l’Unità 15.1.08
Il Papa a La Sapienza, scontro sulla laicità
67 docenti: offesi dalla sua presenza per il via all’anno accademico. Il Vaticano: è censura
di Anna Tarquini
UNA CROCIATA LAICA all’alba del 2008. Uno scontro tra scienziati e Chiesa nel nome di Galileo. Cento professori hanno cercato di zittire il Papa: «All’università non parla» e i monsignori hanno risposto alzando i megafoni: «Siete censori. Censori e intolleranti». Ancora Ratzinger al centro della scena. Ancora polemiche. Ancora un atto che non ha precedenti e scatena scontri politici. Tra tre giorni il Papa sarà all’università di Roma per inaugurare l’anno accademico con un discorso dedicato alla moratoria sulla pena di morte e molti docenti hanno scritto al rettore: non lo vogliamo. «Chi dice che è stato giusto processare Galileo non può entrare nel tempio della laicità e inaugurare i corsi di una università dove si studia e si insegna la scienza... È un invito che ci offende. E nemmeno nei peggiori momenti della Dc si è arrivati a tanto servilismo... ».
Sessantasette firme in calce sotto una lettera con questi toni inviata due mesi fa al rettore de La Sapienza e saltata fuori ad arte solo adesso. Sono firme di docenti illustri e contestano tutte l’opportunità di un invito e di un intervento di un Papa così oscurantista deciso da tempo dal Magnifico rettore Renato Guarini. Lo ha fatto anche Alberto Asor Rosa ieri in un accorato appello sulle pagine del Corsera: «Benedetto XVI ci ripensi. La rinuncia sarebbe un bel gesto». La lettera che doveva forse restare privata, almeno così sostengono ora alcuni firmatari, è stata invece resa pubblica prima un po’ in sordina insieme alla proteste dei collettivi studenteschi poi da Radio Vaticana. Che a mano pesante ha risposto con altrettanta pesantezza: «C’è un tollerante appello di 67 docenti. La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI tuttavia non manca qualche contestazione e iniziative di tipo censorio. Proprio a La Sapienza, l’università fondata da un Papa, Bonifacio VIII nel milletrecento». E subito dopo è arrivata anche una nota ufficiale della Santa Sede. «Nessun cambiamento di programma. La visita del Papa ci sarà. Il Papa è stato invitato e la visita si terrà regolarmente».
Si conoscono solo pochi nomi dei firmatari. Uno di questi è Andrea Frova autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa. Poi Luciano Maiani, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. Dicevamo Galileo. Gli scienziati hanno buona memoria e nella missiva inviata al rettore Guarini motivano il loro disappunto citando proprio un discorso di Ratzinger, quando era ancora cardinale. «Era il 15 marzo 1990 - scrivono - in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto"». Ecco: «In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo - spiegano i firmatari - aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato».
C’è un retroscena. Ed è il retroscena che rivela Asor Rosa ma anche Andrea Frova. «Non è che fossimo contrari all’incontro tra il rettore e il Papa. Quel che non va è l’intervento durante la cerimonia». All’inizio sembra infatti che Guarini volesse affidare a Benedetto XVI la Lectio magistralis di apertura dell’anno accademico. «Poi si sono accorti che sarebbe stato troppo anche per gli stomaci più resistenti» ha chiosato Asor Rosa. Il rettore non precisa se quest’ultimo particolare è vero però a sua volta ha preso carta e penna per rispondere ai sessanta: «Abbiamo invitato il Papa a parlarne in quanto è un uomo di grande cultura e profondo pensiero filosofico». Mussi e Veltroni che saranno presenti alla cerimonia non sono intervenuti nella polemica. La destra, naturalmente, ha soffiato sul fuoco: «Ecco la libertà di parola, ecco il nuovo sessantotto». Calderoli in tono minore: «Adesso la Sapienza si chiami l’Ignoranza».
Il Papa a La Sapienza, scontro sulla laicità
67 docenti: offesi dalla sua presenza per il via all’anno accademico. Il Vaticano: è censura
di Anna Tarquini
UNA CROCIATA LAICA all’alba del 2008. Uno scontro tra scienziati e Chiesa nel nome di Galileo. Cento professori hanno cercato di zittire il Papa: «All’università non parla» e i monsignori hanno risposto alzando i megafoni: «Siete censori. Censori e intolleranti». Ancora Ratzinger al centro della scena. Ancora polemiche. Ancora un atto che non ha precedenti e scatena scontri politici. Tra tre giorni il Papa sarà all’università di Roma per inaugurare l’anno accademico con un discorso dedicato alla moratoria sulla pena di morte e molti docenti hanno scritto al rettore: non lo vogliamo. «Chi dice che è stato giusto processare Galileo non può entrare nel tempio della laicità e inaugurare i corsi di una università dove si studia e si insegna la scienza... È un invito che ci offende. E nemmeno nei peggiori momenti della Dc si è arrivati a tanto servilismo... ».
Sessantasette firme in calce sotto una lettera con questi toni inviata due mesi fa al rettore de La Sapienza e saltata fuori ad arte solo adesso. Sono firme di docenti illustri e contestano tutte l’opportunità di un invito e di un intervento di un Papa così oscurantista deciso da tempo dal Magnifico rettore Renato Guarini. Lo ha fatto anche Alberto Asor Rosa ieri in un accorato appello sulle pagine del Corsera: «Benedetto XVI ci ripensi. La rinuncia sarebbe un bel gesto». La lettera che doveva forse restare privata, almeno così sostengono ora alcuni firmatari, è stata invece resa pubblica prima un po’ in sordina insieme alla proteste dei collettivi studenteschi poi da Radio Vaticana. Che a mano pesante ha risposto con altrettanta pesantezza: «C’è un tollerante appello di 67 docenti. La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI tuttavia non manca qualche contestazione e iniziative di tipo censorio. Proprio a La Sapienza, l’università fondata da un Papa, Bonifacio VIII nel milletrecento». E subito dopo è arrivata anche una nota ufficiale della Santa Sede. «Nessun cambiamento di programma. La visita del Papa ci sarà. Il Papa è stato invitato e la visita si terrà regolarmente».
Si conoscono solo pochi nomi dei firmatari. Uno di questi è Andrea Frova autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa. Poi Luciano Maiani, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. Dicevamo Galileo. Gli scienziati hanno buona memoria e nella missiva inviata al rettore Guarini motivano il loro disappunto citando proprio un discorso di Ratzinger, quando era ancora cardinale. «Era il 15 marzo 1990 - scrivono - in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto"». Ecco: «In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo - spiegano i firmatari - aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato».
C’è un retroscena. Ed è il retroscena che rivela Asor Rosa ma anche Andrea Frova. «Non è che fossimo contrari all’incontro tra il rettore e il Papa. Quel che non va è l’intervento durante la cerimonia». All’inizio sembra infatti che Guarini volesse affidare a Benedetto XVI la Lectio magistralis di apertura dell’anno accademico. «Poi si sono accorti che sarebbe stato troppo anche per gli stomaci più resistenti» ha chiosato Asor Rosa. Il rettore non precisa se quest’ultimo particolare è vero però a sua volta ha preso carta e penna per rispondere ai sessanta: «Abbiamo invitato il Papa a parlarne in quanto è un uomo di grande cultura e profondo pensiero filosofico». Mussi e Veltroni che saranno presenti alla cerimonia non sono intervenuti nella polemica. La destra, naturalmente, ha soffiato sul fuoco: «Ecco la libertà di parola, ecco il nuovo sessantotto». Calderoli in tono minore: «Adesso la Sapienza si chiami l’Ignoranza».