Libertà dì parola. Vale solo per il Papa?
Liberazione del 22 gennaio 2008, pag. 6
di Ritanna Armeni
Sarei davvero curiosa di sapere che cosa.sta avvenendo in questi giorni nelle cliniche, negli ospedali, nei consultori, nelle strutture pubbliche dove si pratica l'interruzione di gravidanza seguendo le norme dalla legge 194. Se fossi, una deputato/a, un ministro/a che hanno a cuore quella legge e la vita e la salute delle donne farei una rapida e tempestiva indagine. Credo ne varrebbe la pena. Sono sicura che si farebbero interessanti scoperte. Si scoprirebbe ad esempio che le condizioni di un aborto già difficili nei mesi e negli anni scorsi sono diventate più difficili. Che i medici obiettori di coscienza che sono già tanti (la maggioranza) sono diventati di più. Che i medici che intendono applicare la legge, oberati dal lavoro e dallo stress o rinunceranno, o saranno costretti a rinviare l'intervento. Che le donne sono costrette ad un iter più lungo, più complicato, ostacolato dalla burocrazia e dalla noncuranza. Che i burocrati e i noncuranti si sentono giustificati di fronte ad una donna che la Chiesa e i suoi seguaci hanno definito "assassina". Che gli aborti vengono rinviati e, quindi, sono più pericolosi e dolorosi per il corpo e per l'anima. Che il senso di colpa dilaga e con esso si sta moltiplicando la presunzione di giustizia, il delirio di onnipotenza, la mancanza di rispetto di chi non ha rinunciato a decidere sul corpo delle donne. Se poi penso che la maggior parte di esse sono povere ed immigrate non ci vuole molto ad immaginare un percorso di umiliazione e di sofferenza. Se rifletto su quei medici che pochi, in strutture sempre meno accoglienti, sono costretti a ridurre la loro professione alla pratica dell'aborto e per questo vengono considerati complici delle "assassine" non è difficile immaginare che diventeranno anch'essi presto o tardi obiettori. Ecco, credo che finora il dibattito sull'aborto provocato dalla richiesta di moratoria avanzata da Giuliano Ferrara e appoggiata da molti, abbia portato a questa conseguenza di cui nessuno parla. Altro che maggior tutela della donna, altro che protezione della maternità.
C'è stato un altro dibattito che ha molto impegnato intellettuali, giornalisti e mass media, quello sulla libertà di parola. Molti sono stati i suoi paladini, molta la retorica, le frasi roboanti, l'indignazione perché al papa, al vescovo di Roma, era stato impedito di parlare alla Sapienza, nel più grande ateneo europeo. Naturalmente non è stato molto difficile difendere la libertà di parola del papa. Ma siamo sicuri che con la stessa forza, unanimità si sarebbe difesa la libertà di parola di chiunque? Non è che abbiamo assistito solo ad una battaglia perché il papa possa dire quello che vuole, dove e quando vuole e invece che ad una campagna - come hanno cercato di far credere - perché chiunque possa esprimersi liberamente. Il dubbio è venuto quando abbiamo saputo che un gruppo di radicali in occasione dell'angelus voleva manifestare nelle vicinanze di piazza S. Pietro distribuendo ai cittadini i dati del centro d'ascolto sull'informazione sulla presenza della Chiesa nelle radio e nelle televisioni. Niente di eclatante, intendiamoci, un banchetto, un megafono, le parole di qualche dirigente radicale e qualche volantino. Questa presenza è stata vietata. Con quale motivazione? Non lo sappiamo. E allora a noi, che coi radicali qualche volta siamo d'accordo e spesso in disaccordo, viene un dubbio. Non sarà che sulla libertà di parola tutti siamo uguali ma alcuni sono più uguali degli altri?
Liberazione del 22 gennaio 2008, pag. 6
di Ritanna Armeni
Sarei davvero curiosa di sapere che cosa.sta avvenendo in questi giorni nelle cliniche, negli ospedali, nei consultori, nelle strutture pubbliche dove si pratica l'interruzione di gravidanza seguendo le norme dalla legge 194. Se fossi, una deputato/a, un ministro/a che hanno a cuore quella legge e la vita e la salute delle donne farei una rapida e tempestiva indagine. Credo ne varrebbe la pena. Sono sicura che si farebbero interessanti scoperte. Si scoprirebbe ad esempio che le condizioni di un aborto già difficili nei mesi e negli anni scorsi sono diventate più difficili. Che i medici obiettori di coscienza che sono già tanti (la maggioranza) sono diventati di più. Che i medici che intendono applicare la legge, oberati dal lavoro e dallo stress o rinunceranno, o saranno costretti a rinviare l'intervento. Che le donne sono costrette ad un iter più lungo, più complicato, ostacolato dalla burocrazia e dalla noncuranza. Che i burocrati e i noncuranti si sentono giustificati di fronte ad una donna che la Chiesa e i suoi seguaci hanno definito "assassina". Che gli aborti vengono rinviati e, quindi, sono più pericolosi e dolorosi per il corpo e per l'anima. Che il senso di colpa dilaga e con esso si sta moltiplicando la presunzione di giustizia, il delirio di onnipotenza, la mancanza di rispetto di chi non ha rinunciato a decidere sul corpo delle donne. Se poi penso che la maggior parte di esse sono povere ed immigrate non ci vuole molto ad immaginare un percorso di umiliazione e di sofferenza. Se rifletto su quei medici che pochi, in strutture sempre meno accoglienti, sono costretti a ridurre la loro professione alla pratica dell'aborto e per questo vengono considerati complici delle "assassine" non è difficile immaginare che diventeranno anch'essi presto o tardi obiettori. Ecco, credo che finora il dibattito sull'aborto provocato dalla richiesta di moratoria avanzata da Giuliano Ferrara e appoggiata da molti, abbia portato a questa conseguenza di cui nessuno parla. Altro che maggior tutela della donna, altro che protezione della maternità.
C'è stato un altro dibattito che ha molto impegnato intellettuali, giornalisti e mass media, quello sulla libertà di parola. Molti sono stati i suoi paladini, molta la retorica, le frasi roboanti, l'indignazione perché al papa, al vescovo di Roma, era stato impedito di parlare alla Sapienza, nel più grande ateneo europeo. Naturalmente non è stato molto difficile difendere la libertà di parola del papa. Ma siamo sicuri che con la stessa forza, unanimità si sarebbe difesa la libertà di parola di chiunque? Non è che abbiamo assistito solo ad una battaglia perché il papa possa dire quello che vuole, dove e quando vuole e invece che ad una campagna - come hanno cercato di far credere - perché chiunque possa esprimersi liberamente. Il dubbio è venuto quando abbiamo saputo che un gruppo di radicali in occasione dell'angelus voleva manifestare nelle vicinanze di piazza S. Pietro distribuendo ai cittadini i dati del centro d'ascolto sull'informazione sulla presenza della Chiesa nelle radio e nelle televisioni. Niente di eclatante, intendiamoci, un banchetto, un megafono, le parole di qualche dirigente radicale e qualche volantino. Questa presenza è stata vietata. Con quale motivazione? Non lo sappiamo. E allora a noi, che coi radicali qualche volta siamo d'accordo e spesso in disaccordo, viene un dubbio. Non sarà che sulla libertà di parola tutti siamo uguali ma alcuni sono più uguali degli altri?