martedì 15 gennaio 2008

Cari docenti disertate

l’Unità 15.1.08
Cari docenti disertate
di Roberto Cotroneo

Il sospetto c’è, e non è di quei sospetti che danno grande sollievo. Nel senso che questo invito dell'Università La Sapienza di Roma perché il Papa inauguri l'anno accademico assomiglia più a una gaffe piuttosto che a una scelta etica e religiosa. E i docenti di fisica dovrebbero sorriderne piuttosto che agitarsi più di tanto. La gaffe è semplice: non si invita un Pontefice a inaugurare un anno accademico universitario. Nessuno di solito lo fa, e non ha alcun senso. Non si invita un Pontefice a inaugurare un anno accademico perché il Papa è un capo di Stato, ed è la massima autorità della Chiesa cattolica.
Come non si invita Benedetto XVI non si invita il Dalai Lama, e non si invita il Rabbino capo di Roma. Il pontefice può far visita all’università di Roma, ma l’inaugurazione di un anno accademico è un evento laico, scientifico e intel-lettuale. E il papa non è un intellettuale, è un papa, che è cosa assai diversa.
E allora? Allora si tratta di gaffe, di superficialità, di frivolezza intellettuale. Alla Sapienza si saranno chiesti: da chi facciamo inaugurare l’anno accademico? Da uno importante, molto importante, forse il più importante. Guardati attorno e chi trovi? Bill Gates e Steve Jobs, sono famosi e importanti, ma non abbastanza. George Bush è molto importante ma non è un intellettuale. Di premi Nobel è pieno il mondo, e non fanno più effetto a nessuno. Forse il papa, certo, il papa: intellettuale, colto, e soprattutto importantissimo. Perché non lui? E perché non affidargli la lectio magistralis? Peccato che l’università è un’istituzione scientifica, dove insegnano atei e credenti, e tra i credenti ci possono esere cattolici o protestanti, buddisti o induisti, anglicani o ebrei.
E allora come gli è venuto in mente? Gli è venuto in mente perché il piano del discorso non è intellettuale, la provocazione di chiedere al papa di inaugurare un anno accademico nella laicissima università di Roma non viene da una scelta intellettuale, ma da una scelta puramente vanitosa e opportunista. Una vanità fuori luogo di chi lo ha invitato. Un opportunismo certo calcolato.
Risultato: un bel pasticcio, e un boomerang. Perché non si può contestare un papa, inneggiando a Giordano Bruno. È di cattivo gusto. Ed è di cattivo gusto mettere un pontefice in questa situazione difficile e imbarazzante. Ratzinger non è un papa indiscutibile, come lo fu Giovanni Paolo II. Non tutti i pontefici sono uguali. E Paolo VI, o ancora di più Pio XII, non erano Giovanni XXIII. Ratzinger è un pontefice che si è espresso in modo netto, e più volte, sul fatto che la scienza deve essere subordinata alla religione. E l’università è prima di ogni cosa una comunità scientifica che non si sente subordinata a nessuno. È il suo mestiere: che si occupi di Dante come di fisica delle particelle.
E allora? Allora non sono un bello spettacolo, anche se legittimi, gli striscioni antipapa davanti all’università, e ancor meno le inopportune e ridondanti veglie di preghiera degli studenti cattolici. Il papa non è Bono Vox, non è una star da portare in processione. È un signore che fa politica, che parla ex cathedra, e soprattutto urbi et orbi. Non abbiamo bisogno di dargli visibilità ne ha moltissima da solo, e se deve parlare contro la pena di morte è meglio che lo faccia dal soglio di Pietro, rivolgendosi direttamente ai capi di Stato, piuttosto che farlo con una dotta disquisizione davanti a toghe ed ermellini. E se deve affrontare un tema così rilevante, preferiremmo che lo facesse attraverso un’enciclica. Perché il risalto sarebbe chiaro e forte. Non credo che l’università di Harvard, di Friburgo, o la Sorbona inviterebbero mai il papa a inaugurare l’anno accademico. E a Oxford o Cambridge nessuno chiamarerebbe l’Arcivescovo di Canterbury. Ognuno faccia il suo mestiere, ognuno mantenga la sua identità. Solo un paese fragile, senza dei punti di riferimento saldi può cadere in un errore come questo. Ma i docenti che trovano fuori luogo la presenza del papa all’università non dovrebbero po-lemizzare. La cosa migliore è disertare. Sarebbe meglio che lo facessero quasi tutti, docenti laici e docenti cattolici. Non dovrebbero partecipare. Potrebbero andare al mare, se è una bella giornata. Chiedendo rispetto per il ruolo che ha sempre avuto l’istituzione universitaria in un paese moderno e laico.
Siamo ormai a nuova forma di cattolicesimo: il cattolicesimo opportunista. È tutto un compiacere senza mezze misure e in modo smaccato le gerarchie ecclesiastiche. A destra e ogni tanto anche a sinistra, purtroppo. Qualcosa che in queste forme non si era mai visto prima d’ora, neppure quando eravamo un paese molto cattolico e molto bigotto. Questo invito del papa alla Sapienza è un altro esempio di smaccato cattolicesimo opportunista. Come poi papa Benedetto XVI abbia potuto accettare un invito così inopportuno è un’altra storia ancora. Che forse appartiene ai misteri e ai segreti vaticani.
roberto@robertocotroneo.it