domenica 24 febbraio 2008

Aborto, i medici: la 194 non si tocca

l’Unità 24.2.08
Aborto, i medici: la 194 non si tocca
«È una legge moderna». Appello per la pillola del giorno dopo ma trovarla è una chimera
di Giuseppe Vittori

Basta attacchi alla legge 194, «a trent’anni di distanza dimostra tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale». Scende il campo la Federazione degli Ordini dei medici per replicare all’offensiva aperta, in modo più o meno strisciante, contro la legge sull’interruzione della gravidanza. Dal Consiglio nazionale in corso a Roma, i medici lanciano anche un appello per «l’uso delle tecniche più moderne e rispettose dell’integrità psicofisica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza», come la RU 486, praticamente sconosciuta in Italia. Così come è sempre più difficile reperire la pillola del giorno dopo, tra medici (e persino farmacisti) obiettori e lunghe attese soprattutto per le donne più giovani.

«PUR SCONTANDO ritardi ed omissioni applicative, la legge 194, a distanza di 30 anni, dimostra tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale». È questa l’opinione di Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ribadita nel corso del Consiglio nazionale della federazione, in corso a Roma. Per Fnomceo, occorre supportare la legge 194, «incrementando l’educazione alla procreazione responsabile, il supporto economico e sociale alla maternità soprattutto in quelle aree dove il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza resta alta, quali ad esempio adolescenti ed immigrate». Per quanto riguarda l’aborto farmacologico, relativo all’uso del farmaco RU486 associato alle prostaglandine, la Federazione riafferma la necessità di dare piena e compiuta attuazione alla legge, compreso l’art. 15, laddove raccomanda «l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità psicofisica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanza».
«Sulle delicate questioni che animano il dibattito bioetico - spiega Fnomceo - il nostro Codice Deontologico oltre ad essere una guida per i medici, è una sicura garanzia per il cittadino». Se può essere riassunto in uno slogan il documento ampio e articolato, che è uscito a Roma, dal Jolly Hotel, dove è ancora in corso un dibattito del Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, questo potrebbe esserlo. Durante il loro Consiglio Nazionale, i rappresentanti dei camici bianchi di 103 Ordini provinciali hanno parlato di tutti i temi etici che tanto coinvolgono in questo momento la società ed il confronto politico: Aborto, RU486, Pillola del giorno dopo, Procreazione medicalmente assistita, Rianimazione di prematuri con età gestazionale molto bassa (22-25 settimane). Una ad una sono state analizzate le tematiche connesse alla contraccezione, alla procreazione e alla interruzione di gravidanza, lanciando un monito ad abbassare i toni ed evitare qualsivoglia strumentalizzazione.
«Si ritiene che questioni così delicate - si legge infatti nel Documento di Fnomceo - che si riferiscono a quanto di più intimo e personale coinvolga la donna, la coppia e la società meritino grande rispetto ed un confronto sociale e politico meno strumentale, meno ideologico, più attento al grande bagaglio di sofferenze che sempre accompagna questi tormentati cammini che ricadono sulle donne, spesso lasciate sole in queste drammatiche circostanze». E la Fnomceo ribadisce di voler essere garante di questa tutela. «L’autonomia e la responsabilità della nostra professione - è infatti scritto nel testo del Documento - si pongono come garanti di un’alleanza terapeutica fondata sul rispetto dei reciproci valori, diritti e doveri». intenda prevenire una gravidanza indesiderata ed un probabile successivo ricorso all’aborto». In sostanza, pur riaffermando con forza il diritto del medico alla clausola di coscienza prevista all’art. 22 del Codice Deontologico, va ricordato l’obbligo, ivi previsto, del medico di «fornire al cittadino ogni utile informazione e chiarimento». In altre parole, la tensione tra il diritto del medico alla clausola di coscienza e quello del cittadino alla fruizione della prestazione riconosciuta come disponibile, non fa venir meno l’obbligo anche deontologico dei medici ad operarsi al fine di tutelare l’accesso alla prestazione nei tempi appropriati.