismo. E poi bisogna confessarsi, che anche a dieci anni si commettono peccati, si dicono bugie, si nascondono brutti voti, si risponde male alla mamma. Una volta passando davanti al confessionale, stavo andando a accendere le candele, ho sentito gli stessi sussurri e lo scricchiolio del legno. Poi il prete prendeva per mano le bambine e andava in sagrestia. Io avevo sempre da fare, la cera da dare ai pavimenti, i calici da pulire. Era stato quando ho messo a posto i detersivi. L'armadietto è proprio in fondo al corridoio dove c'era la porta chiusa. Ma la porta normalmente era aperta. Per questo avevo spiato dalla serratura. E lì, davanti ai miei occhi increduli, il prete accarezzava le bambine, le baciava e nei loro piccoli occhi tutto diventava grande e incomprensibile, a lui non si poteva dire di no. Poi ho saputo che quella è stata l'ultima volta, che andava avanti da tanto, l'ho saputo dopo, quando hanno arrestato il prete e mi hanno fatto tante domande e io ho detto sì, sì.
Adesso l'hanno condannato a quattro anni con rito abbreviato, ma a me quattro anni, per questo orrore, sembrano niente. Lui sembrava un buon prete, gentile, premuroso. E in parrocchia, alla condanna, non hanno battuto ciglio, nessuno ha detto niente, e il silenzio mi è sembrato ancora più tremendo.