sabato 26 gennaio 2008

Incertezza di coppie e medici

Incertezza di coppie e medici

Il Sole 24 Ore del 25 gennaio 2008, pag. 31

di N.T.

I medici non sanno più cosa è lecito e cosa no, le coppie non san­no cosa fare, i politici litigano. Nel giorno della caduta del governo Prodi, continua lo scontro sulla fe­condazione assistita, dopo che il Tar del Lazio ha sollevato la que­stione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale,sulla legge 40, che fissa a tre il numero massi­mo di embrioni che si possono produrre. Il tribunale amministra­tivo ha anche cassato le linee gui­da del ministero della Salute che non consentono di intervenire sull'embrione per fini terapeutici e diagnostici.



In mattinata apre le ostilità Francesco Storace, segretario na­zionale de "La destra" ed ex ministro della Salute: «Il ministro Tur­co non si azzardi ad assecondare la pazzesca decisione del Tar, che punta alla selezione genetica dei nostri figli». Gli risponde la senatrice di Rifondazione comunista Erminia Emprin, capogruppo in commissione Sanità: Storace, di­ce, «ribadisce la vocazione autori­taria e l'uso ideologico del potere che le destre hanno fatto in mate­ria di fecondazione assistita». Mette invece le mani avanti il ca­pogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè: «Chi sostiene che la diagnosi pre-impianto ora è possibile mente sapendo di mentire». Intan­to, le tre associazioni ( Warm, Ma­dre Provetta e Amica Cicogna) che hanno vinto il ricorso fanno sapere di aver ricevuto «centinaia di telefonate» da parte di coppie che chiedono se ora è possibile la dia­gnosi pre-impianto e se non è più necessario andare all'estero.



Interviene anche Maurizio Mori, presidente della Consulta di bioetica: «Il punto fondamen­tale è che la sentenza ritiene la diagnosi pre-impianto come ne­cessaria alla tutela della salute della donna: impedirla quindi è incostituzionale». Critiche da Fides, agenzia del dicastero vatica­no delle missioni secondo cui la possibilità di diagnosi preimpian­to «apre la porta alla selezione de­gli uomini in base alle loro quali­tà genetiche».


«Si tratta di una vittoria grande, ma purtroppo per ora parziale», sostengono invece gli avvocati dell'associazione Warm, perché «rimuovendo il divieto alla dia­gnosi preimpianto, ha accolto, nel­la sostanza, il principio che abbia­mo sostenuto: l'embrione, se è centro di imputazione di interessi giuridici, ha diritto a nascere sano».Resta però l'incertezza. Gio­vanni Monni, presidente dell'Aagoi (i ginecologi ospedalieri) ha spiegato che ora sarà necessario del tempo anche per riorganizza­re il servizio di diagnosi. Il gine­cologo Carlo Flamigni, uno dei padri della fecondazione assisti­ta e componente del Comitato Nazionale di Bioetica, commen­ta: «Di fronte ad una donna che rischia di concepire un figlio con una malattia genetica, a que­ste condizioni normative, le di­rei di andare all'estero».