l’Unità 15.1.08
Tra i «duri» di Fisica: scienza, libertà e goliardia
di Andrea Carugati
Musica dance a palla, assedio sonoro all’Aula Magna. E la Minerva diventerà trans
Pranzi sociali e film, si discute di Galileo e Bruno
Altre 700 adesioni all’appello dei docenti
Si prepara la «frocessione»: 12 stazioni su Aids, 8 per mille, eutanasia, famiglia, aborto, scuola...
«Fra Giordano è bruciato, Galileo ha abiurato... Noi resisteremo al Papato!», recita lo striscione dei collettivi studenteschi che accoglie, su piazzale Aldo Moro, chi arriva all’università La Sapienza. Altri striscioni coprono i muri dei palazzi delle facoltà, e uno anche la statua della Minerva: «Il sapere non ha bisogno né di padri né di preti». Centinaia i manifesti sparsi i vialetti dell’ateneo: «Il Papa all’Università? Anche no». «No pope».
L’epicentro della protesta «No Ratzinger» è al vecchio istituto di Fisica. Da qui è partita a novembre la lettera di 67 professori al rettore per contestare l’invito a Benedetto XVI, è qui che ieri è iniziata la «settimana anticlericale» dei collettivi, con un pranzo sociale, rigorosamente «No Vat», a base di porchetta. Prezzi superpolitici, striscioni che raffigurano un ideale abbraccio tra il Papa, Veltroni e il ministro Mussi, e ardore laico nelle parole degli studenti: «Non lo vogliamo perché è un ostacolo all’avanzata dei diritti degli omosessuali», dice una matricola di Medicina. «L’ingerenza del Vaticano nella vita degli italiani è insopportabile», spiega Giorgio Sestili, portavoce del collettivo di Fisica. «Basta guardare alle campagne contro i Dico, contro i gay, contro gli anticoncezionali». Il tema dei diritti degli omosessuali è centrale nel ragionamento degli studenti: non a caso la gran parte delle proteste organizzate per giovedì, quando Ratzinger arriverà alla Sapienza (non è il primo Papa qui: prima di lui Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1991), battono su questo tasto: il corteo del pomeriggio in San Lorenzo si chiamerà «la Frocessione», con tanto di 12 stazioni a tema: sulla fecondazione eterologa, la famiglia, le coppie di fatto (con foto gigante di Ratzinger e Bush), l’Aids, l’otto per mille, l’eutanasia, i finanziamenti alle scuole cattoliche. Chiudono «i gonfaloni di Sodoma e Gomorra», tanto per chiarire. E la statua della Minerva, al centro dell’Ateneo, sara travestita come «un vero trans». Ancora: gli studenti vestiti da preti «sbattezzerano» la cappella dell’ateneo con il vin santo, e organizzeranno un «assedio sonoro» in piazza Aldo Moro a base di musica dance e house.
In un aula del primo piano di Fisica, dove campeggia la grande foto dei ragazzi di via Panisperna («Enrico Fermi ha insegnato qui», ricorda la lapide), va in onda il film «Vita di Galileo»: una cinquantina tra studenti e professori assiste attenta. Mentre dalla sala-cinema arrivano le urla di Giordano Bruno al rogo, in corridoio Andrea Frova, fisico di fama, e uno dei promotori della lettera «No Ratzinger», si sfoga: «Ho invitato i ragazzi a evitare azioni volgari o violente, che sarebbero l’opposto dei nostri obiettivi. Io non andrò alle manifestazioni di protesta, me me starò a casa perché quell’ospite non lo desidero». Neppure un Papa professore come Benedetto? «Ma quale professore. Quando è andato in luoghi intellettualmente avanzati, come Ratisbona, ha fatto solo delle gaffe». Frova è sconsolato «dal livello di ingerenza del Vaticano nella politica italiana»: neppure ai tempi della Dc una cosa del genere, che nostalgia di personalità come Scalfaro, che sapeva separare fede e politica...». Finisce il film, parte il dibattito. Si vola alto: ruolo della scienza, i suoi limiti, il rapporto con le “altre” verità e con l’inevitabile provvisorietà di ogni risultato scientifico. Si discute della riabilitazione di Galileo: «Non c’è mai stata veramente» dice un professore. Un altro, Carlo Cosmelli: «Ratzinger sostiene che chi nega il ruolo della divina provvidenza non fa scienza ma ideologia. Allora era meglio ai tempi di Leone XIII, almeno erano più chiari...». Concorda uno studente: «Oggi lo scontro è ancora sugli stessi temi dei tempi di Galileo». Un altro prof. invita i ragazzi a «fare più chiasso». Giancarlo Ruocco, direttore del Dipartimento, annuncia: «Alla nostra lettera sono arrivare 700 adesioni, tra colleghi della Sapienza, quasi tutti di materie scientifiche, e scienziati italiani all’estero». Nell’auletta occupata di Giurisprudenza i collettivi preparano la giornata di giovedì: i costumi per la Frocessione, l’attacchinaggio contro le strisce bianche e rosse che già recintano tutte le aiuole, i rapporti con la polizia, le contromosse «se arrivano i fasci». Intanto arrivano le defezioni: Paola Cortellesi e la banda Osiris, annunciati alle contromanifestazioni, non ci saranno. Resta solo la «lectio magistralis» di Andrea Rivera, il comico di «Parla con me» che già era entrato in rotta col Vaticano il primo maggio. Giorgio scuote la testa: «Evidentemente non se la sono sentita».
La settimana anticlericale prosegue: oggi altro pranzo sociale a Geologia, segue la proiezione del documentario «La legge 40 e i suoi inganni». Mercoledì altra assemblea a Fisica con i professori. Si chiamano fuori le sigle vicine al Pd, che parlano di «protesta strumentale e preventiva». Tanti i ragazzi che si stupiscono di questo clamore: chi perchè disinteressato all’evento, chi perché stupito dai toni «fuori tempo» dello scontro. E i ragazzi cattolici preparano l’evento a modo loro: alcuni puliscono la chiesetta e le stanze che il Papa benedirà, altri distribuiscono volantini chiedendo ai “colleghi” se hanno dei messaggi per Benedetto. Stasera alle 19 ci sarà una veglia di preghiera con monsignor Enzo Dieci, vescovo ausiliario di Roma. «La maggioranza degli studenti attende il Papa con entusiasmo», dicono i ragazzi di don Orione. Il cappellano Vincenzo D’Adamo non attacca chi si prepara a protestare, anche con forme «goliardiche» come la «frocessione», ma invita tutti a «evitare violenze». Concetto condiviso anche dai prof. «No Ratzinger»: «Dialogo e confronto devono prevalere», dice Luciano Maiani. E Cosmelli: «Siamo certi che sarà una protesta pacifica».
Tra i «duri» di Fisica: scienza, libertà e goliardia
di Andrea Carugati
Musica dance a palla, assedio sonoro all’Aula Magna. E la Minerva diventerà trans
Pranzi sociali e film, si discute di Galileo e Bruno
Altre 700 adesioni all’appello dei docenti
Si prepara la «frocessione»: 12 stazioni su Aids, 8 per mille, eutanasia, famiglia, aborto, scuola...
«Fra Giordano è bruciato, Galileo ha abiurato... Noi resisteremo al Papato!», recita lo striscione dei collettivi studenteschi che accoglie, su piazzale Aldo Moro, chi arriva all’università La Sapienza. Altri striscioni coprono i muri dei palazzi delle facoltà, e uno anche la statua della Minerva: «Il sapere non ha bisogno né di padri né di preti». Centinaia i manifesti sparsi i vialetti dell’ateneo: «Il Papa all’Università? Anche no». «No pope».
L’epicentro della protesta «No Ratzinger» è al vecchio istituto di Fisica. Da qui è partita a novembre la lettera di 67 professori al rettore per contestare l’invito a Benedetto XVI, è qui che ieri è iniziata la «settimana anticlericale» dei collettivi, con un pranzo sociale, rigorosamente «No Vat», a base di porchetta. Prezzi superpolitici, striscioni che raffigurano un ideale abbraccio tra il Papa, Veltroni e il ministro Mussi, e ardore laico nelle parole degli studenti: «Non lo vogliamo perché è un ostacolo all’avanzata dei diritti degli omosessuali», dice una matricola di Medicina. «L’ingerenza del Vaticano nella vita degli italiani è insopportabile», spiega Giorgio Sestili, portavoce del collettivo di Fisica. «Basta guardare alle campagne contro i Dico, contro i gay, contro gli anticoncezionali». Il tema dei diritti degli omosessuali è centrale nel ragionamento degli studenti: non a caso la gran parte delle proteste organizzate per giovedì, quando Ratzinger arriverà alla Sapienza (non è il primo Papa qui: prima di lui Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1991), battono su questo tasto: il corteo del pomeriggio in San Lorenzo si chiamerà «la Frocessione», con tanto di 12 stazioni a tema: sulla fecondazione eterologa, la famiglia, le coppie di fatto (con foto gigante di Ratzinger e Bush), l’Aids, l’otto per mille, l’eutanasia, i finanziamenti alle scuole cattoliche. Chiudono «i gonfaloni di Sodoma e Gomorra», tanto per chiarire. E la statua della Minerva, al centro dell’Ateneo, sara travestita come «un vero trans». Ancora: gli studenti vestiti da preti «sbattezzerano» la cappella dell’ateneo con il vin santo, e organizzeranno un «assedio sonoro» in piazza Aldo Moro a base di musica dance e house.
In un aula del primo piano di Fisica, dove campeggia la grande foto dei ragazzi di via Panisperna («Enrico Fermi ha insegnato qui», ricorda la lapide), va in onda il film «Vita di Galileo»: una cinquantina tra studenti e professori assiste attenta. Mentre dalla sala-cinema arrivano le urla di Giordano Bruno al rogo, in corridoio Andrea Frova, fisico di fama, e uno dei promotori della lettera «No Ratzinger», si sfoga: «Ho invitato i ragazzi a evitare azioni volgari o violente, che sarebbero l’opposto dei nostri obiettivi. Io non andrò alle manifestazioni di protesta, me me starò a casa perché quell’ospite non lo desidero». Neppure un Papa professore come Benedetto? «Ma quale professore. Quando è andato in luoghi intellettualmente avanzati, come Ratisbona, ha fatto solo delle gaffe». Frova è sconsolato «dal livello di ingerenza del Vaticano nella politica italiana»: neppure ai tempi della Dc una cosa del genere, che nostalgia di personalità come Scalfaro, che sapeva separare fede e politica...». Finisce il film, parte il dibattito. Si vola alto: ruolo della scienza, i suoi limiti, il rapporto con le “altre” verità e con l’inevitabile provvisorietà di ogni risultato scientifico. Si discute della riabilitazione di Galileo: «Non c’è mai stata veramente» dice un professore. Un altro, Carlo Cosmelli: «Ratzinger sostiene che chi nega il ruolo della divina provvidenza non fa scienza ma ideologia. Allora era meglio ai tempi di Leone XIII, almeno erano più chiari...». Concorda uno studente: «Oggi lo scontro è ancora sugli stessi temi dei tempi di Galileo». Un altro prof. invita i ragazzi a «fare più chiasso». Giancarlo Ruocco, direttore del Dipartimento, annuncia: «Alla nostra lettera sono arrivare 700 adesioni, tra colleghi della Sapienza, quasi tutti di materie scientifiche, e scienziati italiani all’estero». Nell’auletta occupata di Giurisprudenza i collettivi preparano la giornata di giovedì: i costumi per la Frocessione, l’attacchinaggio contro le strisce bianche e rosse che già recintano tutte le aiuole, i rapporti con la polizia, le contromosse «se arrivano i fasci». Intanto arrivano le defezioni: Paola Cortellesi e la banda Osiris, annunciati alle contromanifestazioni, non ci saranno. Resta solo la «lectio magistralis» di Andrea Rivera, il comico di «Parla con me» che già era entrato in rotta col Vaticano il primo maggio. Giorgio scuote la testa: «Evidentemente non se la sono sentita».
La settimana anticlericale prosegue: oggi altro pranzo sociale a Geologia, segue la proiezione del documentario «La legge 40 e i suoi inganni». Mercoledì altra assemblea a Fisica con i professori. Si chiamano fuori le sigle vicine al Pd, che parlano di «protesta strumentale e preventiva». Tanti i ragazzi che si stupiscono di questo clamore: chi perchè disinteressato all’evento, chi perché stupito dai toni «fuori tempo» dello scontro. E i ragazzi cattolici preparano l’evento a modo loro: alcuni puliscono la chiesetta e le stanze che il Papa benedirà, altri distribuiscono volantini chiedendo ai “colleghi” se hanno dei messaggi per Benedetto. Stasera alle 19 ci sarà una veglia di preghiera con monsignor Enzo Dieci, vescovo ausiliario di Roma. «La maggioranza degli studenti attende il Papa con entusiasmo», dicono i ragazzi di don Orione. Il cappellano Vincenzo D’Adamo non attacca chi si prepara a protestare, anche con forme «goliardiche» come la «frocessione», ma invita tutti a «evitare violenze». Concetto condiviso anche dai prof. «No Ratzinger»: «Dialogo e confronto devono prevalere», dice Luciano Maiani. E Cosmelli: «Siamo certi che sarà una protesta pacifica».