dal il Vicenza, 30 giugno 2008
prete pedofilo dagli USA a Vicenza
«Padre James Tully è a Vicenza ». L’annuncio arriva da Ashfield, piccola cittadina del Massachusetts, negli Stati Uniti. È una delle tante conferenze stampa organizzate da William Nasch per chiedere giustizia «Quando ero in seminario ho subito degli abusi sessuali dal reverendo Tully. Come me, anche altri giovani - spiega la vittima, ora membro dell’associazione americana Snap The Survivors Network of those Abused by Priests - Per questo motivo il reverendo è stato condannato, ma non ha mai trascorso un giorno in prigione. Anzi, continua la sua missione». Sempre nell’ordine dei Saveriani. Ha cambiato solo Paese. Nei primi anni del Duemila scoppia lo scandalo dei preti pedofili negli Sati Uniti il reverendo Tully, insieme ad altri sacerdoti sotto accusa, viene trasferito in Vaticano. Di lui si perdono le tracce. Nel 2006 il quotidiano Dallas Morning News pubblica un’inchiesta nella quale si parla delle passeggiate dei preti americani in Piazza San Pietro, a Roma. Il giornalista americano incontra anche il reverendo Tully. È una delle ultime passeggiate nella capitale. Qualche anno dopo il prete lascia l’Italia, gli viene affidata una missione in Sierra Leone. Poi, nel 2007, il ritorno in Italia, nella casa dei Saveriani di viale Trento, a Vicenza. La destinazione dovrebbe rimanere segreta. Nessuno deve sapere come e dove operano i sacerdoti statunitensi investiti dallo scandalo-pedofilia. A tradire padre Tully sono le chiacchierate via e-mail con i missionari della Sierra Leone. William Nasch sa che i contatti sono costanti, e nel sito Internet di un’organizzazione umanitaria della Sierra Leone trova l’informazione che cercava: l’indirizzo di posta elettronica del reverendo e la sua attuale destinazione: “Tully. Rev. James J. Sierra Leone: Kamalù, Port Loco and Magburaka. Current: Vicenza, Italy”. Chiede aiuto all’associazione Prometeo, fondata da Massimiliano Frassi, impegnata nella lotta contro la pedofilia. Sul sito web dei volontari italiani venerdì sera è apparsa la segnalazione, poi sono scattate le verifiche immediate. «È impossibile vederlo - spiegano i responsabili vicentini dell’associazione - ma siamo quasi sicuri che sia veramente qui a Vicenza ». L’annuncio del cittadino americano si rivela esatto. Sono bastate poche ore di appostamento davanti alla casa dei Saveriani di viale Trento, sabato mattina, per trovarsi davanti il reverendo James Tully. Una lunga passeggiata da viale Trento fino alla Libreria San Paolo, in corso Palladio. Un berretto per ripararsi dal sole, e la camicia sbottonata, il libro di preghiere e meditazioni, appena acquistato, è l’unico richiamo alla sua identità. Sulla via di ritorno, senza imbarazzo, risponde alle domande: «sì, sono il reverendo Tully», dice. Stretta di mano e sorriso, nessuna difficoltà con la lingua italiana. Conferma di essere stato in Vaticano, e poi in Sierra Leone: «sono arrivato a Vicenza prima di Natale - spiega. Ma sull’attività che svolge dai Saveriani, il reverendo rassicura - I giovani? No, no. Io aiuto la comunità, ma adesso ho a che fare solo con gli anziani». Il sorriso sparisce davanti alle domande che non avrebbe voluto sentire: «Dico ancora messa, ma solo all’interno della Comunità». Le accuse di pedofilia? La risposta è il silenzio.
Da www.ilvicenza.it, 30 giugno 2008
prete pedofilo dagli USA a Vicenza
«Padre James Tully è a Vicenza ». L’annuncio arriva da Ashfield, piccola cittadina del Massachusetts, negli Stati Uniti. È una delle tante conferenze stampa organizzate da William Nasch per chiedere giustizia «Quando ero in seminario ho subito degli abusi sessuali dal reverendo Tully. Come me, anche altri giovani - spiega la vittima, ora membro dell’associazione americana Snap The Survivors Network of those Abused by Priests - Per questo motivo il reverendo è stato condannato, ma non ha mai trascorso un giorno in prigione. Anzi, continua la sua missione». Sempre nell’ordine dei Saveriani. Ha cambiato solo Paese. Nei primi anni del Duemila scoppia lo scandalo dei preti pedofili negli Sati Uniti il reverendo Tully, insieme ad altri sacerdoti sotto accusa, viene trasferito in Vaticano. Di lui si perdono le tracce. Nel 2006 il quotidiano Dallas Morning News pubblica un’inchiesta nella quale si parla delle passeggiate dei preti americani in Piazza San Pietro, a Roma. Il giornalista americano incontra anche il reverendo Tully. È una delle ultime passeggiate nella capitale. Qualche anno dopo il prete lascia l’Italia, gli viene affidata una missione in Sierra Leone. Poi, nel 2007, il ritorno in Italia, nella casa dei Saveriani di viale Trento, a Vicenza. La destinazione dovrebbe rimanere segreta. Nessuno deve sapere come e dove operano i sacerdoti statunitensi investiti dallo scandalo-pedofilia. A tradire padre Tully sono le chiacchierate via e-mail con i missionari della Sierra Leone. William Nasch sa che i contatti sono costanti, e nel sito Internet di un’organizzazione umanitaria della Sierra Leone trova l’informazione che cercava: l’indirizzo di posta elettronica del reverendo e la sua attuale destinazione: “Tully. Rev. James J. Sierra Leone: Kamalù, Port Loco and Magburaka. Current: Vicenza, Italy”. Chiede aiuto all’associazione Prometeo, fondata da Massimiliano Frassi, impegnata nella lotta contro la pedofilia. Sul sito web dei volontari italiani venerdì sera è apparsa la segnalazione, poi sono scattate le verifiche immediate. «È impossibile vederlo - spiegano i responsabili vicentini dell’associazione - ma siamo quasi sicuri che sia veramente qui a Vicenza ». L’annuncio del cittadino americano si rivela esatto. Sono bastate poche ore di appostamento davanti alla casa dei Saveriani di viale Trento, sabato mattina, per trovarsi davanti il reverendo James Tully. Una lunga passeggiata da viale Trento fino alla Libreria San Paolo, in corso Palladio. Un berretto per ripararsi dal sole, e la camicia sbottonata, il libro di preghiere e meditazioni, appena acquistato, è l’unico richiamo alla sua identità. Sulla via di ritorno, senza imbarazzo, risponde alle domande: «sì, sono il reverendo Tully», dice. Stretta di mano e sorriso, nessuna difficoltà con la lingua italiana. Conferma di essere stato in Vaticano, e poi in Sierra Leone: «sono arrivato a Vicenza prima di Natale - spiega. Ma sull’attività che svolge dai Saveriani, il reverendo rassicura - I giovani? No, no. Io aiuto la comunità, ma adesso ho a che fare solo con gli anziani». Il sorriso sparisce davanti alle domande che non avrebbe voluto sentire: «Dico ancora messa, ma solo all’interno della Comunità». Le accuse di pedofilia? La risposta è il silenzio.
Da www.ilvicenza.it, 30 giugno 2008