giovedì 17 luglio 2008

Caso Englaro, Senato contro giudici: «Deve decidere il Parlamento» Il medico: «Eluana non soffrirà»

Caso Englaro, Senato contro giudici: «Deve decidere il Parlamento» Il medico: «Eluana non soffrirà»

Liberazione del 17 luglio 2008, pag. 5

di Laura Eduati
«Eluana non soffrirà poiché il suo stato vegetativo le impedisce di sentire la fame e la sete».
Carlo Alberto Defanti, il medico che si è reso disponibile a interrompere l'alimentazione e l'idratazione a Eluana Englaro, è categorico. Preferisce tenersi in disparte e non rilasciare dichiarazioni, rispettando così il desiderio di privacy espresso dal padre Beppino.
Una battaglia persa. Politici, giudici e prelati esprimono opinioni furenti sulla vicenda, la prima di questo genere in Italia. Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, parla di «consumazione di vita per una sentenza». Il comitato "Scienza e Vita" ha lanciato un appello contro «la prima esecuzione capitale della storia repubblicana», appello firmato anche da Famiglia Cristiana . I parlamentari cattolici dichiarano con orrore che quella di Eluana sarà una terribile fine per fame e per sete, ed è per questo che Giuliano Ferrara ha chiesto di depositare simbolicamente delle bottiglie di acqua sul sagrato del Duomo di Milano.
«Se fosse cosciente morirebbe in modo orribile» spiega Defanti, ex primario di neurologia. Ma la donna, ormai trentottenne, non può sentire nulla.
Sarà ricoverata nei prossimi giorni nella clinica per malati terminali "Il Nespolo di Airuno" in provincia di Lecco e qui le verrà tolto il sondino che la alimenta. Non saranno sospesi i farmaci anti-epilettici per impedire le convulsioni, verranno somministrati oppiacei per la sedazione, il personale infermieristico le bagnerà le mucose quando si seccheranno. Dieci, quindici giorni al massimo e poi Eluana se ne andrà.
Nulla sembra convincere il padre a fermare il destino scritto dai giudici della Corte d'Appello di Milano che la settimana scorsa gli hanno concesso finalmente di sospendere l'alimentazione alla figlia.
Non lo fermerà probabilmente nemmeno l'iniziativa del presidente del Senato, Renato Schifani, e cioè aprire un conflitto di attribuzione con la Corte di Cassazione per dimostrare che quei giudici non potevano e non dovevano decidere sulla morte della donna di Lecco, in quanto spetterebbe soltanto al Parlamento il compito di legiferare sulla questione.
Se la commissione Affari costituzionali del Senato approverà la mozione, per la prima volta la Corte costituzionale dovrà decidere sul conflitto tra il potere legislativo e la Corte di Cassazione, che nell'ottobre 2007 accolse le ragioni di Beppino Englaro rimandando la decisione alla Corte d'Appello di Milano.
Questo però non porrebbe ostacoli alla decisione dei giudici milanesi. «Il Senato non ha alcuna chance di vincere», commenta Giuseppe Rossodivita, avvocato dei Radicali. E spiega perché: «La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza applicando gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione che esprimono diritti soggettivi immediatamente applicabili ai cittadini anche se il legislatore non ha ancora approvato leggi a riguardo». Ovvero: il Parlamento italiano non ha mai legiferato sul testamento biologico e gli ultimi stadi della vita delle persone, ma la Carta costituzionale prevede comunque il rifiuto delle cure.
Di parere opposto Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte costituzionale e tre volte ministro della Giustizia. In un articolo sul Foglio , Vassalli avverte che «non esiste» nell'ordinamento giuridico italiano «un fondamento positivo» alla sentenza che consente al padre di Eluana di staccare il sondino. Non esiste, insomma, un diritto alla morte bensì un diritto alla vita sancito dalla Costituzione. E rimangono nel codice penale, continua Vassalli, i reati di suicidio assistito e omicidio del consenziente. Nemmeno sarà risolutivo il testamento biologico finché non verrà affrontata la materia nella sua completezza.
Come invece ha fatto la Francia nel 2005 con la legge Leonetti, che permette ai malati gravi di sospendere le cure - compresa l'alimentazione artificiale - ma soltanto se il medico è dello stesso parere e soltanto se il malato si trova nello stadio terminale e/o è cosciente. In realtà la normativa francese non chiarisce se l'alimentazione e l'idratazione siano assimilabili alle terapie, l'interpretazione corrente è che l'alimentazione sia una terapia mentre l'idratazione fa parte delle cure palliative indispensabili anche per chi sceglie di morire. Ad ogni modo, Leonetti ha scritto chiaramente che l'accanimento terapeutico avviene quando la vita viene prolungata artificialmente.
E non c'è dubbio che quella di Eluana è vita artificiale senza possibilità di recupero. Surretizio allora paragonare il suo stato con quello di un neonato che non può nutrirsi da solo ma che ha bisogno di cure altrimenti morirebbe - paragone utilizzato negli ultimi giorni dal Vaticano: il neonato crescerà e diventerà autonomo, Eluana non avrà mai questo privilegio.
E' legittimo chiedersi perché una persona debba morire lentamente, pur senza sofferenze. L'Olanda e il Beglio, con l'eutanasia sotto forma di iniezione letale, hanno risolto il dramma. Il Lussemburgo si appresta ad approvare una legge simile. In Francia, dove pure il governo prevede di rendere pù permissiva la legislazione vigente, l'iniezione letale non riscuote consenso.
L'Italia ha una lunga strada da percorrere.