venerdì 18 gennaio 2008

«Il Rettore ora si deve dimettere»

Il Manifesto, 17/01/2008
«Il Rettore ora si deve dimettere»
La richiesta di Marcello Scalzo, del Senato accademico: «Non ha tenuto conto del nostro parere»
Il giorno dopo il dietrofront del Papa, i 67 docenti di Fisica sotto attacco dei media e dei politici. An: licenziateli. Ma dal mondo accademico arriva una pioggia di messaggi di solidarietà
Eleonora Martini
Roma

Nello scacchiere mediatico italiano la mossa di Benedetto XVI è risultata vincente. Scacco matto ai 67 docenti di Fisica dell'università La Sapienza di Roma che, il giorno dopo della sua clamorosa rinuncia, si sono ritrovati nell'occhio del ciclone. Assediati dalle telecamere e dai microfoni di tutto il mondo e costretti a difendersi dall'accusa di essere «cattivi maestri», come li ha definiti il Rettore Renato Guarini, hanno visto i loro nomi pubblicati in un elenco di proscrizione sul sito del nazionalalleato Maurizio Gasparri che ne ha chiesto il licenziamento. E ieri il vecchio edificio di Fisica, dove hanno lavorato Edoardo Amaldi e il premio nobel Enrico Fermi e dove sono passati molti dei «ragazzi di via Panisperna», sembrava essersi trasformato nella residenza estiva di Carla Bruni, preso d'assalto com'era da giornalisti americani e polacchi, francesi e tedeschi, a dire il vero un po' affannati per la seconda bomba che nel frattempo era scoppiata nel pianeta Italia, l'affaire Mastella.
Le facce un po' assonnate per aver passato la notte a scaricare posta elettronica e a rispondere ai loro colleghi d'oltreoceano, a disagio per tanto clamore, abituati come sono a un lavoro duro e assai poco glamour, i fisici romani facevano fatica ieri a riconoscersi nelle descrizioni dei quotidiani nostrani. «Ci conforta sapere che mentre il mondo mediatico ci attacca, quello scientifico nazionale e internazionale ci supporta», racconta il professor Giancarlo Ruocco, presidente del dipartimento di Fisica che non ha firmato la lettera dei 67 ma che pure si sente di difenderli. «Quella missiva, che non era un appello, nel frattempo ha ricevuto 700 adesioni di colleghi e solo un paio di messaggi di condanna», continua Ruocco che preannuncia un nuovo documento dei fisici da rendere pubblico nei prossimi giorni, passata la bufera. «Per dire due cose, una al Rettore l'altra al Papa: chiederemo conto a Guarini delle sue affermazioni, di aver chiamato i docenti "cattivi maestri" additandoli così a mandanti delle manifestazioni studentesche. A Benedetto XVI invece vogliamo dire che siamo aperti a qualsiasi confronto e pronti a promuovere un dibattito tra scienziati e ecclesiastici su temi come il darwinismo, la storia di Galileo, la pena di morte o anche l'aborto. Purché ci sia dialettica e non uno scambio tra posizioni dogmatiche». Tra i più risentiti per essere stato tacciato come «cattivo maestro» è uno dei firmatari, Carlo Cosmelli: «La ritengo un'accusa un po' pesantina, visto che la formula era stata coniata per i professori universitari che fondarono le Br». Il professore Andrea Frova invece, che a caldo aveva preso le distanze dalle proteste degli studenti, ieri accoglieva i giornalisti così: «Oggi voi vedete una persona diversa da ieri, che sta tornando alla gioventù. Dopo aver letto i giornali mi sento sempre più distante da quel centrosinistra che non crede più nella laicità delle istituzioni e da quei giornali che hanno strumentalizzato e falsificato la nostra lettera pubblicandola due mesi dopo e facendo finta di averla ricevuta il giorno prima». Per Frova «il Rettore ha i cassetti pieni di messaggi di protesta, altro che quattro gatti».
Naturalmente non mancano nel mondo accademico italiano rettori (a Firenze) che formulano al Pontefice inviti «riparatori», o fisici (a Milano) che dissentono dai loro colleghi romani «nella forma e nella sostanza». Ma mentre il ministro dell'Università Fabio Mussi, che oggi presenzierà alla cerimonia, riceve richieste di difesa dei 67 docenti dagli «indegni attacchi» di chi li vorrebbe alla gogna, il Consiglio di facoltà di psicologia 2 approva una mozione contro «le strumentalizzazioni e il clamore mediatico», ed «esprime la propria solidarietà al Rettore» ma anche «a tutte le componenti del mondo universitario che hanno pacificamente e democraticamente espresso la propria opinione di assenso o dissenso rispetto all'invito rivolto al Pontefice».
E c'è soprattutto chi, dall'interno del Senato accademico, organo supremo dell'università assieme al Rettore, ha deciso ieri di chiedere le dimissioni di Guarini. Il professor Marcello Scalzo, del dipartimento di Chimica, è tutt'altro che un simpatizzante di sinistra e non avrebbe sottoscritto la lettera dei 67. Ma ieri, dopo aver visto «il fango gettato su questo ateneo», ha inviato una mail a tutti i suoi colleghi dell'ateneo ricostruendo i passaggi di tutta la spiacevole vicenda e accusando Guarini di avere soltanto comunicato le sue decisioni al Senato accademico senza ascoltarne il parere, salvo poi chiedere martedì sera ai suoi 40 membri un documento di sostegno. Che non gli è stato negato «per ragioni di stato e senso di responsabilità». «Il Rettore non ha avuto la sensibilità - scrive Scalzo - e l'avvedutezza di coinvolgere in concreto il Senato Accademico in una questione così delicata dalla quale è derivato un danno di immagine di proporzioni catastrofiche. Questo per me ha un significato certo: il rettore si deve dimettere».