domenica 20 gennaio 2008

Zero in condotta a Renato Guarini e Fabio Mussi

Liberazione 20.1.08
Zero in condotta a Renato Guarini e Fabio Mussi

Qui alla redazione del Settimanale sono categoriche: lo Zero in condotta vuole una foto, una faccia, magari due, ma ci vuole. Così, non possiamo dare zero in condotta ad una generica Università La Sapienza perché non ha una faccia. E dopo il fatto del papa, se ne aveva una, l'ha persa. E non perché Benedetto XVI ha dato forfait (sant'uomo che ha fatto solo il suo dovere), ma perché ha pensato la genialata di invitarlo all'inaugurazione dell'anno accademico. Quindi la troviamo noi una faccia, anzi due, simboliche ed evocative: il ministro Mussi e il rettore Guarini. La faccia delle istituzioni.
Ora tutta questa faccenda, avviata dal rettore e pilotata dal Vaticano che ha anche deciso quando e come spegnere il motore, poteva essere facilmente evitata se, ad inaugurare l'anno accademico, fossero stati chiamtai i rappresentanti delle istituzioni laiche di questo nostro Stato laico. Invece Guarini voleva fare lo "scoop" e probabilmente far dimenticare, con l'acqua santa del papa, il diavolo che sta indagando su di lui, sulle sue figlie, sul genero riguardo a lavori e contratti universitari piuttosto controversi. Così, dopo che l'8 gennaio finisce sui giornali la storia dell'inchiesta sulla Sapienza e il suo rettore, ecco che si comincia a parlare dell'arrivo del Papa e della famosa lettera dei professori universitari (datata novembre) che chiedeva a Guarini di non invitare il pontefice per l'occasione. Ad onor del vero, i tempi non coincidono, non possiamo certo dire che Guarini ha invitato sua santità apposta, ma la congiunzione astrale ha grandemente favorito l'operazione Ratzinger. Guarini non ha nessuna finezza politica, né tatto istituzionale. In un clima piuttosto agitato e non da ora tra Stato e Chiesa, intelligenza avrebbe voluto che l'invito non fosse rivolto. Se proprio Guarini voleva fare il democratico, e spingere il sapere al confronto con la religione, poteva invitare un rappresentante per ogni confessione presente in Italia, un personaggio importante, un cardinale, un rabbino, un imam. Ecco, questa sarebbe stata un'operazione degna di uno stato non confessionale del quale, invece il magnifico rettore ha dimostrato di non sentirsi parte.
Per altri motivi lo zero al ministro dell'Università che dell'Università ha difeso qualche banale luogo comune. Un discorso veramente privo di interesse, in cui ha detto che il papa aveva diritto di parlare (e chi glielo ha mai negato, signor ministro?), ha detto le solite cose sul valore del sapere e delle scienze. Eppoi ha parlato di tolleranza. Purtoppo una tolleranza a senso unico, visto che si è intruppato nel lamentoso e stucchevole coro mediatik-politik che ha criminalizzato i professori prima, e gli studenti poi, colpevoli di non considerare "confronto", l'ennesimo discorso papale. Criminalizzati e buttati in "pasto" alle masse di devoti isterici, tipo Formigoni, e di atei devoti, tipo tanti tantissimi altri, che si sono sentiti più indignati per questa cazzata che per i morti in fabbrica.
E' vero come ha scritto il mitico Altan: non si censura il papa che ha il diritto di ripetersi quando e come vuole. L'inaugurazione è stata protetta da centinaia di poliziotti che hanno invaso l'Università impedendo agli studenti di entrare se non muniti di tesserino. Neanche negli anni caldi delle rivolte (quelle vere!) si era arrivati a tanto. Il papa non c'era, giovedì scorso alla Sapienza. Ma neanche lo stato italiano, ce n'era una pallida, fantasmatica (e repressiva) copia.