«Subito il testamento biologico l'Italia non può aspettare oltre»
Liberazione del 16 luglio 2008, pag. 4
di Tonino Bucci
Dopo la sentenza sul caso Eluana via libera al testamento biologico? La Chiesa si infuria. Le reazioni sono su tutti i giornali. Un commento lo chiediamo a Demetrio Neri, membro del comitato nazionale di bioetica.
Potrebbe essere il momento buono per avere il testamento biologico anche in Italia. O no?
Lo spero. Da un punto di vista storico il testamento biologico - che è legge in California fin dal 1976 - è nato per affrontare questi casi in cui altrimenti noi dovremmo cercare di ricostruire attraverso le testimonianze la volontà delle persone, come è stato fatto nella vicenda di Eluana. Con tutte le difficoltà e i dubbi del caso. Oppure dovremmo fare come in Inghilterra. C'è stato il caso famoso di Tony Bland. Lì la Corte dei Lords ha giudicato sulla base del principio del migliore interesse della persona senza ricostruire la volontà del paziente. Si è chiesta: ma noi tenendo in vita il corpo in queste condizioni stiamo realmente facendo l'interesse migliore della persona? Sono procedure che da un punto di vista giuridico suscitano entrambe perplessità. Il testamento biologico è stato fin dall'inizio consigliato per poter avere una testimonianza di prima mano della persona stessa. Se in futuro vogliamo avere meno casi come quello di Eluana, dobbiamo favorire questo strumento. Se il nostro parlamento riprendesse la discussione che si è interrotta nella precedente legislatura, farebbe una cosa ottima.
Quale sarebbe una buona legge?
Ce l'hanno già in Francia e in Spagna. Sarebbe augurabile anche da noi. Non possiamo pensare che sia la magistratura a decidere su ogni singolo caso. Ci vuole una legge che permetta a ognuno di noi, quando è ancora in buona salute, di lasciare delle disposizioni. Il problema che nella scorsa legislatura ha intralciato i lavori riguarda quali trattamenti si possano rifiutare. Se per ipotesi fosse passata la legge Binetti il caso di Eluana sarebbe rimasto comunque fuori - a prescindere dal fatto che Eluana non ha lasciato alcun testamento. Prevedeva che il paziente non potesse dare disposizioni riguardo all'idratazione e all'alimentazione artificiali. E' un errore gravissimo. A una persona adulta e consapevole non si possono imporre divieti su quali trattamenti voglia o non voglia rifiutare. Dire poi che l'idratazione e l'alimentazione artificiali non siano trattamenti medici è una sciocchezza dal punto di vista scientifico.
I malumori della Chiesa possono mettere in discussione la sentenza?
Da un punto di vista giuridico credo di no. Di queste reazioni mi meraviglia il carattere ideologico. Si fa della questione un problema generale di confine della libertà. C'è gente che non vuole un allargamento della libertà. Nella guida per operatori sanitari del Pontificio consiglio della pastorale degli operatori sanitari del 1994 c'è scritto che anche l'idratazione e l'alimentazione artificiale possono diventare un trattamento gravoso per il paziente e che quindi l'interruzione, in questo caso, non configura eutanasia. Quando i cattolici dicono che questa è eutanasia, è segno che non hanno letto i documenti della loro Chiesa che su questa materia è probabilmente molto più umana di quanto loro stessi suppongano per ragioni puramente di schieramento ideologico.
Liberazione del 16 luglio 2008, pag. 4
di Tonino Bucci
Dopo la sentenza sul caso Eluana via libera al testamento biologico? La Chiesa si infuria. Le reazioni sono su tutti i giornali. Un commento lo chiediamo a Demetrio Neri, membro del comitato nazionale di bioetica.
Potrebbe essere il momento buono per avere il testamento biologico anche in Italia. O no?
Lo spero. Da un punto di vista storico il testamento biologico - che è legge in California fin dal 1976 - è nato per affrontare questi casi in cui altrimenti noi dovremmo cercare di ricostruire attraverso le testimonianze la volontà delle persone, come è stato fatto nella vicenda di Eluana. Con tutte le difficoltà e i dubbi del caso. Oppure dovremmo fare come in Inghilterra. C'è stato il caso famoso di Tony Bland. Lì la Corte dei Lords ha giudicato sulla base del principio del migliore interesse della persona senza ricostruire la volontà del paziente. Si è chiesta: ma noi tenendo in vita il corpo in queste condizioni stiamo realmente facendo l'interesse migliore della persona? Sono procedure che da un punto di vista giuridico suscitano entrambe perplessità. Il testamento biologico è stato fin dall'inizio consigliato per poter avere una testimonianza di prima mano della persona stessa. Se in futuro vogliamo avere meno casi come quello di Eluana, dobbiamo favorire questo strumento. Se il nostro parlamento riprendesse la discussione che si è interrotta nella precedente legislatura, farebbe una cosa ottima.
Quale sarebbe una buona legge?
Ce l'hanno già in Francia e in Spagna. Sarebbe augurabile anche da noi. Non possiamo pensare che sia la magistratura a decidere su ogni singolo caso. Ci vuole una legge che permetta a ognuno di noi, quando è ancora in buona salute, di lasciare delle disposizioni. Il problema che nella scorsa legislatura ha intralciato i lavori riguarda quali trattamenti si possano rifiutare. Se per ipotesi fosse passata la legge Binetti il caso di Eluana sarebbe rimasto comunque fuori - a prescindere dal fatto che Eluana non ha lasciato alcun testamento. Prevedeva che il paziente non potesse dare disposizioni riguardo all'idratazione e all'alimentazione artificiali. E' un errore gravissimo. A una persona adulta e consapevole non si possono imporre divieti su quali trattamenti voglia o non voglia rifiutare. Dire poi che l'idratazione e l'alimentazione artificiali non siano trattamenti medici è una sciocchezza dal punto di vista scientifico.
I malumori della Chiesa possono mettere in discussione la sentenza?
Da un punto di vista giuridico credo di no. Di queste reazioni mi meraviglia il carattere ideologico. Si fa della questione un problema generale di confine della libertà. C'è gente che non vuole un allargamento della libertà. Nella guida per operatori sanitari del Pontificio consiglio della pastorale degli operatori sanitari del 1994 c'è scritto che anche l'idratazione e l'alimentazione artificiale possono diventare un trattamento gravoso per il paziente e che quindi l'interruzione, in questo caso, non configura eutanasia. Quando i cattolici dicono che questa è eutanasia, è segno che non hanno letto i documenti della loro Chiesa che su questa materia è probabilmente molto più umana di quanto loro stessi suppongano per ragioni puramente di schieramento ideologico.