lunedì 18 febbraio 2008

L'ALTRA INTOLLERANZA CONTRO MAIANI AL CNR

Il Sole24Ore 18 Gen ‘08

L'ALTRA INTOLLERANZA CONTRO MAIANI AL CNR

di Alessandro Schiesaro
Cominciata male e finita peggio, la vicenda della mancata visita del Papa
alla Sapienza di Roma rischia di produrre effetti nefasti a catena. Non sarà
facile per la Sapienza, e per l'università italiana in generale, risollevarsi
presto dall'ondata di critiche di questi giorni, anche, quelle (non sono poche)
pregiudiziali e tendenziose. Il rischio è ora quello di vistosi passi indietro
nel processo che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe fare di un'università
rinnovata il cuore dello sviluppo del Paese, il vero motore di quell'economia
della conoscenza più invocata a parole che costruita coi fatti.
La situazione di partenza non era incoraggiante. In Italia le università
finiscono sui giornali più che altro per scandali, veri o presunti; giocano
nell'immaginario collettivo un ruolo infinitamente più limitato di quanto non
facciano nei Paesi in cui restano luogo di aggregazione privilegiato, rito di
passaggio fondamentale, vera svolta nella vita dell'individuo e insieme tesoro
nazionale. Soprattutto non sono mai state, e continuano a non essere, al centro
della politica, né per la quantità degli investimenti che attraggono, né per la
qualità delle attenzioni che le vengono dedicate. Continua a mancare una
strategia-Paese di ampio re-, spiro e largamente condivisa, cioè in grado di
svilupparsi per più anni in modo sostanzialmente coerente anche al mutare delle
maggioranze politiche. I governi ereditano piuttosto l'uno dall'altro il vizio
delle erogazioni ad hoc e ad hominem, le prebende ai favoriti di turno slegate
da ogni logica e ogni programmazione. E il divario rispetto ai nostri partners
europei si fa ogni giorno più vistoso.
Tra i non molti segnali positivi degli ultimi tempi il più importante, 'insieme
al varo dell'Agenzia per la valutazione, è stato senza dubbio il metodo adottato
per scegliere il nuovo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche. Per la
prima volta la selezione ha seguito,i canoni della miglior prassi
internazionale. Invece di un manipolo di soliti noti; sono stati presi in
considerazione più di 40 candidati, ma soprattutto il ministro ha rinunciato a
decidere motu proprio, cioè a operare una scelta puramente politica, affidando
piuttosto a un comitato di dieci personalità italiane e straniere di prestigio
indiscusso il compito di individuare una terna di idonei. Fra i tre, tutti
studiosi di altissimo valore, il ministro Mussi ha infine nominato Luciano
Maiani, un fisico di fama mondiale già direttore del Cern a Ginevra e dell'Infn.
Specialmente dopo le polemiche che avevano investito i vertici del Cnr nel
passato recente, sia il metodo seguito sia la scelta del vincitore hanno
raccolto amplissimi consensi in Italia e all'estero, al punto da far prevedere
una pronta e unanime ratifica parlamentare.
Ora anche questa svolta positiva è à rischio. Maiani, che insegna in Sapienza, è
infatti uno dei 67 firmatari della lettera in cui si criticava l'idea di far
tenere al Fapa una lezione magistrale. Lettera al rettore che risale al 21
novembre, ma tardivamente promossa a pretesto per una bufera senza fine, e
adesso sufficiente a far sciogliere come neve al sole le credenziali liberal di
alcuni esponenti politici: in poche ore le critiche per la "censura" al Papa si
sono trasformate nella richiesta di una lista di proscrizione per 167 reprobi, a
cominciare proprio da Maiani. Alcuni gridano addirittura al complotto, tirando
in ballo non solo il ministro Mussi; ma lo stesso metodo del search committee,
il "comitato di esperti” dietro il quale intravedono cabale e "diaboliche
coincidenze".
È davvero molto grave che il semplice fatto di aver espresso in forme legittime
e democratiche un parere su una scelta compiuta dalla propria università venga
ora accampato come pretesto per una vera e propria epurazione preventiva: Ma è
altrettanto chiaro che dietro a queste polemiche pretestuose stanno rialzando il
capo alcune vecchie clientele che non amano né la trasparenza della selezione
internazionale, né la scelta di un presidente autorevole, e indipendente non
solo per carattere e ,cultura, ma anche per il metodo con cui è stato scelto: un
metodo che anziché venir criticato dovrebbe anzi essere promosso, e rapidamente,
a prassi costante dell'amministrazione pubblica magari proprio a partire dai
concorsi universitari. Non esiste infatti altro modo per dar spazio al merito„
convincere studiosi di ogni età e ogni Paese che le possibilità di successo non
sono legate ad oscure alchimie accademiche e politiche ma al valore dei propri studi: Le polemiche sulla ratifica di Maiani tradiscono una nostalgia per lo status quo che traspare anche in alcune proposte di legge sull'università di cuì si dibatte in questi giorni: è uno status quo che ci allontana ogni giorno di più dagli standard internazionali, ma rassicura chi teme di perdere posizione se la competizione si fa aperta e oggettiva. Respingere questi pericolosi segnali di intolleranza contribuirebbe anche. a sostenere il non facile cammino verso un'università più libera e più attenta al merito.