giovedì 3 gennaio 2008

Su eutanasia e testamento biologico tante barriere devono essere abbattute

Su eutanasia e testamento biologico tante barriere devono essere abbattute

Il Riformista del 2 gennaio 2008, pag. 2

di Maria Antonietta Coscioni

Il «dovere del medico con­siste [...] nell’’adoperarsi a calmare le sofferenze, in­vece di prolungare con qua­lunque mezzo e a qualunque condizione una vita che non è pienamente umana». Così Paolo VI, in una lettera del 1970 al cardinale Jean Villot, responsabile dei medici cat­tolici. Tutto viene detto con inequivocabile precisione e nettezza, senza bisogno di aggiungere altro.



Ci sarà, invece, ancora bi­sogno di parole e di gesti. Perché non riesco a dimenti­care la senatrice Binetti che ha solo espresso «solidarietà umana» a Piergiorgio e ritie­ne che non sia necessaria neanche una legge sul testa­mento biologico, figuriamoci una che regoli l'eutanasia, o Giovanardi, secondo cui «la legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo», ed il suo com­pagno di partito Volonté, che ha invocato l'arresto del dottor Riccio, colpevole di aver sedato Piergiorgio.



Per fortuna, c'è il Presi­dente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha voluto esprimere la sua profonda partecipazione emotiva quando Welby si è rivolto a lui e che ancora au­spica un confronto sensibile e approfondito su questi te­mi, «perché il solo atteggia­mento ingiustificabile sareb­be il silenzio, la sospensione o l'elusione di ogni responsa­bile chiarimento». Ma è la politica dei politici-politican­ti che lavora proprio per ga­rantirsi ancora questa elusione, alza nuovi muri di silen­zio, omertà. Non vogliono che si sappia, si pensi, si par­li, si ragioni. Neppure una semplice indagine conosciti­va sull'eutanasia clandestina, hanno voluto. Tutti uniti: da destra a Rifondazione, han­no detto no, ignorando le di­mensioni del fenomeno, per poter meglio negarlo. È que­sto che hanno rimproverato a Luca Coscioni e Piergior­gio Welby: l'aver fatto della loro malattia, del loro dolo­re, della loro sofferenza, que­stione politica. Non si perdona loro di essere stati leader politici, di aver saputo dare letteralmente corpo a que­stioni che riguardano la vita e la morte. E la voglia di ca­pire e di capirsi che vogliono impedire, e che li terrorizza.



Non vogliono che i temi che Luca e Piergiorgio hanno incarnato siano iscritti - com’è giusto - nell’agenda politica; così, invece di cercare strumenti per "governare" preferiscono che resti l’arbitrio, affidato alla buona (o cattiva) coscienza.



Hanno cercato di farlo con il divorzio e con l’aborto. Così per i temi imposti da e con Luca e Piergiorgio; e non sarà un caso che le leggi per divorzio e aborto recano come primo firmatario un socialista e radicale, Loris Fortuna, che prima di essere stroncato dal suo incurabile male aveva depositato in Parlamento anche un progetto di legge sulla "dolce morte". Ovviamente ignorato e dimenticato.



Nonostante siano pochissime le occasioni di confronto e di conoscenza (con un servizio pubblico radiotelevisivo particolarmente colpevole, attento sempre e comunque alle ragioni delle gerarchie cattoliche, insensibile con esse confligge), come un fiume carsico le opinioni si formano ugualmente, e vengono fuori.



Alcuni dati significativi vanno dalla questione del testamento biologico alle scelte di tipo eutanasico, come quelli dell’Eurispes che rivelano che l’84% degli italiani è favorevole ad una legge sul testamento biologico, o quelli di un’indagine condotta a Roma tra 266 medici ospedalieri, che rivela che per il 26% l’accelerazione di un decesso è pratica di routine; il 60% sostiene che con pazienti con prognosi infausta a breve scadenza non si può parlare di eutanasia, o quelli dell’Eurisko che evidenziano che il 67% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia (il 45% solo su espressa indicazione del paziente; il 24%, accertata l’impossibilità di decidere ed esprimersi del paziente, anche su indicazione dei parenti). Sono dati che il ministro della Salute Turco dovrebbe attentamente valutare.



Lo stesso mondo cattolico è diviso, lacerato, meno granitico di come la gerarchia vaticana vorrebbe far credere, se l’animatore e creatore del San Raffaele, don Verzè, ha ammesso di aver, per amore, accettato di mettere fine alle sofferenze insopportabili di un amico, ormai senza più speranza. Le posizioni del cardinale Martini sono ben diverse da quelle di Ruini; e al funerale un anno fa di Piergiorgio, erano una folla i cattolici commossi, dolenti e furenti perché il Vaticano aveva negato la possibilità di un funerale religioso; erano centinaia le suore, a testimoniare quella misericordia e quell’affetto che la gerarchia, tetragona e insensibile, aveva negato.



Avremmo il diritto di avere un’informazione completa, per esempio, sul perché in Italia, nonostante gli sforzi lodevoli del senatore Marino, non si riesce ad avere una legge sul testamento biologico; chi si oppone e perché, in obbedienza a quali logiche e interessi.



Abbiamo il diritto di sapere, hanno il dovere di farci conoscere. Lo dico in particolare al presidente della Rai Petruccioli: che definì «danneggiatori» i miei compagni radicali e me, che avevamo occupato alcuni uffici di via Teulada per dare ai cittadini un’adeguata informazione sulla campagna per la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo. Su questi temi la censura, la non-informazione, sono rigorosi, totali.


Il liberale, einaudiano "precetto" del "conoscere per deliberare" viene ancora una volta disatteso. Si tratta di vere e proprie barriere che persone eccezionali come Luca e Piergiorgio sono riusciti ad abbattere, ma a prezzo di infinito dolore e sacrificio. Tante altre barriere devono ancora essere abbattute, e anche in nome loro cerchiamo di farlo. La "Zattera" di Luca e di Piergiorgio naviga ancora, e da qualche parte i "Comandanti" ci sorridono.