Legge sulla fecondazione assistita, non facciamo finta di nulla
Liberazione del 27 febbraio 2008, pag. 3
di Grazia Zuffa
Il clamore intorno all'aborto rischia di far passare sotto silenzio o quasi l'altro contenuto importante della presa di posizione della Federazione degli Ordini provinciali dei medici: la denuncia delle linee guida della legge 40, sulla fecondazione assistita, che «intervengono nella relazione di cura - si legge - definendo atti e procedure diagnostico terapeutiche non fondate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili...onde non è consentito al medico di compiere il proprio dovere agendo secondo scienza». E' una denuncia forte di una normativa e di una regolamentazione che in nome di un'ideologia calpestano il diritto alla salute. Su questa base, il documento si dichiara a favore della diagnosi pre impianto degli embrioni e contro l'obbligo di impiantare nell'utero materno tutti gli embrioni prodotti, sulla scia delle sentenze della magistratura.
E' un pronunciamento quanto mai opportuno perché la questione della legge 40 rischiava di finire nel dimenticatoio, tanto che neppure della modifica delle linee guida si parlava più. Eppure va ricordato che la sentenza del Tar del Lazio, dopo quelle del tribunale di Cagliari e di Firenze, ha rinviato la normativa sulla fecondazione assistita alla Consulta per sospetta incostituzionalità, in violazione del diritto alla salute dei bambini e delle donne.
C'è da chiedersi con sgomento il perché di tanta inerzia nonostante l'intervento dei giudici e ora anche la discesa in campo dei medici. Anche perché già nell'ottobre dello scorso anno la relazione al parlamento sull'applicazione della legge 40 tracciava un quadro sconsolante, mostrando che l'era post legge è assai peggiore di quella pre legge, a suo tempo (sconsideratamente) bollata come il far west della fecondazione assistita. Vale la pena ricordarla a tutti gli smemorati: diminuiscono le gravidanze e i bambini nati; crescono i parti plurimi, con conseguente aumento del rischio per i neonati (mentre negli altri paesi diminuiscono); si conferma la migrazione verso i centri esteri di moltissime coppie, alla ricerca dei trattamenti più efficaci e più rispettosi del bene salute. Dunque la relazione già indicava una via: avviare un confronto a tutto campo e di più lungo periodo sull'impianto complessivo della legge, e intervenire d'urgenza con modifiche circoscritte ma significative: permettendo la diagnosi pre impianto; allargando l'accesso alle tecniche anche alle coppie con patologie geneticamente trasmissibili, che solo in tal modo possono evitare di mettere al mondo bambini malati; cancellando l'impianto forzato degli embrioni, permettendone la crioconservazione. Più o meno la strada tracciata dalle sentenze, richiamandosi a principi generali della Costituzione.
Eppure questi principi non sono bastati a smuovere un governo paralizzato (su questo come su altri temi "eticamente sensibili" o meno, dalla regolamentazione delle coppie di fatto, alle droghe, all'immigrazione e così via).
E' vero che iniziative parlamentari lodevoli ci sono state, come il disegno di legge presentato in Senato da Maria Luisa Boccia; ma c'è da dubitare che avrebbe raccolto l'attenzione e i consensi necessari, anche senza il precipitare della fine della legislatura. E' un giudizio amaro, che va tenuto presente per capire il da farsi e muoversi di conseguenza. E' chiaro che anche nella prossima legislatura, la legge e la battaglia parlamentare saranno l'approdo, più che l'inizio, di un percorso politico che va intrapreso con determinazione.
Due le direttrici: la prima è lo sviluppo del discorso intorno alla "miseria" della politica (ben altro - si badi bene - dalla denuncia generica sui misfatti della casta, atta solo a solleticare la piazza e a mantenerla allo stadio prepolitico di impotenza e livorosità). Va invece posta e imposta alle forze politiche una riflessione sul rapporto fra la politica e i temi "eticamente sensibili" (cominciando col mettere in discussione il perché alcuni sono declinati come tali ed altri no). La crescente enfasi su questi ultimi, per i quali si rivendica "libertà di coscienza", va di pari passo col restringersi degli orizzonti e dell'efficacia della politica. Nella legge di cui stiamo discutendo, la sacralità dell'embrione, come "valore non negoziabile", calpesta, come si è visto, il "valore" della tutela della salute, senza che la politica batta un colpo: non più in grado - parrebbe - di riconoscere la dimensione etica del diritto alla salute. Eppure si tratta di un principio di civiltà, che si è affermato come tale nelle società moderne dopo una lunga storia di conflitti politici che hanno attraversato i secoli scorsi. E' un principio riconosciuto, non a caso, nella carta costituzionale, e ciò consente oggi di limitare i danni della legge 40. Ma i principi della Carta hanno bisogno di vivere nel discorso pubblico pena la loro decadenza nella consapevolezza dei cittadini e delle cittadine.
La seconda direttrice passa dall'individuare il terreno innanzi tutto simbolico entro cui si dispiegano i problemi della fecondazione assistita. Contrariamente alla vulgata che si è imposta nello scontro referendario, e che ha convinto anche molte donne, al centro non sono le tecnologie e la divisione non è tanto fra credenti e non credenti nelle sorti progressive della scienza; in scena è la riedizione virulenta del conflitto fra uomini e donne sul controllo del corpo femminile capace di generare, cui le tecnologie offrono nuovi appigli e nuove angolature. La rappresentazione dell'inizio della vita è il filo che unisce la fecondazione assistita al riaccendersi della polemica sull'aborto: la madre che mette al mondo si capovolge nella madre boia della invocata moratoria, o in quella che minaccia i piccolissimi prematuri, "salvati" - si dice - dalle nuove frontiere della scienza. Sui "miracoli" quasi sempre mancati, sul corredo di sofferenze inflitte ai piccoli e dunque alle madri, sui danni gravi spesso provocati ai corpicini dall'accanimento tecnologico, i castigatori delle madri opportunamente tacciono. Nel clamore intorno alla vita, siamo immerse in un silenzio assordante.
Liberazione del 27 febbraio 2008, pag. 3
di Grazia Zuffa
Il clamore intorno all'aborto rischia di far passare sotto silenzio o quasi l'altro contenuto importante della presa di posizione della Federazione degli Ordini provinciali dei medici: la denuncia delle linee guida della legge 40, sulla fecondazione assistita, che «intervengono nella relazione di cura - si legge - definendo atti e procedure diagnostico terapeutiche non fondate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili...onde non è consentito al medico di compiere il proprio dovere agendo secondo scienza». E' una denuncia forte di una normativa e di una regolamentazione che in nome di un'ideologia calpestano il diritto alla salute. Su questa base, il documento si dichiara a favore della diagnosi pre impianto degli embrioni e contro l'obbligo di impiantare nell'utero materno tutti gli embrioni prodotti, sulla scia delle sentenze della magistratura.
E' un pronunciamento quanto mai opportuno perché la questione della legge 40 rischiava di finire nel dimenticatoio, tanto che neppure della modifica delle linee guida si parlava più. Eppure va ricordato che la sentenza del Tar del Lazio, dopo quelle del tribunale di Cagliari e di Firenze, ha rinviato la normativa sulla fecondazione assistita alla Consulta per sospetta incostituzionalità, in violazione del diritto alla salute dei bambini e delle donne.
C'è da chiedersi con sgomento il perché di tanta inerzia nonostante l'intervento dei giudici e ora anche la discesa in campo dei medici. Anche perché già nell'ottobre dello scorso anno la relazione al parlamento sull'applicazione della legge 40 tracciava un quadro sconsolante, mostrando che l'era post legge è assai peggiore di quella pre legge, a suo tempo (sconsideratamente) bollata come il far west della fecondazione assistita. Vale la pena ricordarla a tutti gli smemorati: diminuiscono le gravidanze e i bambini nati; crescono i parti plurimi, con conseguente aumento del rischio per i neonati (mentre negli altri paesi diminuiscono); si conferma la migrazione verso i centri esteri di moltissime coppie, alla ricerca dei trattamenti più efficaci e più rispettosi del bene salute. Dunque la relazione già indicava una via: avviare un confronto a tutto campo e di più lungo periodo sull'impianto complessivo della legge, e intervenire d'urgenza con modifiche circoscritte ma significative: permettendo la diagnosi pre impianto; allargando l'accesso alle tecniche anche alle coppie con patologie geneticamente trasmissibili, che solo in tal modo possono evitare di mettere al mondo bambini malati; cancellando l'impianto forzato degli embrioni, permettendone la crioconservazione. Più o meno la strada tracciata dalle sentenze, richiamandosi a principi generali della Costituzione.
Eppure questi principi non sono bastati a smuovere un governo paralizzato (su questo come su altri temi "eticamente sensibili" o meno, dalla regolamentazione delle coppie di fatto, alle droghe, all'immigrazione e così via).
E' vero che iniziative parlamentari lodevoli ci sono state, come il disegno di legge presentato in Senato da Maria Luisa Boccia; ma c'è da dubitare che avrebbe raccolto l'attenzione e i consensi necessari, anche senza il precipitare della fine della legislatura. E' un giudizio amaro, che va tenuto presente per capire il da farsi e muoversi di conseguenza. E' chiaro che anche nella prossima legislatura, la legge e la battaglia parlamentare saranno l'approdo, più che l'inizio, di un percorso politico che va intrapreso con determinazione.
Due le direttrici: la prima è lo sviluppo del discorso intorno alla "miseria" della politica (ben altro - si badi bene - dalla denuncia generica sui misfatti della casta, atta solo a solleticare la piazza e a mantenerla allo stadio prepolitico di impotenza e livorosità). Va invece posta e imposta alle forze politiche una riflessione sul rapporto fra la politica e i temi "eticamente sensibili" (cominciando col mettere in discussione il perché alcuni sono declinati come tali ed altri no). La crescente enfasi su questi ultimi, per i quali si rivendica "libertà di coscienza", va di pari passo col restringersi degli orizzonti e dell'efficacia della politica. Nella legge di cui stiamo discutendo, la sacralità dell'embrione, come "valore non negoziabile", calpesta, come si è visto, il "valore" della tutela della salute, senza che la politica batta un colpo: non più in grado - parrebbe - di riconoscere la dimensione etica del diritto alla salute. Eppure si tratta di un principio di civiltà, che si è affermato come tale nelle società moderne dopo una lunga storia di conflitti politici che hanno attraversato i secoli scorsi. E' un principio riconosciuto, non a caso, nella carta costituzionale, e ciò consente oggi di limitare i danni della legge 40. Ma i principi della Carta hanno bisogno di vivere nel discorso pubblico pena la loro decadenza nella consapevolezza dei cittadini e delle cittadine.
La seconda direttrice passa dall'individuare il terreno innanzi tutto simbolico entro cui si dispiegano i problemi della fecondazione assistita. Contrariamente alla vulgata che si è imposta nello scontro referendario, e che ha convinto anche molte donne, al centro non sono le tecnologie e la divisione non è tanto fra credenti e non credenti nelle sorti progressive della scienza; in scena è la riedizione virulenta del conflitto fra uomini e donne sul controllo del corpo femminile capace di generare, cui le tecnologie offrono nuovi appigli e nuove angolature. La rappresentazione dell'inizio della vita è il filo che unisce la fecondazione assistita al riaccendersi della polemica sull'aborto: la madre che mette al mondo si capovolge nella madre boia della invocata moratoria, o in quella che minaccia i piccolissimi prematuri, "salvati" - si dice - dalle nuove frontiere della scienza. Sui "miracoli" quasi sempre mancati, sul corredo di sofferenze inflitte ai piccoli e dunque alle madri, sui danni gravi spesso provocati ai corpicini dall'accanimento tecnologico, i castigatori delle madri opportunamente tacciono. Nel clamore intorno alla vita, siamo immerse in un silenzio assordante.