l’Unità 16.2.08
La 194, una conquista di civiltà
di Fausto Bertinotti
A Simona Argentieri
e alle altre firmatarie dell’appello
“Caro Walter, Caro Bertinotti, ora basta!”
Care amiche,
la vostra lettera ha accompagnato, di fatto, ieri una mobilitazione di donne che ha suscitato un moto profondo di partecipazione alla denuncia di una violenza perpetrata ai danni di una persona. È stata colpita, con essa, a Napoli la libertà della donna, la sua responsabilità di madre, violato il rispetto per la sofferenza di una donna impegnata in una difficile e legittima scelta. Ma è una temperie culturale quella che preoccupa; l’alimentazione di un fondamentalismo che in nome di un’astratta concezione della vita finisce per ignorare e persino giustificare forme di violenza sulla vita reale, sull’umanità delle donne. Credo si debba concorrere a mettere in discussione, contestare e rifiutare di far vivere ogni fondamentalismo per far prevalere la cultura del dialogo, anche sui temi dell’esistenza e del suo senso, sui grandi interrogativi che investono l’uomo e il suo destino nel mondo contemporaneo e di fronte ai processi di mercificazione e di alienazione che l’attuale globalizzazione dell’economia capitalista generano e riproducono e che le culture patriarcali stratificano.
Ma c’è un compito proprio della politica, un suo statuto alto, proprio in ragione della sua fondazione autonoma e laica, che gli chiede di prendere parte sulle questioni che riguardano il corpo e la nuda vita affinché siano difese e messe a valore, che gli chiede di organizzare la società così da difendere i diritti delle persone, come recita la Costituzione in uno dei suoi articoli più carichi di futuro, l’articolo 3: «(…) È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…) ».
Non mi permetto qui di anticipare il programma della Sinistra Arcobaleno, che verrà presentato tra pochi giorni.
Tutta la nostra comune storia recente non lascia tuttavia adito a dubbi. La partecipazione a tutte le manifestazioni sui diritti civili, le proposte elaborate con questi temi, il contributo nella definizione del programma del governo Prodi e l’azione, purtroppo per alcuni versi sfortunata, per la sua applicazione, tutte le prese di posizione recenti e meno recenti credo consentano di dire che il programma della Sinistra Arcobaleno sarà assai in sintonia con le richieste che provengono dalle istanze delle donne così come le competenze femminili e femministe le hanno messe in luce.
La legge 194 è stata una conquista di civiltà del tempo di un’Italia che si voleva migliore. E’ nostro dovere difenderla e, con essa, la cultura che l’ha originata. Il suo bilancio è assai positivo. Tante donne sono state sottratte all’aborto clandestino, alla sua violenza; il numero degli aborti è stato sensibilmente ridotto. L’esperienza dei Paesi Bassi che ha il minor numero di aborti del mondo (otto su mille), ci dice che si può farlo con l’educazione nelle scuole, con la prevenzione e con l’uso appropriato dei metodi contraccettivi.
Quel che nessuno può insegnarci, perché è compito delle donne e degli uomini di questo paese, sono i nuovi e più alti livelli di civiltà da conquistare in Italia. In particolare proprio in uno scenario, come quello attuale, segnato da imponenti innovazioni tecno-scientifiche, in sé ambivalenti, ed i cui esiti possono ledere la libertà e la responsabilità delle persone, è giusto e imprescindibile che sia la donna a decidere della procreazione e della nascita. Il parere del medico, i consigli a cui attingere, il processo di partecipazione sono certo utili, vanno favoriti, ma l’ultima parola dovrà essere della donna, perché madre e perché attiva portatrice d’umanità.
Con amicizia
La 194, una conquista di civiltà
di Fausto Bertinotti
A Simona Argentieri
e alle altre firmatarie dell’appello
“Caro Walter, Caro Bertinotti, ora basta!”
Care amiche,
la vostra lettera ha accompagnato, di fatto, ieri una mobilitazione di donne che ha suscitato un moto profondo di partecipazione alla denuncia di una violenza perpetrata ai danni di una persona. È stata colpita, con essa, a Napoli la libertà della donna, la sua responsabilità di madre, violato il rispetto per la sofferenza di una donna impegnata in una difficile e legittima scelta. Ma è una temperie culturale quella che preoccupa; l’alimentazione di un fondamentalismo che in nome di un’astratta concezione della vita finisce per ignorare e persino giustificare forme di violenza sulla vita reale, sull’umanità delle donne. Credo si debba concorrere a mettere in discussione, contestare e rifiutare di far vivere ogni fondamentalismo per far prevalere la cultura del dialogo, anche sui temi dell’esistenza e del suo senso, sui grandi interrogativi che investono l’uomo e il suo destino nel mondo contemporaneo e di fronte ai processi di mercificazione e di alienazione che l’attuale globalizzazione dell’economia capitalista generano e riproducono e che le culture patriarcali stratificano.
Ma c’è un compito proprio della politica, un suo statuto alto, proprio in ragione della sua fondazione autonoma e laica, che gli chiede di prendere parte sulle questioni che riguardano il corpo e la nuda vita affinché siano difese e messe a valore, che gli chiede di organizzare la società così da difendere i diritti delle persone, come recita la Costituzione in uno dei suoi articoli più carichi di futuro, l’articolo 3: «(…) È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…) ».
Non mi permetto qui di anticipare il programma della Sinistra Arcobaleno, che verrà presentato tra pochi giorni.
Tutta la nostra comune storia recente non lascia tuttavia adito a dubbi. La partecipazione a tutte le manifestazioni sui diritti civili, le proposte elaborate con questi temi, il contributo nella definizione del programma del governo Prodi e l’azione, purtroppo per alcuni versi sfortunata, per la sua applicazione, tutte le prese di posizione recenti e meno recenti credo consentano di dire che il programma della Sinistra Arcobaleno sarà assai in sintonia con le richieste che provengono dalle istanze delle donne così come le competenze femminili e femministe le hanno messe in luce.
La legge 194 è stata una conquista di civiltà del tempo di un’Italia che si voleva migliore. E’ nostro dovere difenderla e, con essa, la cultura che l’ha originata. Il suo bilancio è assai positivo. Tante donne sono state sottratte all’aborto clandestino, alla sua violenza; il numero degli aborti è stato sensibilmente ridotto. L’esperienza dei Paesi Bassi che ha il minor numero di aborti del mondo (otto su mille), ci dice che si può farlo con l’educazione nelle scuole, con la prevenzione e con l’uso appropriato dei metodi contraccettivi.
Quel che nessuno può insegnarci, perché è compito delle donne e degli uomini di questo paese, sono i nuovi e più alti livelli di civiltà da conquistare in Italia. In particolare proprio in uno scenario, come quello attuale, segnato da imponenti innovazioni tecno-scientifiche, in sé ambivalenti, ed i cui esiti possono ledere la libertà e la responsabilità delle persone, è giusto e imprescindibile che sia la donna a decidere della procreazione e della nascita. Il parere del medico, i consigli a cui attingere, il processo di partecipazione sono certo utili, vanno favoriti, ma l’ultima parola dovrà essere della donna, perché madre e perché attiva portatrice d’umanità.
Con amicizia