l’Unità 16.7.08
Eluana, i vescovi accusano. Il padre: «Condizione innaturale»
Il presidente Cei Bagnasco: no a consumare una vita con una sentenza
Beppino Englaro: i protocolli rianimativi hanno fermato il corso delle cose
di Virginia Lori
«QUI NON SI TRATTA di una consumazione di una vita, ma di fare in modo che la natura riprenda il suo corso che è stato interrotto dai protocolli rianimativi che hanno portato Eluana allo stato vegetativo permanente. Questa è una condizione innaturale».
Ancora una volta sono le parole di Beppino Englaro - ferme - a segnare tutta la distanza tra le opinioni e le esperienze vissute sulla pelle, 16 anni accanto alla sua Eluana inchiodata a un letto. E così infatti Beppino risponde all’ennesimo affondo dei vescovi, che dicono di «non poter tacere» sulla drammaticità della sentenza che autorizza il no al prosieguo dell’alimentazione artificiale: si tratterebbe - secondo il presidente della cei Bagnasco - di «procedere a una consumazione di una vita per sentenza».
«Non voglio insegnare niente a Bagnasco», precisa il papà di Eluana rispondendo al presidente della Cei «perchè come tutte le persone ha il diritto di esprimere la propria posizione che, in questo caso, ricalca il magistero della Chiesa. Ci mancherebbe altro». Ma ribadisce con convinzione che «questa situazione è stata creata clinicamente e se ne deve uscire clinicamente secondo protocolli che rispettino la persona umana». E ancora: «Chi critica questa decisione prima legga le due sentenze della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano e poi parli. Volete che i magistrati di una Suprema Corte e d’Appello scendano a questo livello e autorizzino una persona a far morire un’altra di fame e di sete?». «Quando capiranno il valore di questa sentenza e di quella della Cassazione, avranno fatto tanti danni ma si renderanno conto che questi magistrati sono andati così nel profondo che più non potevano». «Io non devo difendere nessuno - ha aggiunto - ma parlo per amore della realtà di Eluana, realtà che loro hanno intravisto molto bene. Dobbiamo essere fieri di questi magistrati». Inoltre Beppino Englaro ha sottolineato che «certi luoghi comuni sono indietro anni luce rispetto alla volontà di mia figlia». E quindi ha rivolto ancora un appello: «Per favore, prima di parlare leggete queste sentenze, altrimenti non ha senso».
E in attesa delle decisioni sul dove effettuare le procedure di «uscita», continua anche la polemica politica. Con Binetti a ribadire che quella dei giudici di Milano è «una vera e propria sentenza di morte, fortunatamente non ancora applicata», che di fatto «può diventare la porta d’ingresso dell’eutanasia». Ancora più truculento Avvenire: la decisione dei giudici di Milano di sospendere alimentazione e idratazione a Eluana è la «prima “misericordiosa” esecuzione capitale nella storia della Repubblica italiana».
Eluana, i vescovi accusano. Il padre: «Condizione innaturale»
Il presidente Cei Bagnasco: no a consumare una vita con una sentenza
Beppino Englaro: i protocolli rianimativi hanno fermato il corso delle cose
di Virginia Lori
«QUI NON SI TRATTA di una consumazione di una vita, ma di fare in modo che la natura riprenda il suo corso che è stato interrotto dai protocolli rianimativi che hanno portato Eluana allo stato vegetativo permanente. Questa è una condizione innaturale».
Ancora una volta sono le parole di Beppino Englaro - ferme - a segnare tutta la distanza tra le opinioni e le esperienze vissute sulla pelle, 16 anni accanto alla sua Eluana inchiodata a un letto. E così infatti Beppino risponde all’ennesimo affondo dei vescovi, che dicono di «non poter tacere» sulla drammaticità della sentenza che autorizza il no al prosieguo dell’alimentazione artificiale: si tratterebbe - secondo il presidente della cei Bagnasco - di «procedere a una consumazione di una vita per sentenza».
«Non voglio insegnare niente a Bagnasco», precisa il papà di Eluana rispondendo al presidente della Cei «perchè come tutte le persone ha il diritto di esprimere la propria posizione che, in questo caso, ricalca il magistero della Chiesa. Ci mancherebbe altro». Ma ribadisce con convinzione che «questa situazione è stata creata clinicamente e se ne deve uscire clinicamente secondo protocolli che rispettino la persona umana». E ancora: «Chi critica questa decisione prima legga le due sentenze della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano e poi parli. Volete che i magistrati di una Suprema Corte e d’Appello scendano a questo livello e autorizzino una persona a far morire un’altra di fame e di sete?». «Quando capiranno il valore di questa sentenza e di quella della Cassazione, avranno fatto tanti danni ma si renderanno conto che questi magistrati sono andati così nel profondo che più non potevano». «Io non devo difendere nessuno - ha aggiunto - ma parlo per amore della realtà di Eluana, realtà che loro hanno intravisto molto bene. Dobbiamo essere fieri di questi magistrati». Inoltre Beppino Englaro ha sottolineato che «certi luoghi comuni sono indietro anni luce rispetto alla volontà di mia figlia». E quindi ha rivolto ancora un appello: «Per favore, prima di parlare leggete queste sentenze, altrimenti non ha senso».
E in attesa delle decisioni sul dove effettuare le procedure di «uscita», continua anche la polemica politica. Con Binetti a ribadire che quella dei giudici di Milano è «una vera e propria sentenza di morte, fortunatamente non ancora applicata», che di fatto «può diventare la porta d’ingresso dell’eutanasia». Ancora più truculento Avvenire: la decisione dei giudici di Milano di sospendere alimentazione e idratazione a Eluana è la «prima “misericordiosa” esecuzione capitale nella storia della Repubblica italiana».