sabato 12 gennaio 2008

Aborto. Siamo sicuri che la negazione assoluta non sia un crimine di pace?

Liberazione 11.1.08
Aborto. Siamo sicuri che la negazione assoluta non sia un crimine di pace?
di Paolo Tranchina, psicoterapeuta di Psichiatria Democratica dirige i "Fogli di informazione" insieme ad Agostino Pirella, basagliano anch’esso

Caro direttore, mi stupisce l'accanimento della Chiesa sull'aborto, sulla negazione delle coppie di fatto e in generale sui problemi sessuali. A cosa possiamo attribuirlo? Innanzitutto al prevalere della prescrittività rispetto alla libertà. Sembra che il compito essenziale della Chesa sia il negare, non fare questo, non fare quello, un eterno ritorno alle tavole della legge, ortunatamente, oggi, senza inquisizione. Prevale cioè il negare sul permettere, il dire di no, l'obbligare, il coercire, l'imporre. La cosa non sarebbe di per sé grave, se non fosse accompagnata da un invasamento, dalla negazione di ogni dialogo, come se si parlasse in nome di un assoluto che si pretende di rappresentare, e che è, invece, semplice autoattribuzione di poteri. Ma chi ha il diritto di parlare in nome di Dio se Dio è di tutti e tutto ha creato? E perché Dio dovrebbe essere più interessato al sesso e al suo controllo, piuttosto che alle nefande conseguenze dell'organizzazione del lavoro, con le sue morti quotidiane e l' inquinamento che minaccia il mondo? Legiferare sul sesso è legiferare sull'origine della vita, è rapportarsi alla natura imponendo dove accettarla e dove correggerla, insomma, porsi fuori dalla storia, dal sociale, dall'evoluzione umana dei costumi. Questa passione, però, ha qualcosa di eccessivo, di insano e non può che rendere dubbiosi. Questo accanirsi sul vietare ogni violenza su un bambino non nato forse allude a un'altra violenza, di cui la Chiesa è impregnata, e che vorrebbe rimuovere. Parlo della continua violenza sui bambini da parte dei preti pedofili. Parliamo di aborto allora per non parlare di pedofilia. Parliamo di violenza presunta per non parlare di violenza reale. Parliamo di sesso per non parlare di ingiustizia sociale. In fondo credo che la repressione sessuale, la pretesa del controllo assoluto sugli istinti sia solo un espediente par far sentire tutti in colpa, uno strumento di controllo gravido di perniciose conseguenze psicologiche e sociali. Ma davvero il Papa crede che l'Aids si combatta con l'astinenza e la fedeltà coniugale? Ecco ancora il gusto della negazione assoluta che ritorna, cieco a tutte le sofferenze, morti che può provocare, ma cieco, anche, di fronte a qualsiasi, banale, senso comune. Siamo sicuri che la negazione del preservativo, e dell'aborto non si configuri come un crimine di pace? Lo strumento per far prosperare cento, mille sistemi di cura, assistenza, profumatamente sovvenzionati, invece di evitarli con adeguati mezzi di prevenzione?