l’Unità 30.7.08
Procreazione. Firenze rinvia la legge 40 alla Consulta
Procreazione, ora la palla - o la «patata bollente», che dir si voglia - passa alla Corte Costituzionale. Con l'ordinanza emessa dal giudice civile di Firenze Isabella Mariani, infatti, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita incassa una sonora bocciatura e viene rinviata alla Consulta per un giudizio di costituzionalità proprio su quelli che sono i suoi punti più controversi, ovvero il cuore della legge stessa: primo tra tutti, il limite di tre embrioni producibili e l'obbligatorietà di impianto, senza possibilità di revoca del consenso da parte della donna, una volta che l'ovulo è stato fecondato. Ad essere «contestato» è inoltre il protocollo unico di trattamento cui il medico deve uniformarsi per tutte le pazienti, senza poter considerare la specificità di ogni singolo caso. Tanto che il giudice ritiene si crei un «grave nocumento alla salute della donna».
Spetterà ora alla Corte, sulla base del ricorso presentato da una coppia milanese con problemi di sterilità, come spiega l'avvocato Gianni Baldini, loro legale di fiducia, decidere se le parti più importanti della legge sono o meno in contrasto con la Carta Costituzionale. Quattro i punti «bocciati» dall'ordinanza: il limite dei tre embrioni producibili, l'obbligo del loro impianto contemporaneo in utero, il divieto di crioconservazione degli embrioni e l'irrevocabilità del consenso della paziente.
«Se l'orientamento della Suprema Corte si manterrà coerente con tutte le pronunce precedenti - ha commentato il legale - il conto alla rovescia per la legge potrebbe essere più che una semplice speranza». Nel ricorso, ha inoltre spiegato Baldini, «si chiede anche alla Corte una pronuncia che faccia chiarezza circa la totale ammissibilità della diagnosi genetica preimpianto dell'embrione in particolari casi, poichè, la sua previsione da parte delle linee guida emanate dall'ex ministro Livia Turco, lascia comunque delle zone d'ombra».
Procreazione. Firenze rinvia la legge 40 alla Consulta
Procreazione, ora la palla - o la «patata bollente», che dir si voglia - passa alla Corte Costituzionale. Con l'ordinanza emessa dal giudice civile di Firenze Isabella Mariani, infatti, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita incassa una sonora bocciatura e viene rinviata alla Consulta per un giudizio di costituzionalità proprio su quelli che sono i suoi punti più controversi, ovvero il cuore della legge stessa: primo tra tutti, il limite di tre embrioni producibili e l'obbligatorietà di impianto, senza possibilità di revoca del consenso da parte della donna, una volta che l'ovulo è stato fecondato. Ad essere «contestato» è inoltre il protocollo unico di trattamento cui il medico deve uniformarsi per tutte le pazienti, senza poter considerare la specificità di ogni singolo caso. Tanto che il giudice ritiene si crei un «grave nocumento alla salute della donna».
Spetterà ora alla Corte, sulla base del ricorso presentato da una coppia milanese con problemi di sterilità, come spiega l'avvocato Gianni Baldini, loro legale di fiducia, decidere se le parti più importanti della legge sono o meno in contrasto con la Carta Costituzionale. Quattro i punti «bocciati» dall'ordinanza: il limite dei tre embrioni producibili, l'obbligo del loro impianto contemporaneo in utero, il divieto di crioconservazione degli embrioni e l'irrevocabilità del consenso della paziente.
«Se l'orientamento della Suprema Corte si manterrà coerente con tutte le pronunce precedenti - ha commentato il legale - il conto alla rovescia per la legge potrebbe essere più che una semplice speranza». Nel ricorso, ha inoltre spiegato Baldini, «si chiede anche alla Corte una pronuncia che faccia chiarezza circa la totale ammissibilità della diagnosi genetica preimpianto dell'embrione in particolari casi, poichè, la sua previsione da parte delle linee guida emanate dall'ex ministro Livia Turco, lascia comunque delle zone d'ombra».