il Riformista 12.7.08
Il Papa indeciso sul mea culpa per gli abusi sessuali in Australia
di P. Rodari
Recentemente era stato il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, ad auspicare che il Papa ripetesse in Australia (Benedetto XVI parte oggi per la giornata mondiale della gioventù in programma dal 15 al 20 luglio nella città australiana) le scuse che ha pronunciato negli Stati Uniti a riguardo degli abusi sessuali che, nel continente oceanico come negli Usa, hanno visto essere protagonisti alcuni sacerdoti. Era stato il cardinale Pell a tirare fuori la richiesta al Pontefice, forse anche perché aveva avuto sentore dell'attacco che, con precisa tempestività, i media gli avrebbero scaraventato addosso proprio nell'imminenza dell'arrivo del Papa: l'accusa, ripresa ieri con grande enfasi dai principali quotidiani australiani, è quella di sempre: Pell, in sostanza, come è stato imputato a diversi suoi "colleghi" negli Stati Uniti, avrebbe coperto le denunce relative a episodi di abusi sessuali perpetrati da preti della sua diocesi. I fatti risalgono al 1982 e, vista l'attenzione che i media hanno riservato alla vicenda, non è escluso che davvero, il Papa, sia "costretto" nei prossimi giorni a dire la sua in una sorta di mea culpa pronunciato in scia a quanto fece in aprile negli Usa. Benedetto XVI è ben consapevole della necessità che le diocesi colpite dallo scandalo degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti riparino al grave delitto e, soprattutto, si adoperino in un più rigoroso discernimento di coloro che intendono essere ordinati, ma nello stesso tempo è improbabile che nella minuziosa preparazione avvenuta in questi giorni a Castelgandolfo dei discorsi da pronunciare in Australia avesse contemplato dei passaggi dedicati al tema. Quindi, se mea culpa saranno pronunciati, la motivazione è da ricercarsi nelle notizie provenienti in questi giorni da Sydney dove, appunto, il cardinale Pell si trova sotto il fuoco mediatico. Tutto è iniziato grazie a un reportage televisivo della tv nazionale Abc , andato in onda una settimana fa. Secondo il programma "Lateline", il porporato avrebbe nascosto i precedenti di abusi sessuali di padre Terrence Goodall a una sua vittima, Anthony Jones, che chiedeva giustizia. Jones ha accusato padre Goodall di aver abusato di lui nel 1982 quando aveva 28 anni ed era coordinatore dell'istruzione religiosa a Sydney. Le indagini condotte dalla Chiesa australiana nel 2003 hanno dimostrato «comportamenti omosessuali» tra padre Goodall e Jones. In quel frangente, Pell scrisse alla vittima dichiarando che le sue accuse non potevano essere accettate perché la Chiesa non era a conoscenza di altre accuse, e così c'era solo «la sua parola contro quella di un altro». Nel corso della trasmissione, tuttavia, è stato ricordato come il cardinale, lo stesso giorno in cui scrisse a Jones, scrisse anche a una seconda vittima, un chierichetto che aveva nove anni quando padre Goodall aveva abusato di lui, accettando la verità delle sue accuse. In un comunicato diffuso poco dopo la trasmissione, il cardinale ha negato di aver voluto ingannare Jones, ma ha ammesso che la lettera era «scritta male ed errata», e che l'errore di espressione era suo. Ma «non vi è stato alcun insabbiamento - ha detto -. Volevo dire che non vi era stata alcuna altra accusa di stupro». E ancora: «Le accuse contro padre Goodall sono state verificate dalla Chiesa e dalla polizia, ed egli è stato sospeso dall'attività sacerdotale. Le autorità della Chiesa hanno cooperato in ogni fase». Comunque sia, anche alla luce della nuova attenzione mediatica riservata alla vicenda, Pell si è visto costretto nelle scorse ore a diffondere una dichiarazione in cui afferma di aver «formalmente riferito le questioni sollevate questa settimana a una commissione consultiva indipendente» guidata dall'ex Giudice della Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud Bill Preistley, il quale avviserà il cardinale delle opzioni possibili. La commissione è costituita da un sacerdote e da laici esperti di legge, economia e psichiatria. Intanto, in risposta a quanto sta avvenendo, i giovani cattolici australiani hanno predisposto una serie di blog e forum per sostenere, anche con le preghiere, l'arcivescovo di Sydney che appena una settimana fa ha parlato loro dell'importanza di una leadership onesta. Blog e forum che in qualche modo vogliono mostrare la vicinanza dei giovani al cardinale il quale, probabilmente, tutto avrebbe voluto tranne che un polverone simile si scatenasse proprio ora, in occasione della prima volta di Benedetto XVI sul suolo australiano.
Il Papa indeciso sul mea culpa per gli abusi sessuali in Australia
di P. Rodari
Recentemente era stato il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, ad auspicare che il Papa ripetesse in Australia (Benedetto XVI parte oggi per la giornata mondiale della gioventù in programma dal 15 al 20 luglio nella città australiana) le scuse che ha pronunciato negli Stati Uniti a riguardo degli abusi sessuali che, nel continente oceanico come negli Usa, hanno visto essere protagonisti alcuni sacerdoti. Era stato il cardinale Pell a tirare fuori la richiesta al Pontefice, forse anche perché aveva avuto sentore dell'attacco che, con precisa tempestività, i media gli avrebbero scaraventato addosso proprio nell'imminenza dell'arrivo del Papa: l'accusa, ripresa ieri con grande enfasi dai principali quotidiani australiani, è quella di sempre: Pell, in sostanza, come è stato imputato a diversi suoi "colleghi" negli Stati Uniti, avrebbe coperto le denunce relative a episodi di abusi sessuali perpetrati da preti della sua diocesi. I fatti risalgono al 1982 e, vista l'attenzione che i media hanno riservato alla vicenda, non è escluso che davvero, il Papa, sia "costretto" nei prossimi giorni a dire la sua in una sorta di mea culpa pronunciato in scia a quanto fece in aprile negli Usa. Benedetto XVI è ben consapevole della necessità che le diocesi colpite dallo scandalo degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti riparino al grave delitto e, soprattutto, si adoperino in un più rigoroso discernimento di coloro che intendono essere ordinati, ma nello stesso tempo è improbabile che nella minuziosa preparazione avvenuta in questi giorni a Castelgandolfo dei discorsi da pronunciare in Australia avesse contemplato dei passaggi dedicati al tema. Quindi, se mea culpa saranno pronunciati, la motivazione è da ricercarsi nelle notizie provenienti in questi giorni da Sydney dove, appunto, il cardinale Pell si trova sotto il fuoco mediatico. Tutto è iniziato grazie a un reportage televisivo della tv nazionale Abc , andato in onda una settimana fa. Secondo il programma "Lateline", il porporato avrebbe nascosto i precedenti di abusi sessuali di padre Terrence Goodall a una sua vittima, Anthony Jones, che chiedeva giustizia. Jones ha accusato padre Goodall di aver abusato di lui nel 1982 quando aveva 28 anni ed era coordinatore dell'istruzione religiosa a Sydney. Le indagini condotte dalla Chiesa australiana nel 2003 hanno dimostrato «comportamenti omosessuali» tra padre Goodall e Jones. In quel frangente, Pell scrisse alla vittima dichiarando che le sue accuse non potevano essere accettate perché la Chiesa non era a conoscenza di altre accuse, e così c'era solo «la sua parola contro quella di un altro». Nel corso della trasmissione, tuttavia, è stato ricordato come il cardinale, lo stesso giorno in cui scrisse a Jones, scrisse anche a una seconda vittima, un chierichetto che aveva nove anni quando padre Goodall aveva abusato di lui, accettando la verità delle sue accuse. In un comunicato diffuso poco dopo la trasmissione, il cardinale ha negato di aver voluto ingannare Jones, ma ha ammesso che la lettera era «scritta male ed errata», e che l'errore di espressione era suo. Ma «non vi è stato alcun insabbiamento - ha detto -. Volevo dire che non vi era stata alcuna altra accusa di stupro». E ancora: «Le accuse contro padre Goodall sono state verificate dalla Chiesa e dalla polizia, ed egli è stato sospeso dall'attività sacerdotale. Le autorità della Chiesa hanno cooperato in ogni fase». Comunque sia, anche alla luce della nuova attenzione mediatica riservata alla vicenda, Pell si è visto costretto nelle scorse ore a diffondere una dichiarazione in cui afferma di aver «formalmente riferito le questioni sollevate questa settimana a una commissione consultiva indipendente» guidata dall'ex Giudice della Corte Suprema del Nuovo Galles del Sud Bill Preistley, il quale avviserà il cardinale delle opzioni possibili. La commissione è costituita da un sacerdote e da laici esperti di legge, economia e psichiatria. Intanto, in risposta a quanto sta avvenendo, i giovani cattolici australiani hanno predisposto una serie di blog e forum per sostenere, anche con le preghiere, l'arcivescovo di Sydney che appena una settimana fa ha parlato loro dell'importanza di una leadership onesta. Blog e forum che in qualche modo vogliono mostrare la vicinanza dei giovani al cardinale il quale, probabilmente, tutto avrebbe voluto tranne che un polverone simile si scatenasse proprio ora, in occasione della prima volta di Benedetto XVI sul suolo australiano.