Paolo Ravasin, 48 anni «lasciatemi morire»
Liberazione del 22 luglio 2008, pag. 4
di Maurizio Mequio
«La mia ferma, convinta e documentata volontà è la seguente: nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale. Tale rifiuto è da ritenersi efficace anche nella circostanza in cui perdessi qualsivoglia capacità di esprimere e ribadire la mia volontà. Inoltre, a partire dal momento in cui non fossi più in grado di nutrirmi e idratarmi attraverso la mia bocca, rifiuto la somministrazione di qualsiasi terapia medica destinata a trattare la malattia da cui sono affetto e, oltre altre patologie sopravvenienti intese come complicazioni. Accetto unicamente i farmaci necessari a trattare i sintomi dolorosi derivanti, in particolar modo dalla disidratazione nella modalità di somministrazione che il mio medico - Guido Zerbinati o i suoi sostituti - riterrà appropriata». Questa la coraggiosa risposta di Paolo Ravasin alla sua malattia, la sclerosi laterale amiotrofica, e a tutti coloro sentissero il bisogno di non rispettarlo. Dal letto della casa di cura di Monastier, dove da tempo è immobilizzato, il quarantottenne veneziano ha affidato il suo testamento biologico all'Associazione Luca Coscioni. Un videomessaggio che da ieri è su internet, accessibile per tutti. Occhi lucidi, deciso, in pieno possesso delle facoltà mentali, dice di essere «stato informato dai medici curanti dell'evoluzione della sua malattia e dei trattamenti conseguenti». Rifiuta il ricovero in strutture ospedaliere e segna il suo confine tra la vita e la morte. Traduce la sua sofferenza in un esempio. «Spero - ha detto ai cronisti - che il mio caso sia da stimolo alla politica affinché si legiferi sul tema della libertà di chiunque di accettare o meno le cure mediche, e perché siano realizzate strutture adeguate ad ospitare casi come il mio, che oggi possono ricorrere solo alle case di riposo per anziani».
Di persone che rischiano di entrare in uno stato di apparente equilibrio, tra il sonno incosciente e la morte, in Italia ce ne sono circa 5mila, ma nessuna legge in materia tutela la loro volontà. Anche se la Costituzione afferma che «nessuno» può «essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» e la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Oviedo - ratificata dall'Italia con la Legge 145 del 2001 - stabilisce che «i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento non è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in considerazione», ancora non sono stati messi in atto provvedimenti che traducano il dettato della Costituzione in un testo di legge applicabile.
La sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro - resa attuativa da un decreto della Corte d'Appello secondo il quale il padre potrà sospendere ogni trattamento e favorire così la morte della figlia - ha monopolizzato le giornate estive di Parlamento e Chiesa cattolica, rischiando di soffocare la dignità dei malati con il proliferare di violente prese di posizione e con minacce di interventi burocratico-istituzionali. Ieri, ad esempio, il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini (Pdl), è arrivato ad affermare che la Cassazione avrebbe invaso il potere delle Camere. «Il potere giudiziario - ha dichiarato Vizzini - sembra essersi sostituito materialmente al potere legislativo, al quale solo spetta la funzione di produzione delle norme». La senatrice Laura Bianconi ha contestato ai giudici «di voler permettere che una ragazza in uno stato vegetativo permanente venga fatta morire perché privata della forma minima di sostentamento, quello appunto fornito tramite l'alimentazione e l'idratazione». Domenica scorsa, durante la messa, i parroci romani hanno invitato i fedeli a «invocare il Signore perché illumini le coscienze sul valore intangibile di ogni vita umana», Il quotidiano Avvenire si è appellato a "Le ragioni del cuore" e le suore Misericordine hanno chiesto che la ragazza sia lasciata a loro. Voci che aumentano le sofferenze dei malati e dei familiari e confondono ancora di più la posizione dell'opinione pubblica italiana sull'argomento. Significativo è invece il successo che iniziative come quella di Paolo Ravasin stanno ottenendo in questi giorni. In Veneto, ad esempio, dal 18 luglio alcuni notai stanno registrando testamenti biologici al costo simbolico di un euro. Vogliono far valere - almeno loro - le volontà di questi cittadini.
Liberazione del 22 luglio 2008, pag. 4
di Maurizio Mequio
«La mia ferma, convinta e documentata volontà è la seguente: nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale. Tale rifiuto è da ritenersi efficace anche nella circostanza in cui perdessi qualsivoglia capacità di esprimere e ribadire la mia volontà. Inoltre, a partire dal momento in cui non fossi più in grado di nutrirmi e idratarmi attraverso la mia bocca, rifiuto la somministrazione di qualsiasi terapia medica destinata a trattare la malattia da cui sono affetto e, oltre altre patologie sopravvenienti intese come complicazioni. Accetto unicamente i farmaci necessari a trattare i sintomi dolorosi derivanti, in particolar modo dalla disidratazione nella modalità di somministrazione che il mio medico - Guido Zerbinati o i suoi sostituti - riterrà appropriata». Questa la coraggiosa risposta di Paolo Ravasin alla sua malattia, la sclerosi laterale amiotrofica, e a tutti coloro sentissero il bisogno di non rispettarlo. Dal letto della casa di cura di Monastier, dove da tempo è immobilizzato, il quarantottenne veneziano ha affidato il suo testamento biologico all'Associazione Luca Coscioni. Un videomessaggio che da ieri è su internet, accessibile per tutti. Occhi lucidi, deciso, in pieno possesso delle facoltà mentali, dice di essere «stato informato dai medici curanti dell'evoluzione della sua malattia e dei trattamenti conseguenti». Rifiuta il ricovero in strutture ospedaliere e segna il suo confine tra la vita e la morte. Traduce la sua sofferenza in un esempio. «Spero - ha detto ai cronisti - che il mio caso sia da stimolo alla politica affinché si legiferi sul tema della libertà di chiunque di accettare o meno le cure mediche, e perché siano realizzate strutture adeguate ad ospitare casi come il mio, che oggi possono ricorrere solo alle case di riposo per anziani».
Di persone che rischiano di entrare in uno stato di apparente equilibrio, tra il sonno incosciente e la morte, in Italia ce ne sono circa 5mila, ma nessuna legge in materia tutela la loro volontà. Anche se la Costituzione afferma che «nessuno» può «essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» e la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Oviedo - ratificata dall'Italia con la Legge 145 del 2001 - stabilisce che «i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento non è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in considerazione», ancora non sono stati messi in atto provvedimenti che traducano il dettato della Costituzione in un testo di legge applicabile.
La sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro - resa attuativa da un decreto della Corte d'Appello secondo il quale il padre potrà sospendere ogni trattamento e favorire così la morte della figlia - ha monopolizzato le giornate estive di Parlamento e Chiesa cattolica, rischiando di soffocare la dignità dei malati con il proliferare di violente prese di posizione e con minacce di interventi burocratico-istituzionali. Ieri, ad esempio, il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini (Pdl), è arrivato ad affermare che la Cassazione avrebbe invaso il potere delle Camere. «Il potere giudiziario - ha dichiarato Vizzini - sembra essersi sostituito materialmente al potere legislativo, al quale solo spetta la funzione di produzione delle norme». La senatrice Laura Bianconi ha contestato ai giudici «di voler permettere che una ragazza in uno stato vegetativo permanente venga fatta morire perché privata della forma minima di sostentamento, quello appunto fornito tramite l'alimentazione e l'idratazione». Domenica scorsa, durante la messa, i parroci romani hanno invitato i fedeli a «invocare il Signore perché illumini le coscienze sul valore intangibile di ogni vita umana», Il quotidiano Avvenire si è appellato a "Le ragioni del cuore" e le suore Misericordine hanno chiesto che la ragazza sia lasciata a loro. Voci che aumentano le sofferenze dei malati e dei familiari e confondono ancora di più la posizione dell'opinione pubblica italiana sull'argomento. Significativo è invece il successo che iniziative come quella di Paolo Ravasin stanno ottenendo in questi giorni. In Veneto, ad esempio, dal 18 luglio alcuni notai stanno registrando testamenti biologici al costo simbolico di un euro. Vogliono far valere - almeno loro - le volontà di questi cittadini.