l'Unità 3.7.08
«La Chiesa ha coperto don Ruggero»
di Massimiliano Di Dio
«DOPO AVER denunciato ai miei superiori gli abusi che avvenivano in parrocchia sono stato isolato. Tanto come uomo quanto come sacerdote. Mi fu persino
vietato di esercitare regolarmente le mie funzioni, suscitando in me amarezza, sconforto e un forte disagio. Don Ruggero invece fu sospeso per un mese ma quello è stato solo un atto dovuto. Che non ha prodotto alcun risultato se non quello di dimostrare che chi doveva sapere, in realtà sapeva». Ha paura don Claudio ma non si tira indietro. La sua vita non è più la stessa da quando ha messo nero su bianco davanti ai carabinieri gli abusi commessi negli ultimi dieci anni dentro la parrocchia romana Natività di Maria Santissima. Per quegli episodi don Ruggero Conti, 55 anni, è stato arrestato per violenza sessuale aggravata e continuata. «È tutto un complotto», è stata l’unica reazione del sacerdote finito in manette. «Dopo 11 anni di esperienza, processi vinti e proposte di leggi, non saremo mai scesi in campo per un semplice complotto», replica Roberto Mirabile, presidente dell’associazione onlus La Caramella Buona. A lui don Claudio si è rivolto dopo il muro di silenzio eretto dalle autorità ecclesiastiche e sempre attraverso quell’associazione parla oggi. Intanto, proprio ieri in Procura è stato ascoltato monsignor Gino Reali, vescovo della diocesi di zona (Porto Santa Rufina). Sul contenuto dell’interrogatorio c’è il massimo riserbo. E nel frattempo a Regina Coeli un perito ha visitato don Conti. E tra cinque giorni dirà se le sue condizioni di salute sono compatibili con il carcere.
Don Claudio, cosa l’aveva insospettita?
«Don Ruggero manifestava attenzioni particolari per i minori, che si evidenziavano nel contatto fisico. Ad alcuni di questi episodi hanno assistito gli stessi fedeli della parrocchia. Ad esempio quando ha baciato un ragazzo sulla bocca fuori dal piazzale della chiesa. Oppure quando ha fatto sedere sulle sue ginocchia un chierichetto e gli ha accarezzato la schiena. Io stesso l’ho visto baciargli ripetutamente le mani dentro la segreteria parrocchiale».
Non è stato l’unico episodio al quale ha assistito direttamente.
«In un’altra occasione entrai improvvisamente nel mio ufficio e vidi don Ruggero che aveva le mani all’interno della coscia di un minore. Dopo aver ritirato la mano, si irrigidì ma non disse nulla. Un ragazzo ha raccontato al cugino di un abuso con il parroco. E poi c’era quel gran via vai di minori che senza motivo dormivano all’interno del suo appartamento».
Monsignor Reali ne era al corrente?
«La situazione era conosciuta dal Vescovo, era ormai di dominio pubblico. Molti ragazzi erano in possesso delle chiavi di casa del parroco, copia direttamente consegnata loro dal sacerdote. Una cosa che non ha mai fatto nemmeno con noi vicari. E poi in casa aveva materiale pornografico, canali televisivi che trasmettevano film porno».
La Magistratura ora farà il suo corso. Ma la Chiesa come può combattere la piaga interna della
pedofilia?
«Preferirei non esprimermi in quanto, nonostante l’accaduto, in cuor mio sento ancora la forza di credere nella vera grande missione della Chiesa. Che certo non può essere minata da singoli episodi».
Lei però non è stato ascoltato dalle autorità ecclesiastiche.
«Un aiuto e conforto concreto l’ho ottenuto rivolgendomi all’associazione onlus La Caramella buona, nella quale ho trovato subito un punto di riferimento e il coraggio per procedere nel mio intento di tutelare i ragazzi della parrocchia».
«La Chiesa ha coperto don Ruggero»
di Massimiliano Di Dio
«DOPO AVER denunciato ai miei superiori gli abusi che avvenivano in parrocchia sono stato isolato. Tanto come uomo quanto come sacerdote. Mi fu persino
vietato di esercitare regolarmente le mie funzioni, suscitando in me amarezza, sconforto e un forte disagio. Don Ruggero invece fu sospeso per un mese ma quello è stato solo un atto dovuto. Che non ha prodotto alcun risultato se non quello di dimostrare che chi doveva sapere, in realtà sapeva». Ha paura don Claudio ma non si tira indietro. La sua vita non è più la stessa da quando ha messo nero su bianco davanti ai carabinieri gli abusi commessi negli ultimi dieci anni dentro la parrocchia romana Natività di Maria Santissima. Per quegli episodi don Ruggero Conti, 55 anni, è stato arrestato per violenza sessuale aggravata e continuata. «È tutto un complotto», è stata l’unica reazione del sacerdote finito in manette. «Dopo 11 anni di esperienza, processi vinti e proposte di leggi, non saremo mai scesi in campo per un semplice complotto», replica Roberto Mirabile, presidente dell’associazione onlus La Caramella Buona. A lui don Claudio si è rivolto dopo il muro di silenzio eretto dalle autorità ecclesiastiche e sempre attraverso quell’associazione parla oggi. Intanto, proprio ieri in Procura è stato ascoltato monsignor Gino Reali, vescovo della diocesi di zona (Porto Santa Rufina). Sul contenuto dell’interrogatorio c’è il massimo riserbo. E nel frattempo a Regina Coeli un perito ha visitato don Conti. E tra cinque giorni dirà se le sue condizioni di salute sono compatibili con il carcere.
Don Claudio, cosa l’aveva insospettita?
«Don Ruggero manifestava attenzioni particolari per i minori, che si evidenziavano nel contatto fisico. Ad alcuni di questi episodi hanno assistito gli stessi fedeli della parrocchia. Ad esempio quando ha baciato un ragazzo sulla bocca fuori dal piazzale della chiesa. Oppure quando ha fatto sedere sulle sue ginocchia un chierichetto e gli ha accarezzato la schiena. Io stesso l’ho visto baciargli ripetutamente le mani dentro la segreteria parrocchiale».
Non è stato l’unico episodio al quale ha assistito direttamente.
«In un’altra occasione entrai improvvisamente nel mio ufficio e vidi don Ruggero che aveva le mani all’interno della coscia di un minore. Dopo aver ritirato la mano, si irrigidì ma non disse nulla. Un ragazzo ha raccontato al cugino di un abuso con il parroco. E poi c’era quel gran via vai di minori che senza motivo dormivano all’interno del suo appartamento».
Monsignor Reali ne era al corrente?
«La situazione era conosciuta dal Vescovo, era ormai di dominio pubblico. Molti ragazzi erano in possesso delle chiavi di casa del parroco, copia direttamente consegnata loro dal sacerdote. Una cosa che non ha mai fatto nemmeno con noi vicari. E poi in casa aveva materiale pornografico, canali televisivi che trasmettevano film porno».
La Magistratura ora farà il suo corso. Ma la Chiesa come può combattere la piaga interna della
pedofilia?
«Preferirei non esprimermi in quanto, nonostante l’accaduto, in cuor mio sento ancora la forza di credere nella vera grande missione della Chiesa. Che certo non può essere minata da singoli episodi».
Lei però non è stato ascoltato dalle autorità ecclesiastiche.
«Un aiuto e conforto concreto l’ho ottenuto rivolgendomi all’associazione onlus La Caramella buona, nella quale ho trovato subito un punto di riferimento e il coraggio per procedere nel mio intento di tutelare i ragazzi della parrocchia».