sabato 19 gennaio 2008

Disperdi le ceneri? Niente funerale

Disperdi le ceneri? Niente funerale
di Enrico Martinet
“La Stampa” del 6 gennaio 2008
Costume, morale, leggi, dogmi. E la libertà. Un intreccio che può generare conflitti anche nell’«ultimo passo». Accade così che un uomo di fede possa avere preghiere che lo accompagnino a Dio, ma non i funerali in chiesa. Ieri mattina Carmelo Pellicone, curato della parrocchia aostana di Saint-Etienne, di fronte a una vedova che gli confessava le volontà del marito di essere cremato e di disperdere le proprie ceneri in montagna, ha risposto: «Mi spiace, signora, ma non posso». E di fronte allo stupore della donna ha spiegato: «E’ contro il dogma della resurrezione, posso fare una messa di suffragio, ma non le esequie religiose».
Conflitto
Conflitto tra legge laica e Diritto canonico. La dispersione delle ceneri è possibile secondo una legge regionale che ha applicato una normativa nazionale, ma non è contemplata dal Diritto canonico, integrato da una disposizione della Conferenza episcopale. Il valdostano stroncato da un cancro ha comunque avuto funerali religiosi, non a Saint-Etienne, ma nell’istituto dove era morto, celebrati da un sacerdote che ignorava la disposizione della Cei. La dispersione delle ceneri, pur essendo consentito dallo Stato, fa parte di quelle libertà che un fedele della Chiesa cristianocattolica non può permettersi se non andando contro un dogma e quindi commettendo peccato.
Problema irrisolvibile.
La Cei ha deciso di scrivere una norma di divieto di fronte al diffondersi di un costume, quale quello della dispersione delle ceneri, che cambia il rito dell’inumazione, proprio della religione cristiano-cattolica. A differenza della cremazione, prima tollerata, poi ammessa, la dispersione delle ceneri «può essere intesa perfino come un atteggiamento di contestazione alla resurezzione», dice il parroco Pellicone. Aggiunge: «L’inumazione è imitazione della sepoltura di Cristo che poi è risorto.
La dispersione delle ceneri è una sorta di moderno panteismo, cioè un ricongiungimento con la morte dell’uomo alla natura. Non fa parte della nostra religione. Purtroppo molti fedeli negano la cristianità, ignorano dogmi come quello della Resurrezione». Il cristiano della Chiesa cattolica segue il percorso di Gesù per raggiungere Dio. La natura non c’entra nulla. Mescolarsi con la natura è vicino al buddismo (tutti gli esseri e le cose pregano, dai sassi al vento). Oltre alle diverse forme religiose ci sono ora anche le mode che alcuni definiscono «orientaleggianti», comunque legate per esempio alla New Age, al culto di un neo naturalismo.
Il precedente Il parroco di Saint-Etienne ricorda di aver celebrato anni fa un funerale in chiesa di un uomo che era stato poi cremato e le sue ceneri erano state disperse in un vallone di alta montagna. Dice il prete: «Ma l’ho saputo a cose fatte. Succede. Sono questioni delicate, personali, sono volontà lasciate dal defunto. Non è certo il caso di chiedere ai famigliari in lutto che cosa intendono fare del corpo del congiunto dopo le esequie in chiesa». L’episodio di ieri ha convinto la diocesi di Aosta a preparare una nota da inviare nei prossimi giorni a fedeli e imprese di pompe funebri. Il vicario della curia vescovile Franco Lovignana: «E’ necessaria una comunicazione. Ovvio che ognuno ha la libertà di scelta, ma deve sapere che cosa ha deciso la Chiesa. Già con la cremazione il rito funebre è stato adeguato perché le preghiere fanno riferimento al ritorno alla terra. C’è stata una revisione dei testi.
La dispersione delle ceneri è però altra cosa. E’ bene ricordare che l’inumazione fa parte della nostra cultura, è un simbolo importante. A molti forse sfugge l’importanza che il corpo ha per la nostra religione. L’aspetto materiale del corpo non è secondario».
Superato il problema dei suicidi che non potevano avere funerali in chiesa, ora si ripropone un altro grande ostacolo. «No, è questione diversa - spiega Lovignana -. Il rifiuto delle esequie ecclesiastiche per i suicidi era per dare un esempio, un’indicazione morale ai vivi. Per evitare, cioè, che ci fosse, come si sa che esiste, l’emulazione. Non era una dannazione. Così come per l’aborto.
Chi sceglie di farlo viene scomunicato. La dispersione delle ceneri invece contraddice la resurrezione».
I suicidi ora hanno funerali ecclesiastici per un’interpretazione che fa ritenere «non presente» l’uomo che pone fine alla propria vita. Non è in possesso cioè delle sue facoltà mentali e annulla l’istinto di sopravvivenza. Il «caso Welby» fa invece eccezione proprio perché Welby ha dimostrato di volere la morte con lucidità.