giovedì 24 gennaio 2008

Il Tar boccia la legge 40 Embrioni, sì alle analisi

Il Tar boccia la legge 40 Embrioni, sì alle analisi

Corriere della Sera del 24 gennaio 2008, pag. 20

di Margherita De Bac

Per stabilirlo in via definitiva manca solo il decreto del ministero. Ma nella pratica il divieto di selezionare gli embrio­ni in Italia non esiste più. Cancel­lato con un colpo di spugna dal­la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto i ricorsi di alcune as­sociazioni. I giudici hanno deci­so di disapplicare, in quanto frutto di «eccesso di potere», una parte delle linee guida di accompagnamento alla legge sulla fecondazione artificiale. Quella dove si vieta alle coppie sterili e con malattie genetiche eredita­rie di sapere, grazie ad un'anali­si del Dna, se gli embrioni creati in provetta sono portatori della stessa anomalia. Nel complesso le linee guida vengono dichiara­te «illegittime», bocciate. E alla Consulta il Tar pone il quesito sia sul limite di tre ovociti da fecondare (e tutti da impiantare) sia sul congelamento degli em­brioni in più.



Da oggi la diagnosi è dì nuo­vo possibile nei centri italiani, come è successo fino a tre anni fa. Il comitato Scienza e Vita pe­rò non condivide: «Nessuna apertura — nega il presidente, Bruno Dallapiccola —. Non c'è nessuna traccia nella sentenza ad un via libera. E comunque parliamo di un'indagine diagno­stica che danneggia l'integrità dell'embrione». D'accordo Luca Volontà, Udc. Si attende, per fa­re chiarezza, il decreto del mini­stro Livia Turco.



La sentenza sulla fecondazio­ne artificiale è l'ultima e decisi­va spallata ad uno dei divieti più contestati, già messo in discus­sione dai tribunali di Cagliari e Firenze che avevano autorizzato due coppie alla diagnosi preim­pianto. Ora lo stesso diritto vie­ne esteso a tutti gli aspiranti genitori. Il ricorso al Tar è stato presentato da un gruppo di asso­ciazioni di pazienti e centri per la cura dell'infertilità. «Viene ri­conosciuta anche l'incostituzio­nalità del divieto di congelamen­to degli embrioni, previsto dalla legge 40 — spiega Gianluigi Pel­legrino, legale di Warm —. L'ultima parola spetta però alla Con­sulta». Le attuali linee guida di accompagnamento alla legge (che non proibisce la diagnosi sugli embrioni, ed è questo uno dei punti contestati) portano la firma dell'ex ministro Girolamo Sirchia. Si attende a giorni il de­creto di modifica della Turco. Se­condo indiscrezioni la parte sul­la diagnosi rispecchia il contenu­to delle sentenze. In più, le tecni­che di selezione vengono rese ac­cessibili anche alle coppie siero­positive, con Hiv. La sentenza di­vide il mondo politico. Favore­voli Pd, Verdi e Rifondazione. Da Forza Italia esprimono soddi­sfazione Margherita Boniver e Stefania Prestigiacomo, mentre Isabella Bertolini, vicepresiden­te dei deputati di FI, dice che «le leggi si cambiano in Parlamento e non in tribunale». Giulia Bongiorno, An: «Bene la sentenza ma è indispensabile una legge a tutela dell'embrione». Il gineco­logo Carlo Flamigni: «I magistra­ti hanno fatto quello che avreb­bero dovuto fare i politici spa­ventati e incompetenti».


Sul fronte delle cure ai neona­ti prematuri con peso molto bas­so, altro tema eticamente sensibile, domani verrà presentato un documento del Comitato na­zionale di bioetica, in contrasto con quello appena elaborato da una commissione ministeriale. I saggi dichiarano «inaccettabile, oltre che scientificamente opina­bile, la pretesa di individuare una soglia astratta a partire dal­la quale rifiutare a priori ogni tentativo di rianimazione del bambino». Quindi niente termi­ni e paletti per nascere, secondo il Comitato che però chiarisce: le cure non devono mai «assu­mere carattere di accanimento terapeutico». Il gruppo di lavoro del ministero aveva indicato co­me soglia di riferimento le 22 settimane. Secondo gli esperti, dalla 23 settimana in poi il neo­nato può avere vita autonoma.