Eluana, un po’ di silenzio, prego
Il Manifesto del 22 luglio 2008, pag. 12
di Maria Antonietta Farina Coscioni
«Invasione di campo». E’ l’accusa che molti hanno mosso ai giudici della Corte di Cassazione e della Corte d’Appello di Milano per la loro sentenza sul caso di Eluana Englaro. Un’accusa che non ha fondamento. I magistrati al contrario ci hanno consentito di «conoscere» la volontà di Eluana: una volontà che va difesa e tutelata; troppi, in queste ore, in nome della «vita» parlano e straparlano.
Ecco un campionario parziale di questo bestiario: «Ogni fedele cristiano ed ebreo confida che Jhavé fermi la mano e salvi Eluana come fece con Isacco», «Radicali e Associazione Coscioni festeggiano la morte di stato, l’omicidio autorizzato dalla giustizia italiana», «la sentenza è tragicamente sbagliata in punto di diritto e molto pericolosa per il sud sostanziale relativismo giuridico, proprio perché affida un precedente al giudice ordinario», ecc..
Eluana si trova in stato di coma vegetativo. Ipotizzare che un giorno si possa «risvegliare» e sostenere - lei che non è cosciente di nulla - che risponde e reagisce alle sollecitazioni è solo una crudele speculazione. E’ il momento di dire basta, tacete, abbiate rispetto! Ha detto Beppino, il papà di Eluana: «Sono legittime le opinioni di tutti, ma quando le situazioni sono così intime ed estreme, il parere che conta è quello di chi le vive sulla sua pelle». Meglio non si poteva dire.
Eluana è il paradigma di tante altre persone che, come lei, sono vittime di decisioni imposte e non volute; e non è accettabile alcuna discriminazione per effetto dell’attuale incapacità a pronunciarsi e del mancato riconoscimento di volontà precedentemente espresso sulla base di prove. Per questo ho deciso di promuovere una mozione «a sostegno del rispetto della volontà di Eluana» che impegna il governo a fare in modo che siano adottate in tempi brevi misure volte al riconoscimento legale dello strumento della dichiarazione anticipata di volontà in ambito sanitario (il cosiddetto «testamento biologico») con la nomina di un rappresentante fiduciario, in caso di incapacità, a tutela della volontà e libertà di scelta della persona. Si impegna inoltre il governo ad attivarsi perché la sanità pubblica non frapponga ostacoli al rispetto della volontà di Eluana, come indicato dalla Corte di appello di Milano.
Ho inoltre depositato un progetto di legge in materia di «consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari». C’è chi non vuole pronunciarsi sulla propria morte, né scegliere, affidandosi a quello che sarà; una scelta rispettabile e che va rispettata, come quella di chi non accetta di dover continuare a vivere in stato di coma vegetativo. Penso che si debba consentire la possibilità di scegliere tra le due opzioni: non un obbligo, ma una facoltà.
Si tratta di questioni urgenti, certo dolorose e laceranti, da trattare con rispetto e senza strumentalizzazioni; di interesse collettivo, più frequenti di quanto si immagini. Dai risultati di un’indagine del 2005, svolta da una commissione dei Ministero della salute, emergeva che in Italia erano circa 2.500 i pazienti che, come Eluana, si trovano in coma vegetativo. Un’adeguata informazione può fare molto perché su queste vicende torni a calare il silenzio.
NOTE
Deputata radicale e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Il Manifesto del 22 luglio 2008, pag. 12
di Maria Antonietta Farina Coscioni
«Invasione di campo». E’ l’accusa che molti hanno mosso ai giudici della Corte di Cassazione e della Corte d’Appello di Milano per la loro sentenza sul caso di Eluana Englaro. Un’accusa che non ha fondamento. I magistrati al contrario ci hanno consentito di «conoscere» la volontà di Eluana: una volontà che va difesa e tutelata; troppi, in queste ore, in nome della «vita» parlano e straparlano.
Ecco un campionario parziale di questo bestiario: «Ogni fedele cristiano ed ebreo confida che Jhavé fermi la mano e salvi Eluana come fece con Isacco», «Radicali e Associazione Coscioni festeggiano la morte di stato, l’omicidio autorizzato dalla giustizia italiana», «la sentenza è tragicamente sbagliata in punto di diritto e molto pericolosa per il sud sostanziale relativismo giuridico, proprio perché affida un precedente al giudice ordinario», ecc..
Eluana si trova in stato di coma vegetativo. Ipotizzare che un giorno si possa «risvegliare» e sostenere - lei che non è cosciente di nulla - che risponde e reagisce alle sollecitazioni è solo una crudele speculazione. E’ il momento di dire basta, tacete, abbiate rispetto! Ha detto Beppino, il papà di Eluana: «Sono legittime le opinioni di tutti, ma quando le situazioni sono così intime ed estreme, il parere che conta è quello di chi le vive sulla sua pelle». Meglio non si poteva dire.
Eluana è il paradigma di tante altre persone che, come lei, sono vittime di decisioni imposte e non volute; e non è accettabile alcuna discriminazione per effetto dell’attuale incapacità a pronunciarsi e del mancato riconoscimento di volontà precedentemente espresso sulla base di prove. Per questo ho deciso di promuovere una mozione «a sostegno del rispetto della volontà di Eluana» che impegna il governo a fare in modo che siano adottate in tempi brevi misure volte al riconoscimento legale dello strumento della dichiarazione anticipata di volontà in ambito sanitario (il cosiddetto «testamento biologico») con la nomina di un rappresentante fiduciario, in caso di incapacità, a tutela della volontà e libertà di scelta della persona. Si impegna inoltre il governo ad attivarsi perché la sanità pubblica non frapponga ostacoli al rispetto della volontà di Eluana, come indicato dalla Corte di appello di Milano.
Ho inoltre depositato un progetto di legge in materia di «consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari». C’è chi non vuole pronunciarsi sulla propria morte, né scegliere, affidandosi a quello che sarà; una scelta rispettabile e che va rispettata, come quella di chi non accetta di dover continuare a vivere in stato di coma vegetativo. Penso che si debba consentire la possibilità di scegliere tra le due opzioni: non un obbligo, ma una facoltà.
Si tratta di questioni urgenti, certo dolorose e laceranti, da trattare con rispetto e senza strumentalizzazioni; di interesse collettivo, più frequenti di quanto si immagini. Dai risultati di un’indagine del 2005, svolta da una commissione dei Ministero della salute, emergeva che in Italia erano circa 2.500 i pazienti che, come Eluana, si trovano in coma vegetativo. Un’adeguata informazione può fare molto perché su queste vicende torni a calare il silenzio.
NOTE
Deputata radicale e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica