Questa mattina la cerimonia alla Sapienza. Accesso vietato ai non studenti. E i collettivi protestano
Arrivano Veltroni e Mussi, a porte chiuse
Stefano Milani
Il Manifesto, 17/01/2008
Roma
Fumata nera alla Sapienza. «Nuntio vobis gaudium magnum: non habemus papam». L'annuncio, scritto su uno striscione penzolante dal terrazzino dell'Istituto di Fisica, fa entrare sereni e soddisfatti i ragazzi in facoltà. Il giorno dopo il dietrofront papale il clima dei «no pope» è di festa. Altri studenti passano invece frettolosi davanti al dipartimento «incriminato». Qualche occhiataccia, la testa che dice no e anche qualche «buffoni» detto a mezza bocca. E poi dritti verso Giurisprudenza.
«E' una vittoria dell'idea che gli studenti hanno dell'università, di un'università pubblica e laica, e di un sapere libero, non dettata da ingerenze religiose ma anche di lavoro», dice raggiante Giorgio Sestili del collettivo universitario. Tutti da queste parti parlano di «giornata storica». Ma i festeggiamenti durano poco. In serata arriva la doccia fredda: il rettore della Sapienza, Renato Guarini, ha vietato per la giornata di oggi l'ingresso alla città universitaria ai «a chiunque non sia studente di questo ateneo», facendo riaccendere la rabbia dei collettivi che hanno deciso di riunirsi un po' prima questa mattina (alle 8:30) in via De Lollis per superare il divieto.
Questo però non li ha distolti dal lavoro. Perché, papa o non papa, la «protesta va avanti». Mussi e Veltroni oggi saranno regolarmente in aula Magna per l'apertura dell'anno accademico e a loro «va dato il benvenuto». La porta al confronto rimane comunque aperta dicono gli studenti. Ieri hanno formulato perfino un invito ufficiale all'indirizzo del «professor Ratzinger» a partecipare alle assemblee pubbliche che si terranno «per un confronto libero e paritario».
Ma il giorno dopo è anche tempo delle precisazioni. La stampa li ha descritti come «assassini», «sanguinari», «estremisti» e loro, i contestatori, hanno voglia di replicare. Sul banco degli imputati gli studenti della Rete di autoformazione, che martedì hanno occupato il rettorato aprendo di fatto lo «scontro» e la presa di posizione del Vaticano. «Ma quale cacciata del papa», dicono con fermezza, «l'occupazione del rettorato era di natura diversa, chiedeva e ha ottenuto di poter manifestare all'interno dell'università giovedì mattina. Chiedevamo semplicemente un esercizio di libertà».
«Non c'è stata nessuna azione violenta - sottolinea Francesco Raparelli che della Rete è il portavoce - per impedire la presenza del papa, non c'è alcun parallelismo da fare con il clima del '77 e con la cacciata dall'università di Lama, ma l'occupazione del rettorato è stata fatta per ottenere l'agibilità democratica della città universitaria». L'agibilità resta, tra la Minerva e la facoltà di Lettere, così come la protesta. Appuntamento alle 9:30 per attendere l'arrivo di Mussi e Veltroni. Al ministro dell'università saranno contestate, spiegano gli studenti, «le politiche di smantellamento dell'università pubblica, con la conferma della legge Moratti, e con l'aumento della selezione alle lauree specialistiche e delle tasse universitarie». Il sindaco di Roma sarà preso di mira in quanto «principale artefice del pacchetto sicurezza, che avvia politiche liberticide e restringe la possibilità del dissenso».
Il programma della contro-inaugurazione è pronto. Dopo la contestazione a Mussi e Veltroni e l'«assedio sonoro», sarà la volta (alle 15) della «Frocessione per i diritti negati». Per finire (alle 17) la lectio magistralis di Andrea Rivera.
Arrivano Veltroni e Mussi, a porte chiuse
Stefano Milani
Il Manifesto, 17/01/2008
Roma
Fumata nera alla Sapienza. «Nuntio vobis gaudium magnum: non habemus papam». L'annuncio, scritto su uno striscione penzolante dal terrazzino dell'Istituto di Fisica, fa entrare sereni e soddisfatti i ragazzi in facoltà. Il giorno dopo il dietrofront papale il clima dei «no pope» è di festa. Altri studenti passano invece frettolosi davanti al dipartimento «incriminato». Qualche occhiataccia, la testa che dice no e anche qualche «buffoni» detto a mezza bocca. E poi dritti verso Giurisprudenza.
«E' una vittoria dell'idea che gli studenti hanno dell'università, di un'università pubblica e laica, e di un sapere libero, non dettata da ingerenze religiose ma anche di lavoro», dice raggiante Giorgio Sestili del collettivo universitario. Tutti da queste parti parlano di «giornata storica». Ma i festeggiamenti durano poco. In serata arriva la doccia fredda: il rettore della Sapienza, Renato Guarini, ha vietato per la giornata di oggi l'ingresso alla città universitaria ai «a chiunque non sia studente di questo ateneo», facendo riaccendere la rabbia dei collettivi che hanno deciso di riunirsi un po' prima questa mattina (alle 8:30) in via De Lollis per superare il divieto.
Questo però non li ha distolti dal lavoro. Perché, papa o non papa, la «protesta va avanti». Mussi e Veltroni oggi saranno regolarmente in aula Magna per l'apertura dell'anno accademico e a loro «va dato il benvenuto». La porta al confronto rimane comunque aperta dicono gli studenti. Ieri hanno formulato perfino un invito ufficiale all'indirizzo del «professor Ratzinger» a partecipare alle assemblee pubbliche che si terranno «per un confronto libero e paritario».
Ma il giorno dopo è anche tempo delle precisazioni. La stampa li ha descritti come «assassini», «sanguinari», «estremisti» e loro, i contestatori, hanno voglia di replicare. Sul banco degli imputati gli studenti della Rete di autoformazione, che martedì hanno occupato il rettorato aprendo di fatto lo «scontro» e la presa di posizione del Vaticano. «Ma quale cacciata del papa», dicono con fermezza, «l'occupazione del rettorato era di natura diversa, chiedeva e ha ottenuto di poter manifestare all'interno dell'università giovedì mattina. Chiedevamo semplicemente un esercizio di libertà».
«Non c'è stata nessuna azione violenta - sottolinea Francesco Raparelli che della Rete è il portavoce - per impedire la presenza del papa, non c'è alcun parallelismo da fare con il clima del '77 e con la cacciata dall'università di Lama, ma l'occupazione del rettorato è stata fatta per ottenere l'agibilità democratica della città universitaria». L'agibilità resta, tra la Minerva e la facoltà di Lettere, così come la protesta. Appuntamento alle 9:30 per attendere l'arrivo di Mussi e Veltroni. Al ministro dell'università saranno contestate, spiegano gli studenti, «le politiche di smantellamento dell'università pubblica, con la conferma della legge Moratti, e con l'aumento della selezione alle lauree specialistiche e delle tasse universitarie». Il sindaco di Roma sarà preso di mira in quanto «principale artefice del pacchetto sicurezza, che avvia politiche liberticide e restringe la possibilità del dissenso».
Il programma della contro-inaugurazione è pronto. Dopo la contestazione a Mussi e Veltroni e l'«assedio sonoro», sarà la volta (alle 15) della «Frocessione per i diritti negati». Per finire (alle 17) la lectio magistralis di Andrea Rivera.