pubblicato su: spogli.blogspot.com
Diritto di critica, questa è vera Sapienza
17 gennaio 2008
Nei giorni scorsi in Italia c’`e stata un’ardente discussione riguardo all’invito del Papa alla Sa-
pienza. Due le questioni scottanti: la prima `e una lettera inviata da 67 docenti di Fisica al magnifico rettore Guarini, la seconda l’occupazione del rettorato e del Senato Accademico de La Sapienza ad opera degli studenti della medesima. Come vedremo le due questioni si collegano in modi inaspettati.
Riassumiamo brevemente l’accaduto. Diversi mesi fa il rettore Guarini decide di invitare il papa a tenere una lectio magistralis in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza.
Alcuni docenti scrivono al rettore dicendo di condividere il contenuto di una lettera pubblica del prof. Cini ad indirizzo del Guarini in cui si qualifica l’invito come incongruo e si richiede di annullarlo. Tra i motivi della discordia una frase citata dal pontefice in un discorso, in cui si giustifica il processo a Galileo. La richiesta viene respinta cosi come la possibilit`a di organizzare una contestazione. A questo punto i collettivi studenteschi, vistasi negata la possibilit`a di manifestare, occupano rettorato e Senato Accademico. Solo la mediazione del commissario Trevi che convince il rettore a consentire la manifestazione scioglie l’occupazione. Dopo il rimbalzare sugli organi di stampa della notizia dell’avvenuto via libera alla contestazione, arriva la rinuncia del papa: una contestazione in mondovisione nuocerebbe all’immagine del Pontefice. La condanna di quasi tutta la politica nei confronti di docenti e studenti `e immediata e durissima, con l’accusa di aver impedito al pontefice di esprimersi. Si arriva a definirli cattivi maestri come i brigatisti, a chiederne l’allontamento, le massime cariche dello stato parlano di un’Italia umiliata. In primo luogo non si capisce in che modo
docenti e studenti avrebbero valicato i limiti della normale pratica democratica. Contro il papa non sono state formulate minacce di nessun tipo, a patto che non si intenda come minaccia la volont`a di contestare le sue parole. Lo stesso ministero degli interni escludeva qualsiasi problema di sicurezza e gli studenti avevano garantito la pacificit`a della manifestazione.
E' in mala fede o nell’ignoranza chi dice che al Papa `e stato impedito di parlare, la frase completa `e: “al Papa `e stato impedito di parlare senza ricevere critiche”. Egli poteva infatti tranquillamente scegliere di recarsi in ogni caso a La Sapienza e fare il suo intervento, col corollario che come qualsiasi personaggio pubblico avrebbe corso il rischio di una contestazione. In secondo luogo la lettera firmata dai docenti non era indirizzata al papa bens`ı al rettore Guarini. Egli ha giocato, in questa vicenda, un ruolo chiave, e ha mostrato la propria incapacit`a nel gestire una situazione prevedibile. Infatti, nota l’eterogeneit`a di vedute degli studenti riguardo alla religione, non prevedere la presenza di contestatori agguerriti suona addirittura come una voluta provocazione. Da quando l’esercizio di un diritto fondamentale, vale a dire la libera espressione del dissenso, uno dei pilastri di ogni democrazia e forse ci`o che pi`u distingue democrazia da dittatura, `e diventato in Italia qualcosa che non fa onore alle tradizioni di civilt`a e di tolleranza dell’Italia? I politici che oggi con tono magniloquente stanno accusando gli studenti romani di aver censurato il Papa stanno implicitamente reintroducendo la lesa maest`a, stanno sostenendo che nessuno pu`o criticare pubblicamente il Papa perche se no poi lui non parla pi`u. Stanno affermando che in nome della libert`a di parola (senza contraddittorio) del Pontefice, tutti gli altri dovrebbero tacere quando parla lui. Noi vorremmo invece ribadire che la rinuncia ad un diritto come quello di manifestare non `e mai tolleranza, `e anzi un danno per la democrazia e che forse gli studenti e i docenti romani hanno della democrazia un’idea molto pi`u precisa di molti parlamentari. Noi siamo (saremmo) orgogliosi di vivere in un paese in cui chiunque, anche il Papa, possa venire liberamente criticato per le posizioni che esprime.
Diritto di critica, questa è vera Sapienza
17 gennaio 2008
Nei giorni scorsi in Italia c’`e stata un’ardente discussione riguardo all’invito del Papa alla Sa-
pienza. Due le questioni scottanti: la prima `e una lettera inviata da 67 docenti di Fisica al magnifico rettore Guarini, la seconda l’occupazione del rettorato e del Senato Accademico de La Sapienza ad opera degli studenti della medesima. Come vedremo le due questioni si collegano in modi inaspettati.
Riassumiamo brevemente l’accaduto. Diversi mesi fa il rettore Guarini decide di invitare il papa a tenere una lectio magistralis in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza.
Alcuni docenti scrivono al rettore dicendo di condividere il contenuto di una lettera pubblica del prof. Cini ad indirizzo del Guarini in cui si qualifica l’invito come incongruo e si richiede di annullarlo. Tra i motivi della discordia una frase citata dal pontefice in un discorso, in cui si giustifica il processo a Galileo. La richiesta viene respinta cosi come la possibilit`a di organizzare una contestazione. A questo punto i collettivi studenteschi, vistasi negata la possibilit`a di manifestare, occupano rettorato e Senato Accademico. Solo la mediazione del commissario Trevi che convince il rettore a consentire la manifestazione scioglie l’occupazione. Dopo il rimbalzare sugli organi di stampa della notizia dell’avvenuto via libera alla contestazione, arriva la rinuncia del papa: una contestazione in mondovisione nuocerebbe all’immagine del Pontefice. La condanna di quasi tutta la politica nei confronti di docenti e studenti `e immediata e durissima, con l’accusa di aver impedito al pontefice di esprimersi. Si arriva a definirli cattivi maestri come i brigatisti, a chiederne l’allontamento, le massime cariche dello stato parlano di un’Italia umiliata. In primo luogo non si capisce in che modo
docenti e studenti avrebbero valicato i limiti della normale pratica democratica. Contro il papa non sono state formulate minacce di nessun tipo, a patto che non si intenda come minaccia la volont`a di contestare le sue parole. Lo stesso ministero degli interni escludeva qualsiasi problema di sicurezza e gli studenti avevano garantito la pacificit`a della manifestazione.
E' in mala fede o nell’ignoranza chi dice che al Papa `e stato impedito di parlare, la frase completa `e: “al Papa `e stato impedito di parlare senza ricevere critiche”. Egli poteva infatti tranquillamente scegliere di recarsi in ogni caso a La Sapienza e fare il suo intervento, col corollario che come qualsiasi personaggio pubblico avrebbe corso il rischio di una contestazione. In secondo luogo la lettera firmata dai docenti non era indirizzata al papa bens`ı al rettore Guarini. Egli ha giocato, in questa vicenda, un ruolo chiave, e ha mostrato la propria incapacit`a nel gestire una situazione prevedibile. Infatti, nota l’eterogeneit`a di vedute degli studenti riguardo alla religione, non prevedere la presenza di contestatori agguerriti suona addirittura come una voluta provocazione. Da quando l’esercizio di un diritto fondamentale, vale a dire la libera espressione del dissenso, uno dei pilastri di ogni democrazia e forse ci`o che pi`u distingue democrazia da dittatura, `e diventato in Italia qualcosa che non fa onore alle tradizioni di civilt`a e di tolleranza dell’Italia? I politici che oggi con tono magniloquente stanno accusando gli studenti romani di aver censurato il Papa stanno implicitamente reintroducendo la lesa maest`a, stanno sostenendo che nessuno pu`o criticare pubblicamente il Papa perche se no poi lui non parla pi`u. Stanno affermando che in nome della libert`a di parola (senza contraddittorio) del Pontefice, tutti gli altri dovrebbero tacere quando parla lui. Noi vorremmo invece ribadire che la rinuncia ad un diritto come quello di manifestare non `e mai tolleranza, `e anzi un danno per la democrazia e che forse gli studenti e i docenti romani hanno della democrazia un’idea molto pi`u precisa di molti parlamentari. Noi siamo (saremmo) orgogliosi di vivere in un paese in cui chiunque, anche il Papa, possa venire liberamente criticato per le posizioni che esprime.