Liberazione 10.2.08
«Il Vaticano odia le donne. Da sempre»
di Laura Eduati
Piero Bernocchi dei Cobas è entusiasta: «L'invadenza del Vaticano spinge sempre più persone al corteo No Vat. La politica? E' naturale che non venga, terrorizzata com'è dall'apparire anti-clericale». Eppure spuntano parlamentari di Rifondazione tra le mitre di cartone "Lesbo pride" e i diavoli col "frocifisso". «Questo corteo è di movimento» commenta Titti De Simone, «meglio lasciare a loro la parola. La Sinistra l'Arcobaleno deve portare come segno distintivo la laicità, altrimenti è inutile». Con lei Elettra Deiana, Vladimir Luxuria e Imma Barbarossa.
Negli ultimi mesi sono aumentati i motivi della protesta anti-Ratzinger: dall'episodio della Sapienza all'attacco contro la 194 fino al rimprovero da parte del Pontefice, notizia di ieri, nei confronti delle politiche che cancellano la differenza tra uomo e donna.
Gay e donne nel mirino, come sempre. Ecco perché immediatamente dopo la testa del corteo sfilano le lesbiche e le femministe insieme. E sono tante le donne che chiedono di non toccare la legge sull'aborto, l'abolizione della legge 40 sulla procreazione assistita e la fine delle violenze in famiglia. Tra loro Lea Melandri, fino a poco tempo fa nel milanese Usciamo dal silenzio, Roberta Corbo di controviolenza.org e Edda Billy della Casa internazionale delle donne di Roma, tra le organizzatrici della marcia contro la violenza maschilista il 24 novembre scorso. Poco più tardi spunta Rossella Praitano, presidente del circolo Mario Mieli.
Preoccupa, poi, la moltiplicazione di aggressioni neofasciste ai danni di studenti di sinistra e omosessuali. «Il Vaticano parla, i fascisti picchiano» continua Poidimani dal sound system, chiedendo l'abolizione del Concordato firmato l'11 febbraio del 1929 proprio con il regime mussoliniano. Per i No Vat fascismo, chiesa, omofobia, oppressione delle donne e neoliberismo costituiscono un muro unico. Così al tradizionale tradizionale slogan di apertura del corteo, autodeterminazione laicità e antifascismo, sono state aggiunte le parole liberazione e cittadinanza.
Ma il No Vat è anche carnevalesco, irridente, iconoclasta. Ragazze col burqa oppure vestite da suora, mascherine di Ruini-vampiro, Ratzinger-diavolo, Binetti-queer. La new entry è Giuliano Ferrara con parrucca, contro la sua moratoria sull'aborto. Una basilica di San Pietro in foggia da deposito di Paperon de' Paperoni campeggia sul sound system, perché presi di mira sono i privilegi economici della Chiesa come l'esenzione dell'Ici. «Ratzinger paga le tasse» urlano ad una suora che si affaccia sbigottita su via Arenula, prima di chiudere violentemente la finestra.
Decine di cartelli irriverenti: "Rianimatevi il cervello", "L'unica Chiesa che illumina è la Chiesa che brucia" "Se la risposta è Dio la domanda è sbagliata". Attacco frontale, senza mediazioni politiche perché la politica ha deluso e allora tanto vale fare lo sberleffo, prendersi la soddisfazione di parlare direttamente col Papa e rinnovare uno slogan femminista degli anni '70: "Il culo è mio e me lo gestisco io".
Il corteo si indigna quando scopre che la scalinata del Campidoglio è transennata e difesa da un manipolo di agenti. «Vergogna, il municipio è un luogo pubblico!» e poi si riparte. Tanto più che, paradossalmente, l'accesso alla chiesa dell'Ara coeli è libera. Un ragazzo trascina un crocifisso di legno con catenelle infilate nella pelle dei gomiti mentre una ragazza gli lancia banconote false da 100 euro. Un coretto di ragazze canta "Il Vaticano brucia oh oh oh" e "Noi odiamo i papa-boys"sulle note di Vamos a la playa.
Corteo variegato: non soltanto gay per mano, lesbiche travestite e trans che chiedono di non essere considerati dei malati da psichiatrizzare in attesa del cambio di sesso, ma anche studenti giovani, giovanissimi, donne di una certa età, famigliole con bambini e persino cristiani evangelici come Alice di Vicenza venuta per difendere la laicità, e persone di nazionalità spagnola, americana, sudamericana e francese, a Roma per i tre giorni di dibattito organizzati al Forte Prenestino sull'omofobia, proprio in occasione del No Vat. «Fuori i preti dalle nostre mutande, dai nostri ospedali, dalle nostre scuole. Hanno venduto le nostre città alla Chiesa» continua Facciamo Breccia.
L'ingerenza della Chiesa sta tracimando gli argini, è il messaggio finale di alcuni rappresentanti del movimento, da Porpora Marcasciano del Mit agli atei razionalisti dell'Uaar. Una donna sulla cinquantina ha camminato per chilometri silenziosa, al fianco di un'amica. Appesa sulla schiena una lavagnetta di quelle che si usano in cucina per segnare la lista della spesa, con una scritta: «Il Vaticano odia le donne da sempre».
«Il Vaticano odia le donne. Da sempre»
di Laura Eduati
Piero Bernocchi dei Cobas è entusiasta: «L'invadenza del Vaticano spinge sempre più persone al corteo No Vat. La politica? E' naturale che non venga, terrorizzata com'è dall'apparire anti-clericale». Eppure spuntano parlamentari di Rifondazione tra le mitre di cartone "Lesbo pride" e i diavoli col "frocifisso". «Questo corteo è di movimento» commenta Titti De Simone, «meglio lasciare a loro la parola. La Sinistra l'Arcobaleno deve portare come segno distintivo la laicità, altrimenti è inutile». Con lei Elettra Deiana, Vladimir Luxuria e Imma Barbarossa.
Negli ultimi mesi sono aumentati i motivi della protesta anti-Ratzinger: dall'episodio della Sapienza all'attacco contro la 194 fino al rimprovero da parte del Pontefice, notizia di ieri, nei confronti delle politiche che cancellano la differenza tra uomo e donna.
Gay e donne nel mirino, come sempre. Ecco perché immediatamente dopo la testa del corteo sfilano le lesbiche e le femministe insieme. E sono tante le donne che chiedono di non toccare la legge sull'aborto, l'abolizione della legge 40 sulla procreazione assistita e la fine delle violenze in famiglia. Tra loro Lea Melandri, fino a poco tempo fa nel milanese Usciamo dal silenzio, Roberta Corbo di controviolenza.org e Edda Billy della Casa internazionale delle donne di Roma, tra le organizzatrici della marcia contro la violenza maschilista il 24 novembre scorso. Poco più tardi spunta Rossella Praitano, presidente del circolo Mario Mieli.
Preoccupa, poi, la moltiplicazione di aggressioni neofasciste ai danni di studenti di sinistra e omosessuali. «Il Vaticano parla, i fascisti picchiano» continua Poidimani dal sound system, chiedendo l'abolizione del Concordato firmato l'11 febbraio del 1929 proprio con il regime mussoliniano. Per i No Vat fascismo, chiesa, omofobia, oppressione delle donne e neoliberismo costituiscono un muro unico. Così al tradizionale tradizionale slogan di apertura del corteo, autodeterminazione laicità e antifascismo, sono state aggiunte le parole liberazione e cittadinanza.
Ma il No Vat è anche carnevalesco, irridente, iconoclasta. Ragazze col burqa oppure vestite da suora, mascherine di Ruini-vampiro, Ratzinger-diavolo, Binetti-queer. La new entry è Giuliano Ferrara con parrucca, contro la sua moratoria sull'aborto. Una basilica di San Pietro in foggia da deposito di Paperon de' Paperoni campeggia sul sound system, perché presi di mira sono i privilegi economici della Chiesa come l'esenzione dell'Ici. «Ratzinger paga le tasse» urlano ad una suora che si affaccia sbigottita su via Arenula, prima di chiudere violentemente la finestra.
Decine di cartelli irriverenti: "Rianimatevi il cervello", "L'unica Chiesa che illumina è la Chiesa che brucia" "Se la risposta è Dio la domanda è sbagliata". Attacco frontale, senza mediazioni politiche perché la politica ha deluso e allora tanto vale fare lo sberleffo, prendersi la soddisfazione di parlare direttamente col Papa e rinnovare uno slogan femminista degli anni '70: "Il culo è mio e me lo gestisco io".
Il corteo si indigna quando scopre che la scalinata del Campidoglio è transennata e difesa da un manipolo di agenti. «Vergogna, il municipio è un luogo pubblico!» e poi si riparte. Tanto più che, paradossalmente, l'accesso alla chiesa dell'Ara coeli è libera. Un ragazzo trascina un crocifisso di legno con catenelle infilate nella pelle dei gomiti mentre una ragazza gli lancia banconote false da 100 euro. Un coretto di ragazze canta "Il Vaticano brucia oh oh oh" e "Noi odiamo i papa-boys"sulle note di Vamos a la playa.
Corteo variegato: non soltanto gay per mano, lesbiche travestite e trans che chiedono di non essere considerati dei malati da psichiatrizzare in attesa del cambio di sesso, ma anche studenti giovani, giovanissimi, donne di una certa età, famigliole con bambini e persino cristiani evangelici come Alice di Vicenza venuta per difendere la laicità, e persone di nazionalità spagnola, americana, sudamericana e francese, a Roma per i tre giorni di dibattito organizzati al Forte Prenestino sull'omofobia, proprio in occasione del No Vat. «Fuori i preti dalle nostre mutande, dai nostri ospedali, dalle nostre scuole. Hanno venduto le nostre città alla Chiesa» continua Facciamo Breccia.
L'ingerenza della Chiesa sta tracimando gli argini, è il messaggio finale di alcuni rappresentanti del movimento, da Porpora Marcasciano del Mit agli atei razionalisti dell'Uaar. Una donna sulla cinquantina ha camminato per chilometri silenziosa, al fianco di un'amica. Appesa sulla schiena una lavagnetta di quelle che si usano in cucina per segnare la lista della spesa, con una scritta: «Il Vaticano odia le donne da sempre».