Il cordone, le staminali e la politica del rinvio
L'Unità del 4 luglio 2008, pag. 26
di Donatella Poretti
Gentile direttore, in merito all’articolo pubblicato lunedì a pag. 23 «Un cordone ombelicale in eredità al proprio figlio. Ma sarà davvero utile?» firmato da Silvia Bencivelli, ritengo doveroso fornirle alcune informazioni. L’articolo infatti preannuncia una novità che avrebbe dovuto decorrere dal primo luglio: purtroppo così non è stato a causa della proroga di una ordinanza dal parte del ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Maurizio Sacconi che rimanda tutto a febbraio del prossimo anno.
L’articolo poi entra anche nel merito della riforma voluta all’unanimità dalla scorsa legislatura grazie ad un emendamento che portava la mia prima firma nel decreto "milleproroghe" e che consentiva la conservazione autologa solidale delle staminali del cordone ombelicale. Al fine di avere a disposizione un maggior numero di cordoni da trapiantare, si consentiva infatti la conservazione in biobanche pubbliche e private e senza oneri per il Sistema Sanitario Nazionale, previo consenso ad una successiva donazione in caso di paziente compatibile.
Perciò nessuna inversione di rotta rispetto alla cultura solidaristica della donazione, anzi questa veniva perfino accresciuta e fatta a proprie spese. Il sistema perfetto tanto elogiato nell’articolo, ha invece prodotto la stortura tutta italiana di permettere solo in teoria la donazione, rendendola impossibile nei fatti (neppure il 10% dei punti nascita e’ attrezzato per la raccolta del cordone, e nei giorni festivi e di notte diventa impraticabile), impedisce la conservazione a proprie spese in Italia, ma la consente e l’autorizza in biobanche private purché queste abbiano sede all’estero, e impedisce che biobanche private italiane che oggi conservano cellule e tessuti possano convenzionarsi e accreditarsi per conservare le staminali del cordone ombelicale. Una ipocrisia micidiale!
L’articolo termina scrivendo che 1.500 cordoni nel 2007 sono volati all’estero, in realtà sono stati in 5 mila, ma il dato peggiore è che nello stesso periodo il sistema ideale italiano della donazione non riusciva a raccoglierne neppure la metà. L’ultima segnalazione in merito è di tipo scientifico: mettere in dubbio l’utilità della conservazione delle staminali - che grazie alla legge voluta dal Parlamento sarebbero state sia a disposizione di trapianti allogenici che autologhi - è fuorviante se non si tiene conto che oggi un terzo dei trapianti a livello mondiale avviene tra consanguinei, cioè tra familiari, e scrivere che forse non sarebbe servito a nulla è quantomeno azzardato.
Comunque la si pensi, credo che su una cosa dovremmo tutti concordare e batterci: evitare che quei cordoni ricchi di preziose cellule staminali utili a curare gravi malattie del sangue finiscano tra i rifiuti della sala parto, se poi la rete pubblica non è in grado di salvarli tutti, intanto permettiamo che vengano raccolti e conservati. Permettiamo una prassi di acclarata utilità, di riconosciuto valore scientifico e un diritto personale di ogni donna, di ogni madre.
La scelta del Governo di prorogare fino al prossimo febbraio l’entrata in vigore della legge e di prolungare questa follia non è tecnica, ma tutta politica. Mi chiedo quale miope politica sia vietare la possibilità di conservare il cordone ombelicale che potrebbe essere una cura anche per altri bambini. La cultura della donazione la si promuove rendendola praticabile e non negando un diritto, tra l’altro già sancito dalla legge. Non è vietando di prestare servizi a strutture private, accreditate e convenzionate, che si promuove qualità e sicurezza delle cure. Non è negando diritti e libertà che si accresce il diritto alla salute dei cittadini e il dovere alle cure da parte dello Stato.
NOTE
senatrice Radicale Partito Democratico
L'Unità del 4 luglio 2008, pag. 26
di Donatella Poretti
Gentile direttore, in merito all’articolo pubblicato lunedì a pag. 23 «Un cordone ombelicale in eredità al proprio figlio. Ma sarà davvero utile?» firmato da Silvia Bencivelli, ritengo doveroso fornirle alcune informazioni. L’articolo infatti preannuncia una novità che avrebbe dovuto decorrere dal primo luglio: purtroppo così non è stato a causa della proroga di una ordinanza dal parte del ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Maurizio Sacconi che rimanda tutto a febbraio del prossimo anno.
L’articolo poi entra anche nel merito della riforma voluta all’unanimità dalla scorsa legislatura grazie ad un emendamento che portava la mia prima firma nel decreto "milleproroghe" e che consentiva la conservazione autologa solidale delle staminali del cordone ombelicale. Al fine di avere a disposizione un maggior numero di cordoni da trapiantare, si consentiva infatti la conservazione in biobanche pubbliche e private e senza oneri per il Sistema Sanitario Nazionale, previo consenso ad una successiva donazione in caso di paziente compatibile.
Perciò nessuna inversione di rotta rispetto alla cultura solidaristica della donazione, anzi questa veniva perfino accresciuta e fatta a proprie spese. Il sistema perfetto tanto elogiato nell’articolo, ha invece prodotto la stortura tutta italiana di permettere solo in teoria la donazione, rendendola impossibile nei fatti (neppure il 10% dei punti nascita e’ attrezzato per la raccolta del cordone, e nei giorni festivi e di notte diventa impraticabile), impedisce la conservazione a proprie spese in Italia, ma la consente e l’autorizza in biobanche private purché queste abbiano sede all’estero, e impedisce che biobanche private italiane che oggi conservano cellule e tessuti possano convenzionarsi e accreditarsi per conservare le staminali del cordone ombelicale. Una ipocrisia micidiale!
L’articolo termina scrivendo che 1.500 cordoni nel 2007 sono volati all’estero, in realtà sono stati in 5 mila, ma il dato peggiore è che nello stesso periodo il sistema ideale italiano della donazione non riusciva a raccoglierne neppure la metà. L’ultima segnalazione in merito è di tipo scientifico: mettere in dubbio l’utilità della conservazione delle staminali - che grazie alla legge voluta dal Parlamento sarebbero state sia a disposizione di trapianti allogenici che autologhi - è fuorviante se non si tiene conto che oggi un terzo dei trapianti a livello mondiale avviene tra consanguinei, cioè tra familiari, e scrivere che forse non sarebbe servito a nulla è quantomeno azzardato.
Comunque la si pensi, credo che su una cosa dovremmo tutti concordare e batterci: evitare che quei cordoni ricchi di preziose cellule staminali utili a curare gravi malattie del sangue finiscano tra i rifiuti della sala parto, se poi la rete pubblica non è in grado di salvarli tutti, intanto permettiamo che vengano raccolti e conservati. Permettiamo una prassi di acclarata utilità, di riconosciuto valore scientifico e un diritto personale di ogni donna, di ogni madre.
La scelta del Governo di prorogare fino al prossimo febbraio l’entrata in vigore della legge e di prolungare questa follia non è tecnica, ma tutta politica. Mi chiedo quale miope politica sia vietare la possibilità di conservare il cordone ombelicale che potrebbe essere una cura anche per altri bambini. La cultura della donazione la si promuove rendendola praticabile e non negando un diritto, tra l’altro già sancito dalla legge. Non è vietando di prestare servizi a strutture private, accreditate e convenzionate, che si promuove qualità e sicurezza delle cure. Non è negando diritti e libertà che si accresce il diritto alla salute dei cittadini e il dovere alle cure da parte dello Stato.
NOTE
senatrice Radicale Partito Democratico